GORTER, Herman
Poeta olandese, nato a Wormerveer presso Amsterdam il 26 novembre 1864, morto a Bruxelles il 15 settembre 1927. Il G., partecipe del rinnovamento letterario che faceva capo alla rivista De Nieuwe Gids intorno al 1880, divenne d'un tratto celebre con il poema Mei (Maggio, 1889), in cui, malgrado qualche lontana influenza dell'Endymion di J. Keats, si dispiega la più spontanea originalità: egli vi canta con libera tecnica poetica l'ingenua gioia dei sensi in mezzo alla natura olandese - gioia velata di malinconia dall'idea che ogni bellezza terrena è caduca e che la sua essenza rimane sempre ineffabile. Il G. in seguito ha tentato la poesia pura, dove la materia poetica non si svolge secondo il senso logico delle parole, ma è significata dal loro colore e dalla loro musica: Verzen (Versi, 1891). Ma egli dovette riconoscere l'impossibilità di realizzarla; e dopo uno studio intenso di Spinoza e di Dante, tentò la lirica filosofica: De School der Poëzie (La scuola della poesia, 1897), che presto si colorì di marxismo, a cui si ispirò nelle sue raccolte poetiche, come in Een klein Heldendicht (Una piccola epopea, 1906) e Pan (1912, rielaborato nel 1916), senza poter più raggiungere la potenza poetica di Mei.
Suo fratello Arnold Mare, nato presso Almelo nel 1866, pittore, è tra i migliori paesisti della scuola del 1880-90: tra i suoi allievi è la regina Guglielmina d'Olanda.
Bibl.: G. Prampolini, La letteratura olandese e fiamminga 1880-1924, Roma 1927.