MÜLLER, Herta
Scrittrice tedesca, nata a Niţchidorf (Romania) il 17 agosto 1953. Figlia di tedeschi residenti nella regione del Banato, narrò nei suoi romanzi le vicende delle popolazioni di minoranza sassone abitanti in Romania costrette all’esilio dal regime comunista di Nicolae Ceauşescu (1918-89). Scrittrice essenziale, dalla prosa asciutta e dai dialoghi scarni, membro dell’Accademia tedesca di letteratura e poesia dal 1995, ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti fino ad aggiudicarsi, nel 2009, il premio Nobel per la letteratura perché «con la concentrazione della sua poesia e la franchezza della sua prosa ha saputo descrivere il paesaggio dei diseredati».
Dopo gli studi all’Univerisità di Timişoara, nel 1976 entrò come traduttrice di lingua tedesca in un’industria ingegneristica, venendo licenziata tre anni dopo per mancata collaborazione con la Securitate, i servizi segreti del regime. Insegnante di tedesco e maestra d’infanzia per sopravvivere, iniziò a scrivere denunciando l’oppressione della dittatura. L’esordio letterario avvenne con Niederungen (1982), raccolta di racconti pubblicata con censura in Romania e in versione integrale in Germania (1984; trad. it. Bassure, 1987). Perseguitata dal regime, nel 1987 si trasferì con il marito, lo scrittore Richard Wagner, a Berlino dove tuttora risiede.
Dopo la fuga in Germania, M. poté dedicarsi con maggiore libertà alla scrittura. Tutto il suo impegno fu quindi profuso a raccontare gli orrori della dittatura, l’atroce sensazione di vivere costantemente spiati e senza libertà di espressione, la paura di muoversi, di parlare, di confidarsi. Nei suoi racconti, oltre all’arretratezza della società romena, uno sguardo particolare è rivolto alla condizione femminile, alla vita in fabbrica, al capillare controllo dei dissidenti. Tutti temi che tornano nell’intera sua produzione costellata di ricordi amari, di paure inconsce, di un passato pesante (suo padre prestò servizio nelle SS), ma anche di un forte spirito di ribellione e di rinascita. Ricordiamo in particolare Reisende auf einem Bein (1989; trad. it. In viaggio su una gamba sola, 1992), in cui narra del doloroso passaggio dal regime di Ceauşescu all’esilio volontario in Germania; Herztier (1994; trad. it. Il paese delle prugne verdi, 2008), suo maggior successo e da molti considerato il suo capolavoro; In der Falle (1996; trad. it. In trappola, 2010), tre saggi sull’essenza del regime e delle dittature in generale; Heute wär ich mir lieber nicht begegnet (1997; trad. it. Oggi avrei preferito non incontrarmi, 2011), ennesima storia di persecuzione, fuga ed esilio; e Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne (1999; trad. it. Lo sguardo estraneo, 2009), dove lo sguardo è quello di chi spia, controlla, scheda, etichetta.
Sempre fedele alle tematiche a lei care, quasi la scrittura fosse l’unico modo per ricomporre la propria identità,
M. ha proseguito nel 21° sec. il proprio percorso artistico con la raccolta di poesie Im Haarknoten wohnt eine Dame (2000), il romanzo breve Heimat ist das, was gesprochenwird (2001), i saggi Der König verneigt sich und tötet (2003; tradotti in italiano in due volumi Il re s’inchina e uccide, 2011, e Il fiore rosso e il bastone, 2012), il suo primo libro in romeno Este sau nu este Ion (2005; trad. it. Essere o non essere Ion, 2012). Degli ultimi anni ricordiamo, in particolare, Atemschaukel (2009; trad. it. L’altalena del respiro, 2010), straziante racconto di un deportato in un gulag russo, narrato a quattro mani, sulla tragica esperienza dell’amico poeta Oskar Pastior (1927-2006) e fortemente sentito dall’autrice poiché la madre era stata deportata in un campo di lavoro sovietico; Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht (2009; trad. it. Cristina e il suo doppio, 2010), in cui M. si racconta attraverso il suo doppio: ‘Cristina’ era il nome in codice assegnatole dalla Securitate; Immer derselbe Schnee und immer derselbe Onkel (2011; trad. it. La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso, 2012), saggi sulla violenza che i totalitarismi del Novecento hanno prodotto; Vater telefoniert mit den Fliegen (2012), poetico collage di versi.
Cronista della quotidianità della dittatura e delle scelte obbligate alle quali essa costringe, M. ha dichiarato al ritiro del Nobel: «Penso che la letteratura nasca sempre da un vulnus, da una ferita, ed esiste una letteratura nella quale l’autore non sceglie il soggetto, ma questo gli viene imposto dalla vita. Non sono la sola».
Bibliografia: Die erfundene Wahrnehmung: Annäherung anHerta Müller, hrsg. N.O. Eke, Paderborn 1991; G. Predoiu, Faszination und Provokation bei Herta Müller: eine thematische und motivische Auseinandersetzung, Frankfurt a.M. 2001; P. Bozzi, Der fremde Blick: zum Werk Herta Müllers, Würzburg 2005; G. Lepre, Herta Müller: un incontro italiano, Roma 2009; W. Beutin, Preisgekrönte: zwölf Autoren und Autorinnen von Paul Heyse bis Herta Müller. Ausgewählte Werke, sprachkritschuntersucht, Frankfurt a.M. 2012.