BEBEL, Heinrich
Poeta e umanista tedesco, nato intorno al 1475 a Ingstetten, nel Württemberg, da una famiglia di contadini. Studiò dapprima diritto a Cracovia, poi belle lettere a Basilea. Nel 1497 venne nominato professore di eloquenza e di poesia a Tubinga e nel 1501 l'imperatore Massimiliano lo incoronò poeta a Innsbruck. Egli resse la sua cattedra a rubinga sino alla sua morte, di cui si ignora la data (verso il 1518). Fu uno dei maggiori latinisti della sua epoca. Scrisse varî trattati di grammatica e di metrica (Ars versificandi, 1506; Commentaria epistolarum conficiendarum, 1503), che mirano a introdurre nell'uso un latino puro e corretto; orazioni e dissertazioni storiche e politiche. Ebbe vivo interesse anche per il linguaggio e i canti del popolo tedesco e tradusse in latino una raccolta di proverbî popolari (Proverbia germanica collecta atque in latinum traducta, 1508; nuova edizione di B. Suringar, 1879); anche le sue Facetiae (1506) che presentano molti punti di contatto con quelle di Poggio Bracciolini, ma con una propria tendenza satirica, sono scherzi, aneddoti di origine popolare, diretti frequentemente contro il clero. La vena satirica del Bebel si rivela anche nell'opera sua più celebre, il Triumphus Veneris (1509), un poema in esametri in cui sfilano tutti i ceti sociali, incominciando dal papa e dal clero, come schiavi di Venere. Amico del Reuchlin e di Erasmo, orgoglioso della sua "patria tedesca" maestro efficace che seppe radunare intorno a sé un buon numero di discepoli, fu una delle figure più notevoli dell'umanesimo in Germania prima di Lutero.
Bibl.: Zapf, Heinrich Bebel, Augsburg 1802; H. Hermelink, Die Anfänge der Humanismus in Tübingen, in Württembergische Vierteljahrshefte für Landesgeschichte, XV (1906), pag. 39 segg.; G. Bebermeyer, Tübinger, Dichterhumanisten, Tubinga 1927.