Scrittore austriaco (Weidlingau, Vienna, 1896 - Vienna 1966). In seno alla tradizione della grande narrativa austriaca, assunse la singolare posizione di chi, controcorrente, rifiuta di ritenere il "taglio del 1918" come determinante, se non in un ambito strettamente politico, per la storia dell'Austria, preferendo soffermarsi piuttosto sulla continuità dei valori culturali nell'ambito della vita quotidiana. Fautore del "romanzo totale", nel senso della piena e consequenziale conoscibilità del reale, D. ha legato la sua fama soprattutto alla trilogia viennese (Die erleuchteten Fenster, 1950, trad. it. 1961; Die Strudhofstiege, 1951, trad. it. 1965; Die Dämonen, 1956, trad. it. 1979). Sulla stessa linea realistica si colloca, con parziale eccezione, in particolare, per il romanzo grottesco Die Merowinger (1962), la successiva produzione; questa era destinata a costituire l'opera, poi rimasta incompiuta, Roman Nr. 7 (prima parte, Die Wasserfälle von Sluny, 1963; seconda parte, frammentaria, Der Grenzwald, post., 1967), concepita, come la settima sinfonia di Beethoven, articolata su quattro movimenti fra loro raccordati in rapporto contrappuntistico. Accanto ad altri romanzi, racconti, alcune liriche e saggi, D. scrisse un breve Grundlagen und Funktion des Romans (1959), che rivela lo stretto legame fra teoria e pratica poetica.