MILLER, Henry
Scrittore americano di origine tedesca, nato a New York il 26 dicembre 1891. Lasciata ogni occupazione pratica per dedicarsi alla letteratura, conobbe periodi di dura miseria; viaggiò molto, finché nel 1930 poté stabilirsi a Parigi dove rimase nove anni. Passò poi in Grecia, donde dovette rimpatriare allo scoppio della seconda Guerra mondiale.
Profondamente ferito dai suoi insuccessi iniziali e poco atto a comprendere sé stesso e il mondo, concepì (come già Th. Dreiser) l'individuo in contrasto insanabile con la società, e dei torti che la società stessa infligge all'individuo si è sfogato con la violenza, di cui sono manifestazioni la oscenità programmatica del primo libro da lui pubblicato, Tropic of Cancer, 1931, e dell'altro simmetricamente intitolato Tropic of Capricorn - che furono vietati negli Stati Uniti e in Inghilterra -, il suo prepotente egocentrismo e lo stile della sua prosa che sembra composta per essere concitatamente detta invece che letta. I suoi saggi, sempre vivaci e immaginosi, legati ad elementi autobiografici, risentono della sua disordinata cultura, mescolando idee acute e originali con non assimilate reminiscenze di Nietzsche, D.H. Lawrence, S. Vivekananda, ecc. Altre opere: Max and the white phagocytes, 1938, trad. ital., Milano 1949; The cosmological eye, 1939; Hamlet: a philosophical correspondence, 1939-41 (2 voll., in coll. con M. Fraenkel); The wisdom of the heart, 1941; The Colossus of Maroussi, 1941, trad. ital., Milano 1948; The air conditioned nightmare, 1945, ecc.
Bibl.: S. Rosati, Introd. alla cit. trad. Max e i fagociti bianchi.