BERNSTEIN, Henry
Poeta drammatico, nato a Parigi il 20 giugno 1876. Dominò con i suoi drammi travolgenti e veementi il teatro francese per un ventennio fino allo scoppio della guerra. Trionfò ancor giovanissimo, sulle scene parigine, col Marché (1900) e col Détour (1902); e dalla sua stessa eccezionale maestria tecnica fu rapidamente portato a una sua formula di teatro iperteso e violento, concentrato tutto nel fuoco d'una sola situazione macchinosamente ma abilmente combinata, in modo da produrre, attraverso un abile gioco di cause arbitrarie, il più vivo effetto di commozione in una scena-madre ch'era cuore essenziale dell'opera: scena questa sempre vibrante e sempre densa di sofferta e dolorante umanità. Questa singolare mescolanza d'una umanità momentanea raggiunta al vertice del dramma, sempre muovendo da comodi e artificiali postulati per poi concludere in meccanici accomodamenti di accorto teatro, diede ragione così agli avversarî del B. come ai suoi molti fautori; i quali, per quelle appassionate scene cui giungono, per lo più nel grande atto centrale, le tempestose ed incalzanti vicende sceniche della Rafale (1906), della Griffe (1906), del Voleur (1907), di Samson (1910) o d'Israël (1908), riconoscevano nel B. un suo lirismo esasperato e febbrile, il lirismo del fatto di cronaca, del romanzesco urto delle passioni; mentre gli avversarî, per i meccanismi di cui il drammaturgo si serviva per addensare e sciogliere i cataclismi psicologici dei suoi sovraeccitati personaggi, non del tutto a torto riducevano lo scrittore alle abilità d'un uomo del mestiere, ad erede del peggior teatro commerciale di Vittoriano Sardou. La guerra segnò, nella carriera drammatica del B., la data d'una profonda trasformazione artistica. Continuando un'evoluzione già iniziata con Après moi (1911), L'Assaut (1912), Le Secret (1913), una delle sue opere di più penetrante analisi d'anime, sembrò che, scomparso il suo grande emulo ed amico H. Bataille, egli volesse ereditarne il primato come poeta drammatico delle ambigue e sottili psicologie. Dopo una mediocre Judith (1922), ben presto scomparsa e dimenticata, il B., abbandonata definitivamente la serie dei suoi drammi turbinosi, sostituì ad essi, con La Galerie des Glaces (1924), con Félix (1926), Le venin (1927) e Mélo, lo studio graduale e pieno di sfumature di lente evoluzioni dello spirito, in tipici casi di delirante e tormentosa gelosia maschile. Con queste opere d'una drammaticità sommessa e mitigata, il B., riducendosi dal grido al sospiro e dall'esplicito al sottinteso, è venuto a ricollegarsi al movimento del giovane teatro e quasi ad inserirsi in esso. Comunque la sua nuova tendenza debba essere valutata e giudicata, il B. rimane indubbiamente uno dei maestri maggiori della moderna arte scenica francese.