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HELMARSHAUSEN

di F. B. Fahlbusch - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)
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HELMARSHAUSEN

F. B. Fahlbusch

(Helmerateshusa nei docc. medievali)

Città della Germania, in Assia, situata in corrispondenza di un'ansa del fiume Diemel, nei pressi di un antico crocevia sugli assi viari Münster-Northeim e Brema-Kassel.Sul sito di una corte regia, donata da Ottone I nel 944 alla matrona Helmburg, sorse negli anni 997-1000 il monastero benedettino di H. a opera dei conti Eckehard e Mathilde, presumibilmente della stirpe degli Esikonen-Billunger. La fondazione, che va inquadrata nell'ambito della politica monastica ottoniana nell'area dei fiumi Weser e Werra, ricevette privilegi da Ottone III (983-1002) e dal papa Silvestro II (999-1003) e venne consacrata nel 1011. Il mercato del monastero, con particolari privilegi, fu nel sec. 12° una piazza di non poca importanza per il commercio ad ampio raggio.Sebbene dotata dei diritti del vicino monastero di Corvey, già nel 1017 l'abbazia di H. venne affidata a Meinwerk, vescovo di Paderborn (1009-1036), mentre nel 1080 divenne sede di un arcidiaconato dipendente da Paderborn. All'epoca dell'abate Dietmar I (1080-1112), proveniente da Corvey e legato al movimento di riforma che aveva interessato quell'abbazia, H. conobbe una prima fase di sviluppo artistico, testimoniata principalmente sia attraverso la contemporanea produzione di uno scriptorium molto attivo e di alto livello, a cui si deve il più lussuoso e pregiato evangeliario del sec. 12° in Germania (Klemm, 1992, p. 133), quello di Enrico il Leone (Wolfenbüttel, Herzog August Bibl., Guelf. 105 Noviss.), sia attraverso la coeva produzione di opere di oreficeria collegate al nome di Roger di H. (ca. 1070-post 1125), maestro con il quale viene altresì verosimilmente identificato il Teofilo presbyter autore della Diversarum artium schedula, un trattato sulle tecniche artistiche. La figura di Roger ebbe una funzione determinante anche al di là dell'ambito di H.: la sua produzione, basata sulla tradizione di Corvey e accogliente gli stimoli artistici provenienti dalla regione della Mosa, ebbe da sola un'ampia sfera di irraggiamento e inoltre si diffuse - attraverso le confraternite e le relazioni religiose con Hersfeld, Fulda, Hildesheim, Lüneburg, Minden, Paderborn e Lund - in particolare nelle regioni della Germania settentrionale e della Scandinavia. Alla stessa epoca l'abbazia accrebbe i suoi possedimenti e nel 1107 entrò in possesso delle reliquie di s. Modoaldo di Treviri, circostanza quest'ultima che diede forse l'impulso alla creazione della bottega di oreficeria (Freise, 1981; 1985).Nel quadro delle lotte tra Guelfi e Hohenstaufen (nel 1152 Enrico il Leone era diventato curator di H.), soprattutto per potersi difendere dalle rivendicazioni di Paderborn, l'abbazia tentò di ottenere, sul modello di Corvey, la libertas romana nel 1165 ca. e tra il 1179 e il 1192, falsificando il testo dei suoi privilegi. Fallito ben presto l'accordo raggiunto nel 1196 con il vescovo di Paderborn, il monastero cercò alleanza e protezione presso Engelberto I, arcivescovo di Colonia (1216-1225), e di conseguenza si accrebbe l'influsso coloniense su Helmarshausen. In questo periodo sull'altura del Krukenberg, sovrastante il monastero, venne realizzata una possente fortificazione (Krukenburg).Nel sec. 12° l'insediamento tra il monastero e il guado sul Diemel assunse un carattere urbano (Stoob, 1970) e venne fortificato prima del 1194, quando dovette costituirsi in Comune. La metà di questa città, nel 1220 definita oppidum, e la metà della Krukenburg dovettero passare nel 1220 all'arcivescovo di Colonia, che dispose quindi l'impianto di una nova civitas su un'area fortificata di ha 20 ca., già in rovina tuttavia nel sec. 14°; dal punto di vista giuridico essa non era separata dall'insediamento ora chiamato Altstadt. Dal 1237 è attestato un Consiglio cittadino e nel 1254 l'abate e l'arcivescovo, entrambi signori di H., confermarono ai consulibus et civibus i loro diritti; nel 1294 è documentato un sigillo.I perduranti conflitti con l'arcivescovo di Colonia e con il vescovo di Paderborn portarono a un indebolimento economico del monastero, che nel tardo sec. 15° venne assoggettato al langraviato d'Assia (patto difensivo del 1479) e nel 1540 divenne possesso a titolo di pegno del langravio. Nell'epoca successiva gli edifici del monastero, già soppresso nel 1538, andarono in rovina. Anche la città aveva cominciato a perdere d'importanza a partire dal sec. 15° (incendio del 1464), quando il numero degli abitanti era inferiore al migliaio.Dell'antica abbazia consacrata nel 1011 è stato possibile ricostruire l'aspetto originario grazie agli scavi del 1964-1966. La chiesa, della quale si conserva ancora un muro nella parte ovest, era in origine una basilica a tre navate con absidi contrapposte, presumibilmente senza transetto e con copertura piana. Intorno alla metà del sec. 12° all'originaria dedicazione al Salvatore si sostituì quella a s. Pietro e alla Vergine e l'edificio venne voltato con sistema alternato in ritmo dattilico; l'abside occidentale venne sostituita da una torre quadrata, al cui piano inferiore si trovava un atrio su quattro colonne, di cui solo due sono conservate, con capitelli cubici.Al centro della Krukenburg si trovano ancora le rovine della Johanniskapelle, costruita agli inizi del sec. 12° - sul luogo di una cappella con funzioni di battistero già citata nel 1107 - e consacrata dal vescovo Enrico II di Paderborn nel 1126. A pianta centrale, è costituita da un corpo circolare, coperto un tempo da cupola, da cui si distaccano i quattro bracci di una croce greca - dei quali quello orientale con terminazione absidale - più bassi e coperti a botte. In corso d'opera il braccio occidentale venne prolungato con un atrio.

Bibl.: F. Pfaff, Die Abtei Helmarshausen, Zeitschrift des Vereins für Hessische Geschichte und Landeskunde 44, 1910, pp. 188-286; 45, 1911, pp. 1-80; F. Jansen, Helmarshausener Buchmalerei zur Zeit Heinrichs des Löwen, Hildesheim-Leipzig 1933; K. Günther, Territorialgeschichte der Landschaft zwischen Diemel und Oberweser vom 12. bis zum 16. Jahrhundert, Marburg a. d. L. 1959; W. Heinemeyer, Ältere Urkunden und ältere Geschichte der Abtei Helmarshausen, Archiv für Diplomatik 9-10, 1963-1964, pp. 299-368; G. Binding, Die Benediktiner-Klosterkirche Helmarshausen. Grabungsbericht 1964, Deutsche Kunst und Denkmalpflege, n. s., 23, 1965, pp. 108-117; K. Jordan, Das Sächsische Herzogtum und der Raum der Oberen Weser während des Hohen Mittelalters, in Kunst und Kultur im Weserraum 800-1600, cat. (Corvey 1966), Corvey-Münster 1966, I, pp. 127-133; H. Beumann, Die Stellung des Weserraumes im geistigen Leben des Früh- und Hochmittelalters, ivi, pp. 144-160; K.H. Usener, Buchmalerei bis 1200, ivi, II, pp. 464-469; id., Vorgotische Goldschmiedekunst, ivi, pp. 559-597; R. Kroos, Buchmalerei 1200-1550, ivi, pp. 525-558; H. Stoob, Forschungen zum Städtewesen in Europa, Köln 1970, pp. 140-144; H. Schmidt, Beiträge zur Geschichte der Stadt, der Reichsabtei und der Kunstwerkstätten Helmarshausen, 3 voll., Lippoldsberg 1981; E. Freise, Roger von Helmarshausen in seiner monastischen Umwelt, FS 15, 1981, pp. 180-293; id., Zur Person des Theophilus und seiner monastischen Umwelt, in Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Künstler der Romanik, a cura di A. Legner, cat., Köln 1985, I, pp. 357-362 (con bibl.); E. Klemm, Beobachtungen zur Buchmalerei von Helmarshausen. Am Beispiel des Evangelistenbildes, in Helmarshausen und das Evangeliar Heinrichs des Löwen, a cura di M. Gosebruch, F.N. Steigerwald, "Bericht über ein wissenschaftliches Symposium, Braunschweig-Helmarshausen 1985" (Schriftenreihe der Kommission für Niedersächsische Bau- und Kunstgeschichte, 4), Göttingen 1992, pp. 133-164; H. Hoffmann, Bücher und Urkunden aus Helmarshausen und Corvey, in MGH. Studien und Texte, IV, 1992.F. B. Fahlbusch

Vedi anche
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