hipster
s. m. o f. e agg. inv. Chi o che si richiama a una moda ormai superata e controcorrente, anche se molto ricercata, come distintivo di un modo di essere anticonformista e individualista.
• la giovanissima età della nuova paranza ci dice chiaramente che c’è voglia e quindi necessità di fondare da zero una nuova generazione mafiosa. Una generazione che è figlia del suo tempo, che porta barbe lunghe da hipster e che comunica su Facebook, che si fa assolvere su Facebook da una platea di «amici» che è lontana dallo stigmatizzare finanche gli omicidi. (Roberto Saviano, Repubblica, 8 settembre 2015, p. 18, Cronaca) • [tit.] Avvisate gli hipster che non sono più di moda [testo] [...] Alla ricerca dello scatto assoluto, gli uomini della piazza si sono dimenticati di guardarsi in giro per scoprire che qualcosa ‒ inevitabilmente ‒ è cambiato e che tra l’altro sono cambiati anche gli hipster, non più certo vestiti come loro. Che invece giravano come anime perse verso un momento di celebrità, a gruppi silenti mentre il mondo ruotava intorno. Cercando di fare tendenza. (Marco Lombardo, Giornale, 16 gennaio 2016, p. 23, Stile) • [Zygmunt] Bauman potrebbe scattarsi un selfie con Kant e Freud come con Bruno Mars e Rihanna; il veggente onnipotente nel suo «Nati liquidi» ha in qualche modo creato la sua pagina Instagram inzeppandola di scatti di attualità: dalla maniacalità del tatuaggio alla moda hipster, dalla chirurgia estetica al bullismo all’Internet-trash fino alla teoria della invisibilità. (Leonardo Jattarelli, Messaggero, 16 aprile 2017, p. 21, Cultura).
- Dall’ingl. hipster ‘persona alla moda’.
- Già attestato nella Stampa Sera del 29 maggio 1967, p. 7 (E. M.).