BECQUE, Henry
Autore drammatico francese, nacque a Parigi il 18 aprile 1837, decimo figlio di una modesta famiglia borghese. Fu cattivo scolaro. Nel dicembre 1853 entrò, stretto dalle necessità, come impiegato presso la Comoagnia delle strade ferrate del nord, dove rimase fino all'agosto 1856; non si sa come abbia passato i tre anni successivi; nel gennaio 1860 fu accolto, come "ausiliario" con 1200 franchi di stipendio, nella Grande Cancelleria; ma nel settembre, per riavere la sua libertà di bohème, prese a campar la vita dando lezioni. Circa il 1865, lo si trova segretario particolare d'un nobile russo; convive con un altro bohème, il musicista Victorien de Joncières; e durante la miseranda consuetudine i due compongono il libretto e la musica dell'opera Sardanapale, evocazione della più fastosa opulenza assira. Dopo la rappresentazione di quest'opera, il B. crede di potersi consacrare esclusivamente all'arte, e scrive una commedia, L'enfant prodigue; Sarcey, il pontefice della critica borghese, da principio si rifiuta di leggerla; più tardi, lettala, ne dà un giudizio negativo; tuttavia, per la protezione di Sardou, la commedia è rappresentata al Vaudeville (1868) ed ha notevole successo di pubblico e di critica. Un secondo dramma, Michel Pauper, varato dopo lunghe lotte e attese alla Porte-Saint-Martin (1870), gli dà un nome fra i letterati. Lo scoppio della guerra franco-prussiana lo distoglie dalle lettere; B. s'arruola come semplice soldato. Subito dopo la guerra, nel 1871, egli fa rappresentare L'Enlèvement; ma è un insuccesso; l'autore non ne ritrae che 150 franchi. Deluso, si fa agente di borsa, con esito disastroso. Nel 1875, soccorso dal fratello Carlo ch'era impiegato, può ritirarsi a scrivere un nuovo dramma, Les corbeaux: l'opera gli costa un anno d'indicibile fatica; quando l'ha terminata non gli riesce di collocarla. Nell'attesa si fa giornalista; nel 1876 è cronista teatrale del Peuple; nel 1877 scrive La Navette, in un atto, che, subito rappresentata, fa chiasso, suscitando polemichette e piccoli scandali; nel 1880 dà, con buon esito, un altro atto, Les honnêtes femmes; nel 1881 entra al giornale Henri IV, da cui passa all'Union Républicaine. Finalmente, dopo aver subito il rifiuto di undici direttori, Les corbeaux sono accettati e rappresentati alla Comédie Française (1882). La rivelazione è formidabile, e il B. è d'un tratto celebre.
Allora, la Comédie gli chiede un altro lavoro, ed egli si mette a scrivere La parisienne. L'opera gli costa circa tre anni; nel frattempo, egli pubblica (1884) un poema, Frisson. Finalmente La parisienne, rappresentata nel 1885, riscuote il plauso, se non entusiastico, assai riverente del pubblico parigino; il successo economico è modesto. B. fa ancora il giornalista, scrive nella Revue illustrée, nel Figaro, nella Revue d'Art Dramatique, nella Revue littéraire et critique, nella Vie parisienne, nel Journal; pubblica versi; e vive miseramente, confinato a un sesto piano. Nel 1890 si parla d'una nuova commedia ch'egli sta ultimando, Les polichinelles; ma egli è divenuto polemista, combatte il vecchio teatro e i suoi difensori; e intanto pone invano, parecchie volte, la sua candidatura all'Accademia, dove non riesce a superare un maximum di tre voti su circa quaranta. Povero e non economo, indebitato e rimasto solo al mondo, la sua estrema malattia lo coglie in una stanza così squallida che i suoi amici si dànno cura di trasportarlo in una casa di salute. Quivi egli spira il 12 maggio 1899: Les polichinelles, incompiuti, furono pubblicati dopo la sua morte.
Il B. aveva cominciato come autore romantico: a parte il suo Sardanapale, dichiaratamente imitato da Byron, è un fatto che in Michel Pauper i personaggi parlano ancora lo stile di quelli di Dumas padre in Antony. La rivelazione d'uno spirito e d'una forma nuovi si ha integralmente solo nell'opera che egli scrisse, con suprema amarezza, dopo le sciagure che gli erano toccate in Borsa, e, pare, anche un'atroce delusione d'amore: Les corbeaux. Questo dramma segna in certo senso l'inizio del cosiddetto "naturalismo" a teatro. Fino ad esso i commediografi e i drammaturghi francesi, compresi quelli per cui s'era parlato della rinuncia alla vecchia macchina teatrale e di amoroso studio del vero, s'erano tenuti alle convenzioni borghesi (Augier), alle discussioni brillanti (Dumas figlio), alle soddisfazioni del mero gusto dell'intrigo (Sardou). Les corbeaux sono invece una sorta di dittico, in cui si dipinge una famiglia, madre e quattro figliuole, che vivente il padre ha goduto d'un innocente benessere, ma che dopo la sua morte è assalita dai "corvi", i ladri legali, i quali la spogliano letteralmente di tutto il suo: finché il più immondo fra loro, Teissier, per salvare le superstiti dall'estrema miseria, ottiene in isposa la più giovine delle fanciulle. Alle "tesi" e ai colpi di scena fino allora prediletti veniva sostituito così quella che si chiamò l'osservazione diretta e obbiettiva della verità: in certo senso era un ritorno alla commedia classica; ma con un'interpretazione personale, pessimistica e quindi parziale, ma potente, della vita. La crudeltà di cotesta arte poté, nella sua insistenza, giungere alla monotonia; la sua concentrata pacatezza poté sembrare cinismo; ma la sua evidenza fu stupenda. L'altro capolavoro del B., meno vasto, ma più solidamente costruito e compatto, è La parisienne. Questa rappresenta la donna che intrattenendo, accanto al legittimo marito, un amante ufficiale il quale garantisce la regolarità del ménage, li inganna poi entrambi, con un secondo amante. È una commedia di carattere, ammirabilmente sfaccettata e rifinita in ogni suo particolare, tutta ironia cruda, la quale fa più pensare che sorridere. Naturalmente il B. fu accusato di immoralità; la sua nuda "verità" venne combattuta in nome delle "necessarie" convenzioni teatrali, come degl'ideali etici che essa avrebbe offeso; si denunciò l'acredine del suo temperamento, di cui i più benevoli critici e biografi trovarono una ragione nelle sue disgrazie economiche e, durante gli ultimi anni della sua vita, anche fisiche (egli soffrì atrocemente per un eczema). Al contrario, i suoi difensori vollero dimostrare che la sua maschera di creduta ferocia nascondeva bontà e pietà; e dei risentimenti, a cui egli diede aspro sfogo nei suoi Souvenirs d'un auteur dramatique, incolparono la critica che, con a capo Sarcey, l'aveva combattuto. La verità si è che Sarcey, anziché negare il talento del B., riconobbe in lui le doti classiche e la mano del maestro, per le quali la critica d'oggi non esita a rifare, dinanzi a certe figure dei Corbeaux e alla protagonista della Parisienne, il nome di Molière; ma preannunciò che la nudità e la secchezza di cotesta arte non avrebbero mai incontrato i gusti fantasiosi del gran pubblico: sentenza che, nonostante l'ammirazione da tutti tributata al B., si è almeno fino ad oggi sostanzialmente avverata.
Il B. è autore più austero che caldo, più rispettato che seguito dalle platee; la sua severità, schiva di allettamenti, genera una sorta, se non di stanchezza, di freddezza, che forse diminuisce nel pubblico quella comunione di cui il teatro vive. Tuttavia, per quanto osteggiata, l'influenza delle sue due grandi commedie è stata tale da mutare profondamente, e per lungo tempo, l'indirizzo del teatro francese. Da esse derivarono i canoni dell'arte loro i nuovi autori "naturalisti" raggruppati qualche anno dopo intorno al Théâtre libre: essi credevano d'avere ad ispiratore diretto lo Zola (v. antoine); ma forse l'opera loro deriva, piuttosto che dall'autore di Teresa Raquin, da quello dei Corbeaux. In Italia, alla scuola naturalistica del B. si rifecero il Giacosa della seconda maniera (Tristi amori), il Rovetta (I disonesti, La trilogia di Dorina); con più crudele incisione il Praga (La moglie ideale) e il Bertolazzi (L'egoista).
Parigi ha decretato al suo insigne cittadino tardive ma solenni onoranze, dedicandogli una strada, ed erigendogli una statua modellata da Rodin.
L'edizione più compiuta delle sue opere è: Øuvres Complètes, 7 voll., Parigi 1924-26.
Bibl.: Oltre ai Souvenirs citati, v. F. Dubois, H. B., l'homme, le critique, l'auteur dramatique, Parigi 1888; F. Sarcey, Quarante ans de théâtre, VI, Parigi 1901; A. Got, H. B., sa vie et son oeuvre, Parigi 1920; E. Dawson, H. B., sa vie et son théâtre, Parigi 1923. Vastissima e completa, e corredata di ampia bibliografia, è l'opera di Alexandre Arnaoutovitch: Henry Becque, voll. 3, Parigi 1927.