Vedi HELIOS dell'anno: 1960 - 1960
HELIOS ("Ηλιος, omerico ἠέλιος)
Dio solare greco (per il corrispondente italico e romano v. sol). Sebbene anche i Greci, come tutti gli altri popoli, avessero rapporti religiosi con il sole e la luce solare (preghiera di Socrate al sorgere del sole, Plat., Symp., 220 D), tuttavia H. occupava una posizione subordinata rispetto agli altri dèi dell'Olimpo.
In Omero il sole vien spesso nominato ed è divinità che tutto vede e tutto ode; ma non compare quasi affatto nella cerchia degli altri dèi. I miti connessi con H., trasmessici da Esiodo (Theogonia), seppur successivamente arricchiti da altri poeti, non sono molto estesi. Figlio di Iperione e di Teia, fratello di Selene e di Eos, possiede armenti in Trinacria, che assumono una parte non trascurabile nell'Odissea. Nell'Iliade e nell'Odissea non compare ancora il carro solare, a quattro cavalli, sul quale il dio compie il suo tragitto quodiano e che, menzionato già negli inni omerici, diventerà poi una rappresentazione comune. Il viaggio notturno di H., da occidente ad oriente si svolge invece in un calice aureo, che Eracle gli vuol sottrarre: da qui la lotta tra di loro. Come le altre divinità, H. genera dei figli dall'unione con donne mortali: già Omero ricorda Perseo, Neaira e Rode. Dall'unione di H. e Climene nasce Fetonte, che chiederà al padre il divino carro, ma, ignaro della guida, precipiterà, provocando un incendio generale. H. viene nominato con molti diversi appellativi, alcuni dei quali sono connessi a culti solari non greci (lista in Pauly-Wissowa). In Grecia H. venne venerato particolarmente a Rodi, isola, considerata suo dominio e nel cui porto si elevava la statua colossale, opera di Chares da Lindo (v. colosso); sul continente suoi principali luoghi di culto furono Corinto e Sicione; Pausania (ii, 18, 3) vide ad Argo un altare dedicato a Helios. Più tardi fu assimilato ad altre divinità, particolarmente ad Apollo. Il concetto iranico della assimilazione del sovrano alla divinità solare, penetrato nel mondo greco con Alessandro Magno, fu conseguentemente ripreso in epoca imperiale romana.
Le prime raffigurazioni di H. appaiono su vasi a figure nere: il dio è solo o in compagnia di Eracle, barbuto, con al di sopra del capo il disco solare; sul suo carro tirato da due cavalli alati, passa sopra il mare (anfora di Vienna, lèkythos di Atene e skỳphos di Taranto). Anche vasi a figure rosse lo rappresentano a guida di cavalli alati, barbato (cratere di Detroit) o imberbe (cratere della Collezione Giudice). È rappresentato anche in compagnia di Selene su carro a quattro cavalli (coperchio di pisside a Londra); in un cratere a Londra, invece, la disposizione delle stelle rappresenta il suo sorgere. Per natura non può partecipare alle tranquille assemblee degli olimpici, può però accompagnare un'azione con il salire o il discendere del suo carro, nel qual caso Selene gli fa riscontro. Così appare nel frontone E del Partenone, poi sul cratere della cerchia di Meidias a Vienna con la rappresentazione del giudizio di Paride; analogamente rappresentato dobbiamo immaginarlo sul trono di Zeus ad Olimpia (Paus., v, 11, 8). È presente anche in scene che raffigurano Endimione, Prometeo, Eros e Psyche; più tardi compare nella triade capitolina. Nel rilievo dell'altare di Zeus a Pergamo, partecipa, vestito da apobàtes, al combattimento; nel suo carro appare sulla corazza dell'Augusto da Prima Porta. Viene anche rappresentato da solo con il tiro a quattro (lebete àpulo a Londra; metopa da Ilio, a Berlino); porta generalmente l'aureola a raggiera (come ad esempio sui clipei di Eretria) ignota ai tempi primitivi. Alcune figurazioni scultoree da prototipi ellenistici di H. (busto di H. in Palazzo Lazzeroni a Roma o la testa di H. da Baalbek, ad esempio) presentano somiglianze con i ritratti di Alessandro Magno (erma Azara): si tratta di un'assimilazione ad H. di Alessandro, derivata dall'apoteosi del faraone come Amon. Dopo Alessandro, altri monarchi ellenistici e imperatori romani verranno identificati con l'iconografia di H. e verranno raffigurati sul carro dell'apoteosi, simile al carro del sole.
Circa la metà del III sec. la tomba M sotto S. Pietro in Vaticano ha nella vòlta la raffigurazione a mosaico policromo di Cristo-H., il nuovo Sol Invictus cui trasferirà il proprio culto Costantino e il cui dies natalis coinciderà con quello del culto più antico. H. è raffigurato in alcune pitture parietali pompeiane; incerta tra queste è la rappresentazione di H. a Rodi. In età più tarda H. è sovente presente nelle rappresentazioni della leggenda di Fetonte (v.): lo è sempre nel momento in cui Fetonte chiede che il carro gli venga affidato (dipinto della Domus Aurea, rilievo in stucco della Farnesina, numerosi sarcofagi, per esempio a Verona), e anche in quello della sua caduta (tazza aretina, sarcofagi). In queste scene H. non appare sempre aureolato e raggiato. Compare anche la sola testa raggiata, con o senza nimbo (skỳphos da Gnathia ad Amburgo; altare in Vaticano); sono pure state tramandate notizie di statue (Paus., ii, 51, 1; iii, 26, 1; vi, 24, 6; Plin., Nat. hist., xxxiv, 63), delle quali alcune esistono tuttora (Vaticano); ricordiamo anche dipinti che lo presentano come figura giovanile con l'aureola radiata. La sua immagine più celebre, la statua di Rodi, è scomparsa; in un mosaico giustinianeo a Qasr el-Lebia (Cirenaica) è riprodotta la statua di H. che sorgeva vicino al faro di Alessandria: anche questa statua aveva il nimbo radiato.
Monumenti considerati. - Anfora di Vienna: K. Schauenburg, Helios, Berlino 1955, fig. 22. Lèkythos in Atene: L. Savignoni, in Journ. Hell. Stud., xix, 1899, tav. 9. Skỳphos di Taranto: K. Kerényi, Die Heroen der Griechen, fig. 33. Cratere in Detroit: K. Schauenburg, op. cit., fig. 17. Cratere della Coll. Giudice: id., op. cit., fig. 9. Coperchio di pisside a Londra: id., op. cit., fig. 16. Cratere a Londra: Furtwängler-Reichhold, tav. 126. Frontone del Partenone: A. H. Smith, The Sculptures of the Parthenon, Londra 1912, tav. 1; i. Marcadé, in Bull. Corr. Hell., lxxx, 1956, p. 161 ss. Cratere a Vienna: W. Hahland, Vasen um Meidias, Berlino 1930, tav. 18-19. Fregio di Pergamo: Altertümer von Pergamon, iii, 2, tav. 5. Augusto di Prima Porta: Anderson 4908. Lebete a Londra: K. Schauenburg, op. cit., fig. 6. Metopa da Ilio: W. Dörpfeld, Troja und Ilion, Atene 1902, ii, 430. Tomba M sotto S. Pietro: J. M. C. Toynbee-J. B. Ward Perkins, The Shrine of St. Peter, Londra 1956, p. 73 ss., tav. 32. Pitture pompeiane: K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957, p. 369. H. radiato sui clipei d'Etretria: H. P. L'Orange, Studies on the Iconography of Cosmic Kingship in the Ancient World, Oslo 1953, p. 94; H. Lazzeroni e Alessandro-Helios: H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 34 ss.; id., Studies on the Iconography ...., cit., p. 64 ss. Dipinti dalla Domus Aurea: C. Robert, Sark. Rel., iii, 3, p. 407. Rilievi in stucco: C. Robert, op. cit., p. 409. Sarcofago di Verona: Alinari 39090. Tazza aretina: C. Robert, op. cit., p. 408. Sarcofagi: C. Robert, op. cit., tav. 108-114. Shỳphos di Gnathia, Amburgo: K. Schauenburg, op. cit., fig. 3. Altare in Vaticano: K. Schauenburg, op. cit., fig. 13. Statue in Vaticano: W. Amelung, Vat. Kat., i, tav. 76. Dipinti a Napoli: K. Schauenburg, op. cit., fig. 25. Mosaico di Qasr el-Lebia: Ill. London News, 231, 1957, p. 1034.
Bibl.: Rapp, in Roscher, I, 2, cc. 1993 ss., s. v.; Jessen, in Pauly-Wissowa, VIII, i, 1913, cc. 58 ss., s. v.; M. P. Nilsson, in Archiv. d. Relig. Wiss., XXX, 1933, pp. 141 ss.; F. Cumont, in Mél. Bidez, 1934, p. 141 ss.; G. Björck, in Philologus, XCIV, 1939, p. 239 ss.; Th. Nissen, in Byz. Zeitschr., 1940, p. 15 ss.; H. Grégoire-M. Letocart, in Rev. Ét. Anc., 1940, p. 161 ss.; M. P. Nilsson, in Harvard Theol. Review, 1940, p. i ss.; H. Cahn, Num. Chron., II, 1942, p. 92 ss.; F. Altheim, Helios und Heliodor von Emesa, in Albae Vigiliae, XII, 1942; K. Kerényi, in Eranos-Jahrb., 1943, p. 81 ss.; id., Töchter der Sonne, 1944; S. Eitrem, in Symb. Osl., XXVI, 1948, p. 173 ss.; L. Morricone, in Annuario Atene, XI-XIII, 1949-1951, pp. 351 ss.; A. Boethius, in Eranos-Jahrb., 1952, p. 129 ss.; H. Lenzen, in Arch. Anz., 1955, p. 334 ss.; K. Schauenburg, Helios, Berlino 1955; H. P. L'Orange, in Symb. Osl., Suppl., XI, p. 68 ss.