Vedi HASANLU dell'anno: 1960 - 1995
HASANLU (v.vol. Ill, p. 1108)
Il sito fu scavato una prima volta nel 1936 dall'archeologo inglese Aurel Stein e in seguito nel 1947 e nel 1949 da M. Rad e A. Hakemi del Dipartimento Archeologico Iraniano. Un più ampio programma di scavi fu poi svolto fra il 1956 e il 1977 dal Museo dell'Università della Pennsylvania sotto la direzione di R. H. Dyson.
La prima occupazione dell'abitato risale al 6000 a.C. e si riferisce a un piccolo villaggio basato su un'economia mista di agricoltura e allevamento. La presenza di una ceramica dipinta con motivi geometrici rossi su fondo bruno, nello stile di Hajyi Firuz (H. X), indica stretti contatti con la cultura mesopotamica di Teli Hassuna. Non è da escludere che i primi abitanti di H. fossero originari prio di questa zona. Elementi tipici di questa cultura sono le abitazioni unifamiliari in mattoni crudi contenenti all'interno sepolture multiple in banchi di muratura nonche varî utensili sia in osso che in pietra e figurine femminili in argilla. Il successivo periodo insediativo, che si protrae fino alla metà del IV millennio a.C., è caratterizzato da uno sviluppo degli stili delle c.d. ceramiche di Dalma e Pisdeli (H. IX e VIII). Tale periodo è rappresentato a H. da resti rinvenuti alla base del colle della cittadella, ma è meglio noto dagli scavi dei piccoli siti adiacenti che danno appunto il nome agli stili ceramici.
Dopo una probabile interruzione della frequentazione, il sito viene nuovamente occupato durante il Bronzo Antico (H. VII) per gran parte del III millennio, come risulta da scarsi resti provenienti da un saggio in profondità. H. IV (c.a 1900-1500 a.C.) è caratterizzato da una ceramica dipinta strettamente connessa alla ceramica del Khābūr della Mesopotamia settentrionale.
Dopo questo periodo avvengono profondi mutamenti sia nell'architettura che nella ceramica e nelle pratiche funerarie. Si afferma l'uso di una ceramica brunita rossa, grigia o bruna; calici, vasi con beccuccio orizzontale e ciotole poco profonde sono le forme più comuni. Tale produzione si sviluppa nei periodi H. V e IV, fino alla distruzione del si, verso l'800 a.C. Questi ultimi due periodi rappresentano una fase culturale unitaria, caratterizzata dall'uso abbondante del rame e del bronzo e, dopo il 1000 a.C., del ferro. Le sepolture sono in necropoli all'èsterno delle mura e consistono in inumazioni con tombe in pietra o in mattoni (del tipo ben attestato a Dinkhā Tepe, c.a 27 km a O di H.). Di particolare interesse e un nuovo tipo di edificio costituito da un ingresso con scalinata, un biente principale con due colonne centrali fiancheggianti un focolare sopraelevato, una piattaforma retrostante e banchi in muratura alle pareti e un magazzino lungo un muro laterale. Nel periodo IVB tale pianta si sviluppa e si ampia in grandi ambienti, il maggiore dei quali ha nella parte centrale quattro file di sei colonne alte presumibilmente 21 m, su di un'area larga 18 m e lunga 27 m. Un insieme di quattro grandi edifici raggruppati intorno a due cortili e altre strutture coronavano la cittadella del periodo IVB, alla quale si accedeva attraverso tre strade e tre porte.
Un grande incendio causò la fine di H. IVB e sigillò fra i esti degli edifici crollati migliaia di oggetti come gioielli, armi, sigilli, vasi e bardature di cavalli; il materiale era ferro, bronzo, rame, antimonio, argento, oro, am, vetro, ceramica invetriata, avorio, legno, osso. Vicino ai corpi di tre soldati caduti dal secondo piano, fu rinvenuta una magnifica ciotola d'oro decorata a sbalzo con raffigurazioni di divinità sia maschili che femminili, carri, eroi, sacerdoti, pecore e leoni. Altrettanto splendido è un bicchiere d'argento ornato con figure in elettro di guerrieri, cavalli, prigionieri e un carro. Una forte influenza assira è testimoniata da varí oggetti e soprattutto dai sigilli cilindrici.
Dopo questa distruzione, per la quale disponiamo di alcune datazioni al radiocarbonio, compaiono nella regione alcune iscrizioni urartee riferibili sia a Išpuini che a suo figlio Menua. Tali iscrizioni attestano l'annessione dell'area di H. al confine meridionale dell'Urartu all'inizio dell'VIII secolo. Il colle della cittadella venne fortificato in questo periodo (H. IIIB) mediante un grande muro con basamento in pietra spesso 9 m, con un unico ingresso piuttosto stretto e torri disposte a intervalli regolari lungo il perimetro esterno; all'interno del muro erano ambienti destinati alla guarnigione. La ceramica è quella rossa, estremamente polita, tipica dell'Urartu dell'VIII-VII secolo. In seguito il sito cessò di fungere da presidio militare a causa dell'espansione dei Medi, ma continuò a essere occupato in periodo achemenide e fino all'inizio del III sec. (Η. IIIA e II); rimase quindi deserto fino all'epoca islamica (H. I).
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