Vedi HIERAPOLIS dell'anno: 1961 - 1995
HIERAPOLIS (῾Ιεράπολις)
Città della Frigia fondata con ogni probabilità da Eumene II di Pergamo come colonia militare dopo il 190 a. C., anno della battaglia di Magnesia e dell'ampliamento del regno pergameno (a danno di quello seleucide) sino al Tauro.
La città, che batté moneta sin dal II sec. a. C., venne in possesso romano nel 133 a. C. Ebbe vita florida durante l'Impero benché spesso colpita da terremoti (durante i regni di Nerone, di Antonino Pio, di Alessandro Severo). Il periodo più intenso della vita della città fu nel II e nel III sec. d. C., in modo particolare sotto Settimio Severo e Caracalla, quando un cittadino di H., il sofista Antipatro, occupò un ruolo importante nella corte imperiale. Città ancora di notevole importanza nel IV e nel V sec., sede di vescovato, visse una vita sempre più misera finché, distrutta dai Turchi selgiucidi, dai Crociati e dai Mongoli, non fu completamente abbandonata.
Caratteristico della città era il Plutonion o Χαρώνειον, una apertura ricca di acido carbonico, luogo di culto, ricordata ancora nel VI sec. d. C. (Strab., xiii, 4, 14; = C. 629 ss.; Apul., De mundo, 17; Cass. Dio, 68, 27, 3; Ioh. Lyd., De osten., 53). La divinità principale di H. era Apollo ᾿Αρχηγέτης insieme alla Magna Mater, Plutone, Afrodite.
Il cristianesimo (testimoniato sin dal I sec. d. C.: Paol., Coloss., iv, 13) si sviluppò particolarmente in H., che nelle fonti più tarde è ricordata come il luogo dove morì e fu sepolto l'apostolo Filippo.
La popolazione formata in prevalenza da greco-macedoni ed ebrei, con una scarsa colonia romana e frigia, era dedita all'agricoltura, all'artigianato, al commercio, ma soprattutto all'industria della lana, che ricavata dalle greggi della pianura, era depurata con l'acqua che sgorgava dalle sorgenti calde della città, che avevano tra l'altro il potere di fissare il colore.
Numerose iscrizioni ricordano officine di tessitori: probabilmente le lane, lavorate come stoffe e tappeti, erano imbarcate ad Efeso ed esportate, la richiesta era continua ed il commercio florido se in una iscrizione della necropoli un Φλαύϊος Ζεῦξις industriale (ἐργαστής) ricorda i 72 viaggi fatti in Italia passando per il capo Malea: (πλεύσας ὑτὲρ Μαλέαν εἰς ᾿Ιταλίαν πλόας ἑβδομήκοντα δύο: Inschriften von H., n. 51).
H. sorge su un pianoro calcareo formato dal deposito delle sorgenti che sgorgano in quel punto. Queste hanno una temperatura di 35 gradi ed una portata media di circa 40 m3 al secondo; poiché l'acqua, ricca di minerali, lascia non appena sgorgata un deposito calcareo (calcolato di 7200 m3 ogni anno) il pianoro va continuamente allargandosi. Nell'antichità l'acqua, che attraversava la città, era regolata ed utilizzata per le industrie e l'irrigazione (la città era ricca di giardini), attualmente si disperde in numerosi canali invadendo e colmando con strati alternati di fango e di calcare le rovine degli edifici antichi (in qualche punto per 4-5 m di altezza) per poi ricadere a valle formando una serie di conche di calcare bianchissimo.
Visitata al principio dell'800 da numerosi viaggiatori che ne descrissero i monumenti, H. è stata oggetto di studio da parte di una missione tedesca nel 1887. Gli scavi iniziati da una missione italiana nel 1957 sono in via di proseguimento.
Attualmente non è possibile chiarire la topografia urbanistica di H. che presenta un reticolato di tipo ippodameo articolato intorno ad una larga via che attraversa la città da S-S-E a N-N-O. La parte ad O della strada (che anche nell'antichità doveva essere pianeggiante) precipita con un brusco dislivello sulla valle ed è attualmente ricoperta da incrostazioni calcaree (anticamente doveva essere in gran parte occupata da edifici pubblici); quella ad E che risale verso le colline, ed è libera da concrezioni calcaree, era occupata dal teatro e forse da quartieri di abitazione.
Gli avanzi della città presentano costruzioni di tipo omogeneo (ottenute con grandi pietre calcaree squadrate); i più antichi sembrerebbero risalire all'età di Antonino Pio (solo i resti di un primo teatro, poi abbandonato, possono essere attribuiti forse al I sec. d. C.): nulla rimane delle costruzioni ellenistiche. Alla metà circa dell sec. risalgono le terme che presentano un grande calidarium orientato verso O e circondato da ambienti minori. Sul retro del calidarium una sala oblunga poteva essere occupata dal tepidarium (sui due lati del quale erano probabilmente due frigidaria). Una grande sala rettangolare poteva essere adibita a basilica thermarum, e dava accesso ai frigidaria. Sulla basilica si apriva una palestra decorata da due esedre laterali che presentano in facciata pilastri quadrangolari di marmo.
Le terme, nelle quali è notevole l'uso di vòlte a botte, sono costruite in calcare locale, le pareti alleggerite da nicchie dovevano essere decorate da lastre marmoree.
La pianta, caratteristica degli edifici termali dell'Asia Minore, trova confronti molto vicini in edifici di Mileto e di Afrodisiade.
A N delle terme rimangono gli avanzi di un edificio, peraltro non identificato, che poteva essere in rapporto con esse poiché presenta analoghi caratteri costruttivi.
Al periodo antoniniano risale, con ogni probabilità, l'impianto generale del teatro, le gradinate del quale (di marmo nella parte centrale), sono divise da un diazoma e, normalmente ad esso, in 7 settori. Alle gradinate si accedeva anche per mezzo di due rampe coperte da vòlte a botte che partivano dalle strade che bordavano l'edificio. L'orchestra, circolare, è attualmente coperta dai rottami della scena che presentava una decorazione marmorea. Notevoli alcuni rilievi scolpiti, di tema dionisiaco, di cui si ignora la precisa collocazione originaria. Le diversità stilistiche tra alcuni elementi decorativi farebbero pensare a varie fasi costruttive o a rifacimenti dell'edificio, come comprova una iscrizione incisa su alcuni elementi decorativi della scena stessa.
Alla seconda metà del II sec. risale con ogni probabilità un ninfeo, inglobato nella porta bizantina N della città, che presenta una ricca decorazione marmorea.
Forse alla fine del II o al principio del III sec. deve essere datato un edificio (probabilmente una basilica) decorata da semicolonne ovali e da capitelli figurati di tipo afrodisieo. Alla fine del II o al principio del III sec. risale la porta N della città, caratterizzata da tre archi fiancheggiati da torrioni circolari, che presenta una dedica bilingue (in latino ed in greco) ad un imperatore, secondo le opinioni più attendibili, Commodo o Caracalla. Fuori la porta romana, già in zona cimiteriale, sorge una grande costruzione (in origine con copertura lignea) che presenta un muro pieno sul fondo e tre grandi vòlte a botte allineate in facciata. Non si conosce l'esatta destinazione dell'edificio (terme, basilica) che può essere datato nel III secolo. Forse al principio del VI sec. l'edificio fu trasformato in chiesa cristiana a tre navate, e rimaneggiato ancora in un secondo momento. Al IV sec. risale la costruzione ottenuta riadoperando materiali più antichi di un ninfeo a pianta quadrangolare al centro della città. In un momento imprecisato del IV sec. furono costruite, adoperando materiali più antichi, le mura della città, che restrinsero l'area originale di Hierapolis. Caratteristica di esse la porta N, fiancheggiata da grandi bastioni, adorna del monogramma cristiano, che ricorda quella di Afrodisiade.
Le mura che circondano H. su tre lati non compaiono sul lato occidentale (tranne che nel punto di accesso) difeso dallo strapiombo del costone. Durante il IV e il V sec. H. si arricchì di numerose chiese cristiane, che si installarono in edifici più antichi (basilica N) o furono costruite ex novo. Una chiesa a tre navate sorge a destra della via principale tra la porta bizantina e il ninfeo del IV secolo.
Sulla collina ad E della città, fuori il perimetro delle mura, fu costruito, forse al principio del V sec., un grande edificio ottagonale, probabilmente un martyrion (è stato identificato come quello dell'apostolo Filippo), coperto in origine da una cupola lignea, che presenta numerosi simboli cristiani i quali ornano i pilastri perimetrali.
La chiesa più imponente della città, probabilmente la cattedrale, sorge al centro di essa; è una basilica a tre navate, con abside. All'interno dell'edificio si alternano pilastri più sottili con altri più massicci che indicano come ad una campata della navata centrale ne corrispondevano due delle navate laterali. Probabilmente la chiesa, costruita in età giustinianea (una iscrizione murata in uno dei pilastri afferma che essa venne edificata al tempo di un arcivescovo e patriarca Gennaios ad opera del prete Kyriakos e delle sue figlie Ioanna e Kiriake), che presenta caratteristiche architettoniche analoghe a quelle di S. Giovanni ad Efeso, aveva la navata centrale coperta da una vòlta a vela.
Gli allineamenti di colonne che compaiono spesso nell'area della città non permettono di comprendere a quali edifici fossero dedicati. Nella maggior parte dei casi si tratta di angoli di muri o stipiti di porte di edifici che costruiti di terra battuta, presentavano le parti portanti o maggiormente esposte di materiale solido. Non è stato identificato nella città alcun tempio; probabilmente quello dedicato alla divinità principale era al centro della città (a destra guardando il ninfeo del IV sec.) dove si intravede un podio di notevoli dimensioni, e dove deve essere localizzato il Charòneion.
Un grande ponte, attualmente crollato, permetteva alla via che conduceva da S alla città di attraversare un fiume che in quel punto taglia profondamente il pianoro.
Caratteristiche di H. sono le necropoli, che circondano la città su tutti i lati e si addensano in particolare ai lati della via N. Gli edifici (centinaia) sono costruiti di pietra calcarea con blocchi di grandi dimensioni. Essi presentano forme molto diverse che possono essere ricondotte ad alcuni schemi principali. Un edificio quadrangolare, costruito con blocchi monolitici, con letti funerarî all'interno, coperto da un tetto piano o a due spioventi. Un edificio coperto da vòlta a botte, con letti funerarî all'interno, a volte aperto in facciata. Un tumulo circolare che presenta all'interno una o due camere funerarie, coperte a vòlta, cui si accede mediante un dròmos. Tombe quadrangolari scavate nel terreno e coperte con lastre aggettanti poste sugli angoli. Panchine, alti dadi ed esedre che sostengono, a volte, sarcofagi monolitici (altri sarcofagi sono disposti sul tetto di alcuni sepolcri, o semplicemente collocati in terra). Come segnacoli di tombe sono usati falli o leoni di calcare.
Numerosi i frammenti di sarcofagi di marmo di tipo asiatico, a colonne, festoni, con coperchi sui quali compaiono le figure sdraiate dei defunti.
Bibl.: L. de Laborde, Voyage de l'Asie Mineure, Parigi 1838, p. 81 ss.; Ch. Texier, Description de l'Asie Mineure, I, Parigi 1839, p. 35 ss.; C. Humann, C. Cichorius, W. Judeich, F. Winter, Altertümer von Hierapolis (Jahrbuch Ergänzungsheft, IV), Berlino 1898; W. H. Ramsay, Les trois villes phrygiennes Brouzos, Hiérapolis et Otrous, Bull Corr. Hell., VI, 1882, p. 503 ss.; id., The Cities and Bishoprics of Phrygia, I, Oxford 1895, p. 84 ss.; Fr. G. v. Papen, Die Spiele von Hierapolis, in Zeitschrift für Numismatik, XXVI, 1907, p. 161 ss.; L. Weber, Apollo Pythoktonos im phrygischen Hierapolis, in Phylologus, LXIX, 1910, p. 188 ss.; D. Krencker, Die Trierer Kaiserhermen, Augusta 1929, p. 288 ss.; W. H. Buckler, Aphrodite Urania in Hierapolis in Phrygia, in Journ. Hell. Studies, LVI, 1936, p. 237 ss.; A. M. Mansel, Biblyografya, Ankara 1948, p. 195 s.; D. M. Magie, Roman Rule in Asia Minor, Princeton 1950, passim; P. Verzone, Le chiese di Hierapolis in Asia Minore, in Cahiers Archéologiques, VIII, 1956, p. 37 ss.; D. Levi, in Annuario Atene, XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 395 ss.
(A. Giuliano)
Iconografia. - La personificazione divinizzata della omonima celebre città della Frigia appare figurata, in un raro tipo monetale di età post-traianea, nella tradizionale iconografia della testa femminile turrita, senza attributi particolari. Ad essa, poi, è riferito il titolo di πότνια Νυμϕῶν che si legge in una iscrizione da H., e che forse è da porre in relazione con l'essere la città particolarmente famosa per le sue sorgenti di acque calde.
Bibl.: W. H. Drexler, in Roscher, I, 2, c. 2656; T. E. Mionnet, Description de Médailles antiques grecques et romaines, Suppl. VII, Parigi 1831, p. 568, n. 371; C. Human, C. Cichorius, W. Judeich, F. Winter, Alterümer von Hierapolis (Jahrbuch, Ergänzungsheft), IV), Berlino 1898, pp. 45, 68 e passim; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 19112, pp. 675-67; C. I. G., 3909 = W. Judeich, in Altertümer von H., p. 63, n. 1.
(G. Scichilone)