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MARET, Henri-Louis-Charles

Enciclopedia Italiana (1934)
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MARET, Henri-Louis-Charles


Prelato francese, nato a Merqueis (Lozère) il 20 aprile 1805, morto a Parigi il 16 giugno 1884. Ordinato sacerdote nel 1830, fece parte del gruppo de L'avenir; in seguito alla pubblicazione d'un Essai sur le pantheisme, fu nominato professore di dogmatica alla Sorbona. Fondò, con A.-F. Ozanam e D. Lacordaire, l'Ère nouvelle; se ne ritirò nel 1849 e s'andò sempre più accostando a Napoleone III, che lo nominò decano della facoltà teologica (1853) e lo designò al vescovato di Vannes (1861). Ma, reso sospetto a Roma per le denunce del partito ultracattolico francese, ebbe soltanto l'episcopato in partibus di Sura. Tipico rappresentante del cattolicismo liberale in Francia, il M. rivolse a Napoleone III un memoriale (1864) perché l'imperatore si opponesse all'annunciata pubblicazione di un Sillabo (e a pubblicazione avvenuta, indirizzò una lettera polemica a Pio IX); e un altro (1867) per studiare la questione del Concilio ecumenico. Annunciato questo ufficialmente, pubblicò: Du concile général et de la paix religieuse (Parigi 1869, voll. 2) e Le pape et les évêques (ivi 1869), in difesa del primo libro. In essi sostiene, in sostanza, che l'infallibilità, come la sovranità sulla Chiesa, è attributo indivisibile del papa e dei vescovi. Nel Concilio vaticano discusse e votò con la minoranza; tuttavia si sottomise, già il 15 ottobre 1870 e nuovamente il 15 agosto 1871. Il M. cercò anche di ottenere il riconoscimerito della curia romana per le facoltà teologiche create dal governo francese; ma tanto sotto il Secondo Impero quanto sotto la Repubblica, i suoi sforzi riuscirono vani. Nel 1882, il M. fu nominato arcivescovo in partibus di Lepanto.

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