PONTOPPIDAN, Henrik
Romanziere danese, nato a Fredericia il 24 luglio 1857. In giovinezza, dopo avere studiato ingegneria, fu giornalista - processato nel 1880 per blasfemia - poi divenne insegnante, in seguito eminente teologo, infine libero scrittore. Nel 1917 divise con Gjellerup il premio Nobel. È il più rappresentativo interprete delle tendenze naturalistiche nel romanzo danese.
Avendo sposato in prime nozze una contadina sjaellandese, accanto alla quale visse per alcuni anni a Østby, trasse dalla vita dei lavoratori dei campi la materia dei suoi primi racconti Stdækkede Vinger (Ali tarpate, 1881), Sandinge Menighed (Il comune di S., 1883), Isbjørnen (L'orso polare, 1887), Fra Hytterne (Dalle capanne, 1887); e il loro succedersi segna le tappe della sua illusione di rinnovamento sociale e della sua disillusione. Già le novelle delle raccolte Skyerne (Nuvole, 1890) e Natur (1890) rivelano lo sguardo snebbiato e asciutto e lo spietato spirito critico che gli dovevano dettare, negli anni seguenti, la vasta trilogia Det forættede Land (La terra promessa: I. Muld, La terra, 1891; II, Det forjøætede Land, 1892; III, Dommens Dag, Il dì del giudizio, 1895). I tre romanzi contengono la storia di un giovane pastore, Emanuel Hansted, il quale cerca fra la gente rustica la "terra promessa" delle sue nostalgie ideali; ne è respinto crudamente verso la città, donde trae le sue origini; e anche nella città naufraga, incompreso, in una sempre crescente solitudine, in cui la sua mistica esaltazione finisce col perdere ogni controllo, conducendolo alla follia. Cercando l'ideale fuori di sé nella realtà esteriore, Emanuel Hansted perde sé stesso. Per Sidenius, l'eroe del secondo grande romanzo del P. - Lykke Per (Pierino il fortunato, 1900) - ascende a rapido successo nella Danimarca che sta diventando paese industriale; ma riconosce in tempo la fallacia di una ricerca della felicità fuori dell'interiore vita dell'anima, e trova infine nel religioso raccoglimento la sua pace. Tutta la vita della Danimarca fra il 1870 e il 1900 è evocata nei due romanzi, in un tono descrittivo-satirico, che si fa più aspro e più amaro, fino all'evidente tendenziosità, nei due romanzi seguenti, De Dodes Rike (Il regno dei morti, 1912-16) e Mands Himmerik (Il Paradiso dell'uomo), nei quali, in colore troppo unilateralmente nero, la Danimarca di prima e di dopo la guerra appare come un mondo di torbida crisi, in cui esclusivamente trionfano gli uomini che non hanno ideali. Come documento storico, come testimonianza di un'epoca sono opere che resteranno. Dal punto di vista dell'arte sono invece, così come gli altri racconti minori: Nattevagt (La guardia notturna, 1894); Den gamle Adam (Il vecchio Adamo, 1894); Det ideale Hjem (La casa ideale, 1900); Borgmester Hoeck og hans Hustru (Il borgomastro H. e sua moglie, 1905); Den kongelige Gjæst (L'ospite regale, 1908); En Vinterrejse (Un viaggio d'inverno, 1920), ecc., di valore disuguale. L'analisi delle anime è lucida, perspicace; la facoltà d'osservazione è sottile, tagliente; la capacità di ritrarre in immagine fisica un carattere, uno stato d'animo è talvolta veramente geniale: e anche la capacità d'impostare e reggere una vasta e complessa composizione è innegabile: quello che manca spesso è il colpo d'ala, che trasporti il racconto in quella verítà interiore della vita a cui arriva soltanto l'intuizione del poeta.
Opere: Romane og Fortællinger, Copenaghen 1924-26.
Bibl.: G. Brandes, in Samlede Skrifter, voll. 18, Copenaghen 1919 segg., volume XV; V. A. Andersen, H. P., Copenaghen 1917; E. Thomsen, H. P., ivi 1931.