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SIENKIEWICZ, Henryk

di Maryla Falk - Enciclopedia Italiana (1936)
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SIENKIEWICZ, Henryk

Maryla Falk

Scrittore polacco, nato il 5 maggio 1846 a Wola Okrzejska presso Maciejowice, morto a Vevey il 15 novembre 1916. Trascorsa l'infanzia in campagna, si trasferì nel 1858 a Varsavia, per frequentarvi il ginnasio (1858-1866) e la facoltà storico-filologica della "Scuola Superiore Centrale" (Szkoła Główna) fino al 1870. Collaborò poi a diverse riviste e giornali, e nel 1876 si recò in California, dove visse due anni dedito soprattutto alla caccia e al lavoro letterario (Listy z podróży "Lettere dal viaggio" 1876-78; Szkice we???głem "Schizzi al carbone", 1877). Viaggiatore appassionato restò S. anche dopo il ritorno a Varsavia: visitò ripetutamente l'Italia (Venezia, Roma, ecc.), nel 1889 si spinse fino in Spagna, Grecia e Turchia, e nel 1891 intraprese anche un viaggio in Africa (Listy z Afryki "Lettere dall'Africa", 1892). Nell'agosto del 1914 emigrò in Svizzera, organizzandovi, con Paderewski ed altri, il comitato di soccorso per i combattenti polacchi.

La sua prima opera di novelliere, pur informandosi al programma sociale dell'indirizzo positivistico (Humoreski z teki Worszyłłi "Umoresche dalla cartella di W.", 1872-73), è già pervasa da motivi del problema nazionale e da una forte nota sentimentale; il giovane S. si allontana dalle tendenze prefisse ed è risospinto verso le avite tradizioni nobiliari e la patria atmosfera dei campi (Stary Sługa "Il vecchio servitore", 1875; Hania, 1876). Durante il viaggio in America, il contatto col paesaggio vergine e la nostalgia della patria dànno nuovo alimento a queste disposizioni e fanno maturare in S. ideologie più vaste e visioni più sintetiche: frutto ne sarà, fra l'altro, la magistrale novella Latarnik (Il guardiano del faro, 1880), nella quale si fondono i due motivi: la solitudine in mezzo all'immensa vita dell'oceano e il vittorioso richiamo della patria, giunto sulle tenui pagine di un libro.

Mentre in una seconda serie di novelle (Z pamiętnika poznańskiego nauczyciela "Dal giornale di un istitutore di Poznań", 1879; Bartek zwycięzca "Bartek il vincitore", 1882, ecc.) i suoi orientamenti sociali si colorano sempre più del postulato patriottico, già il suo interesse storico si concentra nella tendenza a risuscitare le idealità forti e concrete e l'atmosfera eroica del passato polacco. Negli ampî quadri epici della Trilogia, che ritraggono le lotte contro nemici esterni e interni sostenute nel sec. XVII dall'idea nazionale polacca, egli ne riafferma il diritto alla vita. La Polonia insanguinata dalla rivolta dei Cosacchi e salva per l'eroico sacrificio dei difensori di Zbaraż è protagonista del primo romanzo della trilogia, Ogniem i mieczem (Col fuoco e col ferro, 1884); nel secondo, Potop (Il diluvio, 1886), essa quasi soggiace sotto i colpi dell'invasore svedese e del tradimento dei magnati, ma si risolleva con la miracolosa difesa del santuario di Częstochowa, per vincere infine sotto le insegne della fede; nell'ultimo romanzo, Pan Wołodyjowski, l'olocausto del piccolo cavaliere preannuncia una nuova alba di gloria. La vicenda romanzesca è quasi sempre lineare; costruita con mezzi semplici e motivi spesso ripetuti, ma si risolve in situazioni sempre nuove attraverso una serie di figure inconfondibilmente caratteristiche, e acquista valore tipico, rappresentativo, attraverso i vincoli che la legano ai destini della collettività. E fu in questo campo congenito al suo talento squisitamente narrativo, all'indole prevalentemente pittorica della sua immaginazione, che l'arte di S. si attuò pienamente.

Tornando ai problemi della vita contemporanea, S. tentò di rispecchiare in un romanzo psicologico (Bez dogmatu "Senza dogma", 1891) l'esistenza fatalmente frustrata di un'individualità tipica "fin de siècle", in cui l'autoanalisi ha corroso le idealità tradizionali e i moventi elementari dell'agire; in Rodzina Połanieckich (La famiglia P., 1893-94) additò nel lavoro produttivo, nel ritorno ai campi, le vie della futura rinascita. La ricerca della grande idea rigeneratrice, delle sorgenti dell'eroismo collettivo, lo riporta sul terreno storico nel romanzo Quo Vadis? (1894-96), dove, contrapponendo la forza tutta spirituale del cristianesimo nascente all'intima degenerazione della tarda antichità pagana, introduce nell'esile figura della protagonista la rappresentante della futura Polonia. L'ultima grande epopea Krzyżacy (I cavalieri della croce, 1897-1900), fonde, nella visione dell'adolescente Polonia cristiana insidiata dall'ordine teutonico, l'eroismo cavalleresco della Trilogia con l'eroismo spirituale di Quo Vadis?

Negli ultimi romanzi storici (Na polu chwaly "Sul campo della gloria" 1907; Wiry "Gorghi", 1910; Legjony, 1918) è sensibile l'esaurimento dell'ispirazione creatrice di S., che ancora una volta ritrova la sua vena narrativa nel delizioso racconto W pustyni i puszczy (Nel deserto e nella foresta, 1911), dove sullo sfondo di una natura esotica sono tracciate le fantastiche avventure di due bambini.

Bibl.: St. Tarnowski, H. S., Cracovia 1897; K. Wojciechowski, H. S., 3ª ed., Leopoli 1925; H. S., obraz twórczoèci (H. S., aspetto dell'opera), raccolta di articoli a cura di K. Czachowski, Varsavia 1914; M. Gardner, The Patriot Novelist of Poland, H. S., Londra 1926; J. Kleiner, Artyzm S.-a., in Sztychy (Incisioni), Leopoli 1925; G. Maver, La trilogia di E. S., in Riv. lett. slave, 1927; N. Nucci, Sui rapporti fra S. e le fonti storiche, Roma 1930; A. Bronarski, Stosunek "Quo Vadis?" do literatur romańskich (Il rapporto del Q.V. con le letterature romanze), Poznań 1926; M. Brahmer, Z ech sienkiewiczowskich we Włoszech (Echi di S. in Italia), in Z zagadnień kulturalno-literakich wschodu i zachodu (Problemi culturali e letterarî dell'oriente e dell'occidente), Cracovia 1933; M. Kosko, La fortune de Quo Vadis de S. en France, Parigi 1935; per le pubbl. recenti su S. v. l'ottima rassegna di J. Birkemajer, in Pamiętnik Literacki, XXXII (1935), pp. 609-626; per le numerosissime trad. di S. in varie lingue v. la bibl. (incompleta) in Le livre polonais à l'étranger, Varsavia 1935.

Vedi anche
Polonia Stato dell’Europa centro-orientale, che si affaccia per circa 500 km sul Mar Baltico. I confini terrestri corrono a S lungo la linea spartiacque delle catene montuose dei Sudeti e dei Beschidi, che separano la Polonia dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia; a O, lungo il corso dell’Oder e del suo affluente ... Petrònio Petrònio (lat. Petronius). - Scrittore latino (sec. 1º d. C.) dell'età neroniana.  Viene identificato con l'aristocratico romano che fu proconsole in Bitinia e morì suicida, coinvolto nella congiura pisoniana (66 d.C.), famoso per l'eleganza e la dissolutezza dei costumi. Scrisse, parte in prosa parte ... Enrico Guazzóni Guazzóni ‹-zz-›, Enrico. - Regista italiano (Roma 1876 - ivi 1949), già cartellonista e decoratore; ha diretto: Agrippina (1911); Quo vadis? (1913); Fabiola (1918); I Borgia (1919); Il sacco di Roma (1920); Re Burlone (1935); Il dottor Antonio (1937); Antonio Meucci (1940). Neróne imperatore Neróne (lat. Nero Claudius Caesar Drusus Germanicus) imperatore. - Figlio (Anzio 37 d. C. - presso Roma 68) di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, si chiamò Lucio Domizio Enobarbo; poi (50), adottato dall'imperatore Claudio, che Agrippina aveva sposato in seconde nozze, ebbe il nome di N. Claudio ...
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    Narratore polacco (Wola Okrzejska, Masovia, 1846 - Vevey 1916), studiò (1866-70) a Varsavia; poi (1876-78) in California, continuò la sua attività di giornalista e letterato (Listy z podróży do Ameryki "Lettere dal viaggio in America", 1878; Szkice węglem "Schizzi a carbone", 1880). Viaggiatore appassionato, ...
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quo vadis?
quo vadis? (lat. «dove vai?»). – Frase che si riferisce a un’antica tradizione leggendaria, secondo la quale s. Pietro, mentre s’allontanava da Roma dopo essere fuggito dal carcere Mamertino, ebbe la visione di Cristo che veniva verso di...
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