Vedi HERMOGENES. - 2 dell'anno: 1961 - 1995
HERMOGENES, 2° (v. vol. IV p. 12)
L'architettura di H. si basa sugli ultimi sviluppi delle teorie di Pytheos (v.), ma rappresenta anche una vera e propria cesura con il passato. Gli importanti centri religiosi che gli furono commissionati nelle opulente città di Magnesia e Teos ci danno l'immagine di un architetto «borghese» che riscosse grandi successi e lasciò un'impronta significativa nell'architettura dei suoi tempi. Ebbe probabilmente molti allievi e imitatori.
Lo pseudodiptero, che Vitruvio gli attribuisce come creazione originale (III, 3, 6), divenne una delle forme architettoniche più diffuse, soprattutto in Asia Minore, come mostrano lo Sminthèion nella Troade, del 150 a.C. (sono in corso nuovi scavi archeologici e ricerche), il Tempio di Apollo ad Alabanda, del 150 a.C., che secondo Vitruvio (III, 3,6) fu eretto da Menesthes (scavato nel 1904), il Te mpio di Ecate a Lagina, del I sec. a.C. circa, il Tempio di Augusto ad Ankara e il tempio di Aizanoi del II sec. d.C.
Molto importante fu l'influsso che l'architettura di H. esercitò sul mondo romano. Stando alle molteplici menzioni da parte di Vitruvio (III, 3, 6 e 8; IV, 3, 1; VII, praef. 12), H. è da considerare una delle massime personalitá dell'architettura antica, paragonabile ai grandi nomi dell'epoca classica. Sul Tempio di Artemide a Magnesia, intorno al quale si sono concentrati recentemente scavi e ricerche, egli avrebbe scritto un trattato. Il Tempio di Dioniso a Teos era noto finora soprattutto sulla base delle riproduzioni dei «Dilettanti» (R. P. Pullan, W. W. Lloyd, in Antiquities of Ionia, IV, Londra 1881); ora è stato possibile a Mustafa Uz stabilirne le esatte misure; nuove indagini hanno rivelato inoltre che nel complesso l'edificio è da considerare ellenistico, sebbene abbia subìto cospicui interventi di restauro in età imperiale. Per quanto riguarda l'importanza di H. e della sua teoria architettonica, bisogna dire che le errate ricostruzioni dei grandi altari di Magnesia e Priene da parte di Armin von Gerkan e la conseguente datazione bassa di H. alla fine del II sec. a.C. hanno provocato risultati contraddittori.
Tuttavia, in occasione di un «Colloquio su Hermogenes», svoltosi nell'ambito del Congresso Internazionale di Archeologia Classica a Berlino nel 1988, sono emerse opinioni concordi su alcune questioni specifiche: in particolare, il periodo dell'attività di H. è stato fissato tra l'ultimo quarto del III e l'inizio del II sec. a.C.; la ricostruzione dei templi di Magnesia e di Teos è stata posta in relazione a eventi di carattere religioso, testimoniati dall'epigrafia, e all'allestimento di giochi (come avevano già proposto O. Kern e altri).
Molti indizi fanno concludere che H. non aveva progettato e costruito a Magnesia soltanto il tempio, bensì l'intero complesso architettonico del Santuario di Artemide, compresa l'adiacente agorà, secondo un piano unitario realizzato ex novo. Alcuni attribuiscono al 200 a.C. circa o poco più tardi, i portici dell'agorà e del Tempio di Zeus, le cui ante recano testimonianze epigrafiche, mentre da altri è stato osservato che le proporzioni dei colonnati del pròpylon e del Tempio di Zeus rispondono alle norme dell'èustylos di Hermogenes. Le caratteristiche stilistiche di questo architetto sono riscontrabili anche nell'altare del Tempio di Artemide, dopo la sua ricostruzione.
Tutto questo porta a concludere che H. sarebbe responsabile dell'impianto urbanistico di Magnesia, ove la posizione obliqua del Tempio di Artemide sarebbe dovuta all'orientamento di una costruzione precedente; per la prima volta i quattro lati dell'agorà si presentano chiusi da un portico continuo.
Sembra dunque che, similmente a quanto era successo a Pytheos più di tre generazioni prima, H. fosse stato investito di un importante impegno di ristrutturazione urbanistica in connessione alla progettazione di un prestigioso santuario. Le sue soluzioni architettoniche, per quanto concerne sia la rappresentanza che la funzionalità, sono in linea con l'evoluta tradizione ellenistica. I peristili circondati da porticati, quali quelli del témenos e dell'agorà, rivelano una spiccata sensibilità per і problemi spaziali; è inoltre evidente la preoccupazione di orientare tempio, altare e pròpylon secondo un asse comune. Non è quindi da escludere che tali elementi urbanistici, che sarebbero divenuti dominanti nell'ambito dell'organizzazione spaziale romana, siano in sostanza frutto dell'operato di H., anche se ciò resta solo un'ipotesi.
La teoria architettonica tramandata da Vitruvio e concernente la forma dei templi e l'ordine ionico è purtroppo ricostruibile solo con riserve. Al fine di individuare l'autentica concezione formale di H. è quindi necessario istituire un confronto tra le indicazioni di Vitruvio e i dati archeologici.
Innanzitutto va sottolineato che il rapporto proporzionale di 1:2¼ tra diametro inferiore della colonna e intercolumnio, tanto apprezzato da Vitruvio, coincide con il rapporto 4:9, noto già in epoca più antica. Abbiamo probabilmente a che fare con una trascrizione di Vitruvio, il quale, nel suo elenco delle relazioni proporzionali, volle definire uniformemente come 1 il valore del diametro inferiore delle colonne. Non è quindi lecito aggiungere a quelli più antichi il rapporto proporzionale dell'èustylos riportato da Vitruvio, quale ideazione di Hermógenes. Similmente il piknòstylos di 1:1½ è probabilmente da considerare versione vitruviana dell'originario rapporto 2:3. Ci si chiede, tra l'altro, perché Vitruvio non abbia incluso nella sua lista anche la proporzione 4:7 oppure 1:1¾, concepita da Pytheos per il famoso Tempio di Atena a Priene. Il suo impiego è attestato in epoca ellenistica e anche H. lo adottò per il grandioso Santuario di Artemide. Probabilmente Vitruvio lo escluse per non appesantire il suo elenco.
I valori sono quindi riassumibili nel modo seguente:
FIGURA ALLEGATA
Le colonne ben distanziate tra loro, quali sono previste dall'èustylos ionico e dalla teoria delle «belle colonne», sono tuttavia una caratteristica della prima architettura arcaica. Intorno alla metà del VI sec. a.C., in una fase ancora sperimentale, viene collaudata la pietra da costruzione e la distanza tra le colonne conserva, per quanto è possibile, il ricordo del materiale usato in precedenza, il legno.
Secondo le ricerche di G. Gruben il rapporto tra diametro inferiore e intercolumnio è già definito in numeri interi in queste prime costruzioni. Nell'Artemision arcaico di Efeso, il rapporto proporzionale è di 3:7, così come nell'edificio meridionale I di Samo; nel piu antico Didymàion, esso è di 5:11. Il valore 4:9 puà essere considerato intermedio tra le due proporzioni succitate e la differenza, in relazione al diametro inferiore, non supera il 2%. Si può supporre che, con le sue colonne ben distanziate, H. si sia voluto avvicinare alle norme proporzionali della più antica architettura greca. Questo discorso vale anche per lo pseudodiptero. In realtà, lo pseudodiptero, schema che H. avrebbe inaugurato con il grande Tempio di Artemide a Magnesia, non è, contrariamente alle affermazioni di Vitruvio, una sua ideazione. Se pur consideriamo il tempio antico ellenistico di Messa a Lesbo (Pfrommer, 1986) come caso a parte, è comunque evidente che questo schema architettonico palesa legami con precedenti arcaici. Il grandioso tempio G di Selinunte è uno pseudodiptero, ossia un diptero nel quale è assente il colonnato interno; come nella teoria di H., la distanza tra cella e peristilio non soltanto è notevole, ma corrisponde esattamente al doppio dell'interasse, cosicché esso potrebbe teoricamente definirsi diptero.
L'adozione di tale schema da parte di H. per la realizzazione del Tempio di Artemide a Magnesia, è in armonia con i principi dell'èustylos, che tende ad accentuare le dimensioni di larghezza e di profondità nella suddivisione spaziale, e rivela pertanto un consapevole arcaismo.
Volendo ora individuare i singoli elementi architettonici peculiari dello stile di H., ci si rende conto che la base attica in Ionia non può costituire un criterio decisivo. Agli inizi dell'epoca ellenistica si disponeva di un ricco repertorio formale e le varianti assumono dunque grande rilievo. Già nel secolo scorso gli ordini dei templi tradizionalmente attribuiti a H. sono stati studiati nelle loro caratteristiche. Un tratto tipico può essere riconosciuto nel fregio sovrastante una cornice a dentelli, soluzione che sconvolge le norme dell'architettura greca secondo cui può esservi solo o una cornice a dentelli o un fregio, poiché entrambi gli elementi derivano dalle originarie travi lignee orizzontali. Caratteristiche degli edifici di questo architetto sono inoltre il timpano dagli spioventi molto inclinati e la pronunciata èntasis delle colonne. I rapporti strutturali all'interno dell'organismo architettonico non potevano certo essere ignoti a H. e la rievocazione di antiche norme fu in lui senz'altro dettata da una precisa volontà. Contrariamente a Pytheos, egli attribuisce un ruolo determinante ai fregi scultorei. Le figure umane scolpite corredano organicamente l'architettura dei suoi edifici anche se è stato spesso sottolineato che tali sculture, come pure numerosi dettagli architettonici, rivelano una esecuzione di qualità inferiore. D'altronde è fuor di dubbio che all'epoca fosse in voga un'architettura d'effetto, nella quale erano fondamentali i contrasti di luci e ombre, e perciò il lavoro del trapano veloce era predominante sull'accurata politura delle superfici. Questa architettura, «attiva» in modo del tutto nuovo, perviene a esiti di notevole ricchezza creativa, quali la comparsa del fregio insieme alla cornice a dentelli, il ritorno dell'architrave alto e pesante, caro a H. ma già tipico della più antica architettura litica, e infine, caratteristica non meno arcaica, l'accentuato rigonfiamento delle colonne; non è dunque un caso che le costruzioni hermogeniane a colonne notevolmente distanziate e con pesanti architravi richiamino il Tempio di Apollo a Corinto, l'Heràion di Olimpia e il tempio G di Selinunte.
In realtà H. fu l'artefice non tanto di forme architettoniche e norme proporzionali nuove, quanto di uno stile che intende ricollegarsi alle fasi iniziali dell'architettura greca litica. Il suo arcaismo non consiste in una mera esecuzione di copie о nella ricostruzione di edifici antichi, quanto piuttosto nella riproduzione dell'effetto e dell'apparenza dei suoi modelli. Nel campo dell'arte greca è questo il primo esempio di un'architettura che guarda al passato, assumendone e perfezionandone la teoria.
L'arcaismo di H. si poneva in chiaro contrasto con le altre correnti dell'epoca. L'architettura pergamena, p.es., assunse alcuni specifici tratti della sua teoria, ma non l'intero modo espressivo arcaicizzante mantenendo inalterate la leggerezza e la grazia che le erano proprie anche quando nel 150 a.C., con Attalo II, l'ormai affermato eustylos trovò applicazione in edifici dorici, quali la Stoà di Attalo ad Atene e il Tempio di Hera a Pergamo; in entrambe le costruzioni il rapporto proporzionale 4:9 tra diametro inferiore delle colonne e intercolumnio, proprio delle «belle colonne» di H., fu rispettato al centimetro.
Bibl.: W. Hahland, Der Fries des Dionysostempels in Teos, in ÖJh, XXXVI-XXXVII, 1950, p. 66 ss.; H. Riemann, Vitruv und der griechische Tempel, in AA, 1952, p. 36 ss.; W. Hoepfner, Zum ionischen Kapitell bei Hermogenes und Vitruv, in AM, LXXXIII, 1968, p. 213 ss.; P. Gros, Le dossier vitruvien d'Hermogenes, in MEFRA, XC, 1978, pp. 678-703; B. Wesenberg, Beiträge zur Rekonstruktion des griechischen Architektur nach literarischen Quellen (AM, Suppl. 9), Berlino 1983; M. Pfrommer, Bemerkungen zum Tempel von Messa auf Lesbos, in IstMitt, XXXVI, 1986, pp. 77-94; W. Hoepfner, E. L. Schwander (ed.), Hermogenes und die hochhelknistische Architektur, Internationales Kolloquium im Rahmen des XIII. Internationalen Kongresses für klassische Archäologie, Berlin 1988, Magonza 1990; S. F. Ramallo Asensio, Un santuario de época tardorepublicana en la Encarnación, Careveca, Murcìa, in Cuadernos de Arquitectura Romana, I, 1992, pp. 39-65.
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