MULISCH, Harry K. V
Scrittore nederlandese, nato ad Haarlem nel 1927; nella sua opera si possono distinguere tre strati, comunque intrecciati tra di loro: la magia della creazione attraverso lo scrivere, che si riscontra, fra l'altro, nelle sue prime opere come in Het mirakel ("Il miracolo", 1955); l'elaborazione di alcune relazioni edipiche, specialmente in Voer voor psychologen ("Mangime per psicologi", 1960); e, soprattutto negli anni Sessanta, la testimonianza di un interesse politico, spesso incentrato sulla violenza psico-fisica del fascismo e del nazismo, per es., ancora in forma di romanzo: Het stenen bruidsbed ("Il talamo di pietra", 1959), storia di un ex-pilota americano che ritorna, per un congresso, a Dresda, città da lui bombardata; poi, in modo saggistico: De zaak 40/61 ("Il caso 40/61", 1962), ispirato dal processo Eichmann del 1961; Bericht aan de rattenkoning ("Messaggio al re dei ratti", 1966) e Het woord bij de daad ("La parola sull'azione", 1968), testimonianze di solidarietà con il movimento Provo e con la rivoluzione di Cuba; De toekomst van gisteren ("Il futuro di ieri", 1972), una visione sul Terzo Reich; Het sexuele bolwerk ("Il bastione sessuale", 1973), un'interpretazione della personalità di W. Reich. Dopo un libro di struttura frammentaria e quindi difficilmente accessibile, De verteller ("Il narratore", 1970), tornò al romanzo vero e proprio in Twee vrouwen ("Due donne", 1975), carico di simbolismo, che analizza, in linguaggio lucido, alcune relazioni umane sullo sfondo del racconto d'amore.
Bibl.: H.U. Jessurun D'Oliveira, Scheppen ripe hij gaat van Au, Amsterdam 1965; N. Gregoor, In gesprek met H. Mulisch, ivi 1965; J.H. Caspers e altri, H. Mulisch, ivi 1971; R. Rand-Booij, in Literair lustrum II, ivi 1973, p. 226 segg.; P. Berger e altri, in De Vlaamse Gids, a. 58 (1974), n. 5.