HEIDELBERG (da Heide "superficie incolta"; A. T., 53-54-55)
Città della Germania, nel Baden settentrionale, posta in località oltremodo fortunata dove il Neckar, attraversato l'Odenwald, entra nella Pianura Renana per confluire poco dopo nel Reno presso Mannheim.
Il sito primitivo, accanto a un castello fondato da Corrado di Hohenstaufen, era alquanto più in alto, presso Molkenkur, poi il nucleo più attivo trovò posto nel fondovalle, sulla sinistra del fiume; un primo allargamento risale al 1392. Heidelberg decadde in seguito all'incendio causato dai Francesi. La costruzione della linea ferroviaria Mannheim-Heidelberg (1840), che s'incrocia con quella che seguendo da nord a sud il piede delle colline ricalca il percorso dell'antica Bergstrasse, segna la prima tappa del suo risveglio. A poco a poco accanto alla parte più antica, che si allunga nel fondovalle tra la Karlstor e il Ponte Federico (1786-88), furono occupate anche le colline dalle due parti del Neckar, mentre i quartieri industriali (lavorazione di tabacco, strumenti chirurgici, oggetti artistici) trovarono posto specie sul cono di deiezione del fiume e nella pianura. Nel 1877 è stato costruito il Ponte Nuovo, nel 1891 è stato aggregato Neuenheim, nel 1903 Handschusheim, nel 1927 Rohrbach.
La parte più bassa della città è a 116 m. s. m., il Castello a 205, Molkenkur a 300, il Königstuhl (con osservatorio astronomico) a 569. Gli abitanti, che erano 9490 nel 1805 e 24 mila nel 1875, aumentarono a 43.998 nel 1900, 64.605 nel 1910 e 73.034; per un terzo essi sono cattolici, il resto protestanti ed ebrei (1400). Il 39,2% è dedito all'industria, il 23,9 al commercio. Si commercia specialmente in vino, tabacco, luppolo. Esistono 6072 case e 18 mila alloggi. La visita dei resti grandiosi del Palazzo, costruito dal conte palatino del Reno, attira annualmente 200 mila turisti, di cui un quinto stranieri. Ha avuta notevole importanza anche il ritrovamento d'una sorgente radioattiva, avvenuto nel 1918.
Monumenti. - Delle chiese sono da notare la collegiale (sec. XV); il coro gotico (1485) di S. Pietro; la chiesa barocca dei gesuiti (1712-45), di J.A. Brüning e F. Raballiati. Tra gli edifici profani, l'università (sec. XVIII) del Brüning, l'arsenale e le scuderie (circa 1600), il Palazzo comunale (1701-03) e il Palazzo delle collezioni civiche (1712), opera del Brüning, la Casa del cavaliere (Haus zum Ritter, 1592), con ricca facciata del Rinascimento tedesco. Il castello conserva dell'antica fortezza medievale, oltre alla disposizione generale, le facciate principali, che dànno sul cortile, una serie di torri e di mura, nonché alcune singole parti. Nei secoli XVI e XVII la fortezza si trasformò in un castello, assumendo l'aspetto che si può desumere ancora dalle odierne rovine. Nella costruzione di Ottone Enrico (dal 1556 in poi), la parte più celebre del castello, sono molto sensibili gl'influssi italiani e fiamminghi; l'architetto ne è ignoto. La decorazione scultorea, dovuta ad Alceander Colin (vedi soprattutto il fastoso portale), risente dello stile diffuso ad Anversa dai Florio. I tetti, distrutti dalle incursioni francesi e ricostruiti nel sec. XVIII, furono nuovamente danneggiati dalla folgore. Nel lato nord fu elevato (1601-07) da Johannes Schoch il palazzo Federico, ch'è la parte meglio couservata dell'iutero castello, restaurata di recente: ha nell'insieme un originale aspetto nordico fiammingo. Nel pianterreno si trova la cappella con goticheggiante vòlta a rete. Nel cosiddetto Fassbau, architettonicamente insignificante (1583-92), è la celebre botte di Heidelberg (1751). Il giardino, che non conserva tutta la disposizione originaria conferitagli da Salomon Caus (circa 1615), fu in Germania il primo grande giardino sistemato secondo i principî del tardo Rinascimento italiano. Nella chiesetta del sobborgo Handschuhsheim sono importanti gli affreschi (sec. XV) rinvenuti di recente, e i numerosi monumenti sepolcrali (secoli XV-XVII). In cima al Heiligenberg, sulla destra del Neckar, sono stati rimessi in luce avanzi della basilica di S. Michele del sec. XI. Nel Museo Palatino, oltre avanzi antichi e preistorici, numerose memorie palatine: ritratti, monete, medaglie, porcellane (Frankenthal) e dipinti romantici di pittori locali.
V. tavv. CXV e CXVI.
Storia. - Anticamente faceva parte dei possessi del vescovo di Worms. Nel 1225 fu data in feudo al conte palatino del Reno Ludovico I; ben presto ottenne diritti di città. Ai piedi di un antico castello fortificato ne fu costruito, nel sec. XIV, uno più importante, che servì di residenza al conte palatino. Nel 1384 vi fu concluso l'accordo di H., col quale la tregua di Norimberga fu riconosciuta dal re Venceslao e dalle leghe delle città della Germania meridionale. Nell'età della Riforma fu introdotta a Heidelberg nel 1556 la confessione calvinista, che ebbe anzi una celebre manifestazione nel catechismo di Heidelberg (v. sotto). La città ebbe molto a soffrire durante la guerra dei Trent'anni dalle devastazioni di Tilly, degli Svedesi e degl'Imperiali; con la pace di Vestfalia (1648) rítornò di nuovo al Palatinato. Nelle guerre devastatrici di Luigi XIV, Heidelberg fu conquistata nel 1688 dai Francesi, comandati da Melac, e distrutta in modo vandalico; peggio ancora fu nel 1693. Nel 1803 passò al granducato di Baden allora fondato.
Istituti culturali. - L'università di Heidelberg, la più antica tra le università dell'odierna Germania, fu inaugurata dal principe elettore renano Ruperto, con privilegio del papa Urbano VI, il 18 ottobre 1386. Ordinata soprattutto sul modello dell'univemità di Praga, essa ha dapprincipio carattere eminentemente teologico; sicché anche l'umanesimo stenta ad affermarvisi e vi penetra più per opera degli scolari (Melantone) che dei maestri (Rodolfo Agricola vi insegnò soltanto per breve tempo). I principi elettori Lodovico v (1522) e Ottone Enrico (1558) cercano d'infondere nuova vita allo studio di Heidelberg; ma le lotte religiose prima (per alcuni decennî città e università diventano roccaforte del calvinismo) e poi le quasi continue guerre del sec. XVII, danneggiano gravemente l'università, che anche nel secolo successivo, sotto il dominio dei Neuburg, non riesce a sollevarsi dal decadimento. Soltanto al principio dell'800, divenuta con l'editto del 13 maggio 1803 di Carlo Federico (donde il nome di Rupperto-Carola) università di tutto il Baden, essa si riorganizza completamente e, sotto il fecondo impulso del Romanticismo che a Heidelberg ha uno dei suoi centri più importanti, si rinnova in tutte le sue tranche. Specialmente nel campo storico (F. Ch. Schlosser, G. G. Gervinus) e scientifico (R.W. Bunsen) l'università si assicurò presto, e ancora detiene, un posto cospicuo. Non trascurabile è inoltre l'importanza che per la storia culturale e politica della Germania hanno avuto le fiorenti organizzazioni studentesche di Heidelherg. L'università è frequentata attualmente da circa 3000 studenti.
Ricchissima è la Biblioteca universitaria: quasi un milione di volumi, 3867 manoscritti, molti miniati (fra cui il celebre canzoniere di Manesse, sec. XIV); circa 5500 papiri, un'importantissima collezione di dissertazioni universitarie, ecc. Il suo primo nucleo risale al principe elettore Ottone Enrico (1558). Nel 1622 la biblioteca fu regalata da Tilly al papa Gregorio XV: e soltanto nel secolo scorso fu restituita all'università di Heidelberg.
Il catechismo di Heidelberg. - È, con il piccolo catechismo di Lutero, il più celebre e il più importante tra i catechismi della Riforma. Secondo la tradizione, nel 1562 l'elettore palatino Federico III avrebbe incaricato Gaspare Olevianus e Zaccaria Ursinus del lavoro; in realtà, il lavoro dovette essere affidato a una vera e propria commissione, probabilmente dei membri della facoltà di teologia di Heidelberg, anche se l'Olevianus e l'Ursinus ebbero nella redazione del catechismo la parte preponderante. Tuttavia se la parte di Ursinus si può riconoscere facilmente, grazie ai lavori ch'egli aveva scritti proprio poco innanzi, quella di Olevianus è più incerta. L'opera fu pubblicata il 19 gennaio 1563, sotto il titolo Katechismus oder Kurzer Unterricht christlicher Lehre, wie es in Kirchen u. Schulen der kurfürstlichen Pfalz getreben wird; e fu seguita, già poche settimane dopo, da una seconda edizione, accresciuta dall'Olevianus di una "quaestio de discrimine coenae et missae pontificiae", e anche di una edizione latina, a cura di J. Lagus e L. Pithopius. La terza edizione fu ufficialmente adottata dall'elettore palatino nella sua ordinanza ecclesiastica del 15 novembre 1563. Seguirono innumerevoli edizioni, traduzioni in tutte le lingue europee e in parecchie lingue asiatiche, nonostante gli attacchi dei luterani ortodossi; e il catechismo si diffuse rapidamente e profondamente, oltreché in Germania, specialmente in Polonia e Ungheria. Il sinodo di Dordrecht, il 1° maggio 1619, lo accolse fra i libri simbolici riformati, dandogli così piena consacrazione ufficiale.
L'opera, che ebbe così alta importanza storica, dal lato dogmatico, si riattacca soprattutto alla teologia di Bullinger e di Calvino; tuttavia non può esser definita senz'altro calvinista o bullingeriana, rappresentando invece in più d'un punto un tentativo di conciliare anche, con quelle, la dottrina di Melantone. Sotto l'aspetto formale, il catechismo di H. si stacca nettamente da quello luterano per la sistematicitä dell'esposizione, suddivisa in tre parti.
Bibl.: W. Oncken, Stadt. Schloss und Hochschule Heidelberg. Bilder aus ihrer Vergangenheit, 3a ed., Heidelberg 1885; J. F. Hautz, Geschichte der Universität Heidelberg, voll. 2, Mannheim 1862-64; Urkundenbuch der. Universität Heidelberg, a cura di E. Winkelmann, Heidelberg 1886, voll. 2; J. Koch e F. Seitz, Das H. Schloss, Heidelberg 1891; A. Zeller, Das Heidelberg Schloss, Karlsruhe 1905; W. Waldschmidt, Altheidelberg u. sein Schloss, Kulturbilder, Jena 1909; K. Pfaff, H. u. seine Umgebung, 3a ed., Heidelberg 1910; A. v. Öchelhäuser, Die Kunstdenkm. d. Amtbezirk Heidelberg, Tubinga 1913; C. Neumann, Heidelberg als Stadtbild, Heidelberg 1914; F. Schneider, Heidelberg, seine Natur u. sein geschichtl. Leben, Karlsruhe 1921; R. Sillib e K. Lohmeyer, Heidelberg, Heidelberg 1927; M. Rudolph, Die Rheinebene um Mannheim und Heidelberg, Heidelberg 1925; E. Waltz, Die Stadt Heidelberg, Berlino 1928. - Per il catechismo di Heidelberg, v. A. Lang, Der Heidelberger Katechismus und vier Verwandte Katechismen, Lipsia 1907; id., Der Heidelberger Katechismus, Lipsia 1913.