HEMACANDRA
. Poeta, filosofo, novellatore, grammatico lessicografo, retore, giurista indiano. Nato in Dhundhuka, presso Ahmedabad (Gujerat) nel 1089, morì nel 1172, dopo avere per tutta la vita contribuito al trionfo della sua fede jainica (v. jainismo), la sua maggiore conquista alla quale fu la conversione del re del Gujerat, Kumārapāla (1145-1169).
La più grande opera di H. fu il Triśaṣṭiśalākāpuruṣacarita, poema composto fra il 1160 e il 1162, nel quale, in 10 libri, sono trattate "le vite dei 63 ottimi uomini della fede jainica", il cui supplemento (Pariśiṣṭaparvan) ha grande importanza anche sotto l'aspetto novellistico. Chiara esposizione della filosofia jainica e dei doveri del religioso jaina espose H. in un'opera importante, pure essa poetica, dal titolo Yogaśāstra "Trattato di esercizî religiosi". In onore del suo protettore scrisse il Kumārapālacarita "la vita di Kumārapāla", poema epico-storico in 28 canti, primi 20 dei quali in sanscrito, e gli ultimi 8 in pracrito, diretti tutti a illustrare le regole che egli aveva esposto nella sua grande grammatica intitolata Siddhahemacandra, il cui ottavo capitolo costituisce un importantissimo contributo allo studio dei pracriti (v. india: Lingue). In altra opera, Deśīnāmamālā o Deśīśabdasaṃgraha "collezione di vocaboli deśī", considerò i "provincialismi" (deśī). Compose pure un lessico di sinonimi, Abhidhānacintāmaṇi, complemento alla sua grande grammatica e un vocabolario di omonimi, Anekārthasaṃgraha. Scrisse anche di metrica, di retorica (Kāvyānuśāsana) e giurisprudenza (Laghu Arhannīti).
Bibl.: G. Bühler, Über das Leben des Jaina-Mönches Hemachandra, des Schülers der Davachandra aus der Vajrásākkā, in Denkschr. d. k. Akad. d. Wiss., Vienna 1889; H. Jacobi, in Encycl. of Rel. a. Eth., VI, 591; M. Winternitz, Gesch. der ind. Litter., II, Lipsia 1913, 327 segg.; III, Lipsia 1922, passim.