VAUGHAN, Henry
Poeta inglese, nato a Newton St Bridget (Brecknockshire, nel Galles Meridionale, onde il nome di Silurist dato al V. dai contemporanei, dagli antichi abitanti di quella regione, i Siluri) nel 1621 o 1622 e morto ivi il 23 aprile 1695. Insieme col gemello Thomas entrò nel 1638 a Jesus College, Oxford. Thomas nel 1640 ottenne un beneficio ecclesiastico di cui poi venne privato per la sua lealtà al partito monarchico durante la guerra civile; nel 1647 tornò come fellow al suo collegio di Oxford e si dedicò a speculazioni alchimistiche che egli chiamava magia divina, ispirate dagli scritti di Cornelio Agrippa; compose varie opere dove, tra molto di fantastico, si nota la stessa corrente mistica che informa l'opera poetica di Henry. Morì nel 1665-6. Henry non si laureò a Oxford, ma si recò a Londra a studiare legge, proposito che venne frustrato dallo scoppio della guerra civile. Fino dal 1643 aveva cominciato a esercitare la medicina a Brecknock. Nel 1646 pubblicò il suo primo volume di versi, Poems, with the tenth Satyre of Juvenal Englished, scritti la più gran parte nella brillante maniera della scuola di Ben Jonson, e alcuni arieggianti il realismo di J. Donne e la sua vena metafisica. Il V. non rimase a lungo a Brecknock, ma tornò al suo paese natio dove passò il resto della sua vita sposandosi due volte, e avendo numerosa prole. Il secondo volume di versi del V., Olor Iscanus (il titolo è dato dalla poesia che celebra il fiume Usk), già pronto nel 1647, scritto nella stessa maniera poetica del precedente, e rinnegato dall'autore in seguito alla conversione, fu pubblicato nel 1651 dal fratello Thomas, senza il consenso del V. La profonda crisi spirituale che travagliò il V. nel frattempo ci è rivelata dal volume di versi Silex Scintillans che il V. pubblicò nel 1650, e di nuovo nel 1655 con aggiunte e una prefazione in cui disapprovava la letteratura contemporanea e i proprî versi precedenti. Quanto questa crisi spirituale potesse trovare motivi occasionali nella morte d'un altro fratello, nello spettacolo della guerra civile, e in una malattia (il volume Flores Solitudinis, pubblicato nel 1654, ma composto prima, reca come sottotitolo: Collected in his Sickness and Retirement), non è possibile dire. Illuminato da un'esperienza mistica, il V. decise di passare il resto dei suoi giorni nell'assistenza dei malati e nella contemplazione dei misteri divini, vicino alla natura che, come nei giorni della sua infanzia, poteva rivelargli "ombre dell'eternità".
Al nostalgico riandar con la mente ai primi tempi del mondo e del cristianesimo, s'accompagnò nel V. un rimpianto per la propria infanzia, in cui gli pareva, come a Thomas Traherne, che la sua anima, non ancora corrotta dal contatto del mondo, contemplasse il creato a quel modo che Dio aveva inteso fosse contemplato dagli uomini. Questa idea forma il tema di alcune tra le migliori poesie del V., The Retreate e Childe-hood. Mentre animali, piante e cose inanimate obbedivano istintivamente alle leggi e ai moti del divino spirito di cui il mondo era una manifestazione, solo l'uomo opponeva resistenza a quelle leggi e a quei moti, per il suo libero arbitrio; onde il V. lo esortava a seguire per volontà e ragione i dettami di quello spirito che il resto del creato seguiva per istinto. Per il V. la natura era un sistema di geroglifici divini che all'attento e devoto osservatore rivelavano la volontà e la potenza di Dio. Le opere alchimistiche di Thomas V. ci dànno la chiave delle fantasie poetiche di Henry. Ma Henry non si limita ad accogliere nel pensiero le credenze della filosofia ermetica; esse diventano per lui fonte d'emozione e d'ispirazione poetica; i suoi versi sono tutti penetrati dall'idea della "simpatia", dell'analogia fra tutte le manifestazioni del creato. Mentre Thomas praticava l'alchimia per ripetere in qualche modo i processi di Dio nella creazione, Henry ricreava il mondo circostante con quella più sottile alchimia che è l'alchimia del verbo. In ultima analisi la corrente di "magia naturale" a cui appartenevano i fratelli V. risaliva, attraverso al neoplatonismo fiorentino (specialmente l'Heptaplus di Pico della Mirandola), a Platone, ed è agevole vedere l'influsso del Timeo sulla più famosa delle poesie del V., The World (famosa soprattutto per la prima strofa: "I saw Eternity the other night - Like a great Ring of pure and endless light, - All calm, as it was bright, ecc."). Meno polita nella forma della poesia di George Herbert da cui in parte deriva, la lirica religiosa del V. le è superiore per baleni d'intuizione mistica, che sorprendono tra molto di meramente pietistico e didattico.
Bibl.: Works, a cura di L. C. Martin, Oxford 1914, voll. 2; J. B. Leishman, H. V., in The Metaphysical Poets, ivi 1934; J. Bennett, H. V., in Four Metaphysical Poets, Cambridge 1934; E. Holmes, H. V. and the Hermetic Philosophy, ivi 1933; H. McMaster, V. and Wordworth, in Review of English Studies, XI (1935). Le opere di Thomas V. sono state pubblicate a cura di A. E. Waite, Londra 1919.