HEBDOMON (τό "Εβδομον)
Centro antico così chiamato perché localizzato a sette miglia ad occidente di Costantinopoli sulla via Egnatia, corrispondente al moderno villaggio di Makrikeuy, oggi Bakirköy. P. Gyllius nel sec. XVI aveva creduto di localizzarlo nella collina che domina il quartiere delle Blacherne a Costantinopoli stessa, e questa opinione fu sostenuta anche dal Ch. Fresne Du Cange in polemica con il Valois, che giustamente riteneva che dovesse ricercarsi invece al settimo miglio. Si deve poi ad Al. van Millingen, nel 1899, la dimostrazione inconfutabile che H. doveva localizzarsi a Makrikeuy, come hanno confermato in seguito gli scavi nel 1914 e nel 1921.
Questo centro era a mezza strada tra Costantinopoli e Rhegium, sulla Propontide; ad oriente si stendeva la pianura detta Kampos (Κάμπος), che, come il Campo Marzio di Roma, era usata per esercitazioni militari, per raduno di truppe, per manovre; una caserma per il corpo scelto dei Teodosiani fu costruita nella cittadina presso il palazzo imperiale (καστέλλιον τῶν Θεοδοδισνῶν) come ci attesta Theophanes (ed. de Boor, i, 297). In questo luogo avvenne la proclamazione di varî imperatori da parte delle truppe, a cominciare da Valente che vi fu eletto Augusto dal fratello Valentiniano nel 364, seguito da Arcadio nel 383, Onorio nel 393, Teodosio II nel 402, Marciano nel 450, Leone I nel 457, Zenone nel 474, Basilisco nel 475, Maurizio nel 582, Foca nel 602, Leone Isaurico nel 717, Leone l'Armeno nell'813, Niceforo Foca nel 963. La corte imperiale soggiornava spesso ad H. sia per cerimonie militari, sia come posto di villeggiatura, sia in occasione dei terremoti che sconvolsero Costantinopoli, come nel 430 e nel 450. Inoltre ad H. si usò ricevere gli imperatori reduci dalle campagne militari vittoriose e radunare le truppe, i prigionieri, il bottino, che vi si organizzavano in un corteo trionfale, che, percorrendo la via Egnatia, si dirigeva alla Porta Aurea delle mura teodosiane per sfilare nella capitale.
Forse a Costantino risaliva il primo palazzo imperiale, che era detto Magnaura, da non confondersi con quello omonimo di Costantinopoli, dove il Senato era solito attendere e ricevere l'imperatore reduce da una guerra vittoriosa per accompagnarlo in trionfo, Teophanes (ed, de Boor, p. 353) nomina il capo occidentale di H. detto della Magnaura. Il palazzo doveva avere un belvedere sul mare, con un portico ben visibile da ogni parte e, nel cortile antistante al palazzo, Tiberio II fece proclamare imperatore il genero Maurizio nel 582 (Theophylact. Simocattas, i, i a). Giustiniano vi costruì poi l'altro splendido palazzo che alcune fonti chiamano Secundianae, altre Iucundianae; egli vi soggiornò spesso e vi redasse molte leggi. Lungo la costa del promontorio si vedono ruderi e resti del molo; nella polveriera turca rimane parte di una cisterna; si sono visti corridoi sotterranei, cunicoli; vari frammenti architettonici, cornici, capitelli sono sparsi nella zona.
In una piazza del paese rimane rovesciato un fusto monolitico di granito grigio bluastro levigato, lungo m 11,25, del diametro inferiore di m 1,50 e superiore di m 1,36, riferibile ad una colonna onoraria, a cui doveva appartenere l'iscrizione frammentaria su base di marmo bianco proconnesio, lunga m 2,30, larga m 1,94, alta m 0,75, oggi trasportata nei giardini dei musei di Costantinopoli. L'iscrizione è stata integrata dal Demangel: D(ominus) N(oster) Theodo[sius pius felix August]us - imperator et [fortissimus triumfato]r - [gentium barbararum pere]nnis [et ubiqu]e - [victor pro] votis sororum pacato - [orbe Romjano celsus exultat. La colonna risulta così dedicata a Teodosio II dalle sorelle Pulcheria, Arcadia e Marina, e la pace a cui si allude nell'iscrizione può essere o quella con i Persiani del 422, oppure il trattato con gli Unni del 449. Sappiamo che questa colonna era vicina al palazzo di Giustiniano e che cadde nel terremoto del 558 (Theophanes, anno 6050, ed. Klassen, i, p. 357 = de Boor, i, p. 231; Malalas, xviii, ed. Dindorf, p. 484, 2).
All'ingresso orientale del moderno villaggio, a circa 20 m a N della via Egnatia, rimane un grandioso muro costruito a fasce alternate di 5 filari di mattoni e di 5 filari di pietre, con 22 nicchie sulla fronte, alternativamente semicircolari e rettangolari, alte m 2,50 circa, larghe da m 1,24 a 1,30, forse destinate a statue. Il muro è curvato ad arco, la cui corda misura m 43, con due muri ad angolo alle testate, sviluppantisi dietro questa facciata a nicchie, dove il terreno era più elevato, in modo che la fronte costituiva una specie di terrazzamento di un grande podio sopraelevato, che il Demangel ha identificato con il tribunal nominato in varie fonti e collegato con il Kàmpos (Κάμπος τοῦ τριβουναλίου). Sul tribunal sappiamo che Valente era stato insignito della porpora imperiale e che egli lo aveva reso più visibile con alto sostegno, con una piattaforma, decorandolo con statue (Themistios, Orat., xvi, ed. Petau2, p. 414 = ed. Dindorf, vi, p. 99). Anche Claudiano (In Rufinum, ii, 380-383) ricorda questo tribunal, che doveva essere il luogo di cerimonie militari.
Oltre agli edifici militari, ai palazzi impenali, a istallazioni portuali, a portici, terme, cisterne, questo centro aveva particolare importanza per il culto cristiano, e possedeva chiese e monasteri. Teodosio I vi aveva trasportato da Calcedonia la testa di San Giovanni Battista nel 391, deponendola nella chiesa di San Giovanni Evangelista, mentre faceva costruire quella che doveva poi conservarla, dedicata a San Giovanni Battista, inaugurata il 12 marzo del 392. La chiesa di San Giovanni Evangelista era stata eretta da Costante (Ps. Codinus, Patria Costantinop., iii, 144) e fu restaurata da Basilio I nel IX secolo (Theoph. Cont., v, 94 A). Gli scavi sembra che abbiano messo in luce i resti della chiesa di San Giovanni Battista in una piazza del paese, con due fasi distinte, una prima chiesa a pianta basilicale con abside semicircolare che dovrebbe risalire al primo impianto di Teodosio, e una ricostruzione a pianta centrale con cupola poggiante su otto pilastri disposti ad ottagono e che ha incorporato l'abside della primitiva chiesa, per opera, probabilmente, di Giustiniano. Accanto alla chiesa si sono trovati i resti di un'aula con pavimento marmoreo a dischi policromi, forse del VI secolo. Anche questa chiesa fu restaurata da Basilio I. V'erano inoltre le chiese scomparse del profeta Samuele, di S. Teodoto, di S. Beniamino, dei SS. Menas e Meneus, dei SS. Fanciulli martirizzati sotto il vescovo Babila.
A N del villaggio si è scavato un ipogeo rotondo con vano a croce greca nei cui bracci erano otto loculi in pietra contenenti sarcofagi.
Bibl.: P. Gyllius, De topographia Constantinopoleos et de illius antiquitatibus, IV, Lione 1561, pp. 4, 198-203; Ch. Fresne Du Cange, De Hebdomo Constantinopolitano disquisitio topographica, appendice a Constantinopolis Christiana, Parigi 1682; Al. van Millingen, ῾Η ἀληϑὴς ϑέσις τοῦ ῾Εβδόμου, ιν ᾿Επετηρὶς ἑταιρείας Βυξαντινῶν σπουδῶν, Atene, XX-XXII, Suppl. 1891, pp. 33-53; id., Byzantine Constantinople, The Walls of the City and Adjoining Historical Sites, Londra 1899, pp. 316-341; J. J. Thibaut, L'hebdomon de Constantinople, in Échos d'Orient, XXI, 1922, pp. 31-44; Th. K. Macrides, Τὸ βυζαντινὸν "Εβδομον καὶ αἱ παρ᾿αὐτοῦ μοναί ἁγίων Παντελεήμονος καὶ Μάναντος, in Θρακικά, X, 1938, pp. 137-198; XII, 1939, pp. 35--80; F. W. Unger, Quellen der Byzantinischen Kunstgeschichte, Vienna 1878, pp. 113-117, nn. 241-251; Th. Macrides-J. Ebersolt, Monuments funéraires de Constantinople, in Bull. Corr. Hell., XLVI, 1922, pp. 363-393; R. Demangel, Contribution à la topographie de l'Hebdomon, Parigi 1945, Recherches Françaises en Turquie, III; R. Janin, Constantinople Byzantine, Parigi 1950, pp. 137-139, 408-411.