HAWAII (XVIII, p. 405; App. II, 1, p. 1180)
L'aspirazione delle isole H. all'elevazione a stato della Confederazione degli S. U. A. fu manifesta qualche anno dopo la loro organizzazione a Territorio, avvenuta nel 1900. Analogamente all'Alasca, le H. accentuarono le loro insistenze per l'elevazione a stato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, riuscendo a far inserire la soluzione di tale problema nel programma del partito repubblicano nelle elezioni presidenziali del 1952. Ma gli ostacoli erano grandi. A differenza dell'Alasca, le H. non facevano parte del continente americano; sarebbero divenuti cittadini di pieno diritto popolazioni asiatiche e polinesiane: ciò spiaceva ai razzisti del sud, poiché avrebbe dato un nuovo colpo alle discriminazioni razziali; motivi di equilibrio in seno al Congresso costituivano un altro ostacolo. Nonostante tali difficoltà, gli hawaiani votarono di loro iniziativa una Costituzione destinata a divenire la carta del futuro stato, tentando di creare un fatto compiuto. Una volta ammessa l'Alasca come quarantanovesimo stato nell'estate 1958, vennero meno le difficoltà analoghe che avevano fino allora impedito la soddisfazione di pari aspirazione hawaiana.
Nei giorni 11 e 12 marzo 1959, infatti, il senato e i rappresentanti approvarono la legge istitutiva del cinquantesimo stato delle Hawaii, che diveniva il primo stato non appartenente geograficamente all'area nordamericana. Un referendum locale approvò la costituzione a stato, le riserve per la giurisdizione federale ed i confini dello stato. Le H. ebbero nel Congresso di Washington due seggi al senato e uno alla Camera dei rappresentanti.
La popolazione diminuisce in tutte le contee, salvo in quella di Honolulu (isola Oahu), dove l'incremento è dovuto a quello veramente enorme della città. Secondo il censimento del 1950 poco più di 90.000 ab. erano di razza polinesiana, ossia hawaiani (compresi i misti); circa 185.000 i Giapponesi, oltre 61.000 i Filippini, 30.600 i Cinesi, 10.350 i Puertoricani, 7625 i Coreani, ecc. Vi erano inoltre circa 92.000 qualificati come Caucasici, in massima parte di origine iberica.
I matrimonî tra individui delle diverse razze continuano ad essere molto frequenti, per il che le mescolanze si fanno sempre più complesse.
L'economia dell'arcipelago è sempre più influenzata dalla tendenza alla costituzione di fattorie, grandi e medie, largamente meccanizzate e attrezzate per l'esportazione dei prodotti verso gli Stati Uniti. L'80% e più delle fattorie sono sotto dirigenti specializzati. Il suolo coltivato (arativo e a colture legnose) occupa circa il 7% dell'area totale; il 36% è occupato da prati e pascoli permanenti, il 29% da foreste. Le colture dominanti sono sempre la canna e l'ananasso. La prima occupa circa 89.000 ha (con una produzione di 1 milione di t nel 1957); essa è concentrata in gran parte da 27 compagnie, che hanno raffinerie nell'arcipelago ed una grande raffineria consorziale in California; vi sono inoltre circa 2.000 piantatori privati. L'ananasso (con oltre 8 milioni di q nel 1957) alimenta l'industria conserviera. Canna e ananasso rappresentano l'85% del reddito complessivo dell'agricoltura. Seguono banani, caffè, tabacco. Sono esportati oggi anche fiori freschi.
L'allevamento ha poca importanza (bovini 170.000; suini 80.000). Nel 1953 furono scoperti ad Hawaii depositi di ossido di titanio.
L'arcipelago è collegato da linee regolari di navigazione con gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, le Filippine, il Giappone e la Cina. Honolulu si è attrezzata modernamente come porto di traffico oceanico. A breve distanza è la base aerea di Pearl Harbor. Al grande aeroporto fanno capo linee giornaliere per S. Francisco; collegamenti aerei vi sono anche con la Colombia Britannica, con le Filippine e col Giappone. Dipendono amministrativamente dalle Hawaii le isole Midway e Johnston ed anche Palmyra, disabitata.
Bibl.: J. Wesley Coulter, The pacific dependencies of the United States, New York 1957; Hawaii Statehood Act, Washington 1959.