BRESSLAU, Harry
Storico tedesco, nato a Dannenberg il 22 marzo 1848, morto a Heidelberg il 27 ottobre 1926. Fu scolaro del Waitz e del Ranke alle università di Berlino e di Gottinga; ma i suoi veri maestri furono il Droysen, il Köpke e Ph. Jaffé. Già i suoi primi passi nella scienza erano rivolti alla diplomatica, nella quale doveva poi eccellere; ma alla massima impresa scientifica, attinente alla diplomatica, ai Monumenta Germaniae egli arrivò solo più tardi. Si acquistò a poco a poco e quasi da autodidatta grande padronanza nella diplomatica; i viaggi in Italia, a scopo archivistico (nel 1872 e nel 1876), valsero a perfezionare il suo addestramento pratico. Nel 1872 si abilitò a Berlino e dal 1877 fu professore straordinario a quell'università, finché non fu chiamato a Strasburgo alla cattedra dello Scheffer-Boichorst. Lo studio delle fonti costituì la parte centrale della sua ricca ed estesa attività scientifica; anche i suoi lavori sulla storia moderna sono dedicati quasi esclusivamente a problemi di critica delle fonti. Vi s'ammira la sua attitudine sia al lavoro d'analisi sia a quello di sintesi. Collaborò ai Jahrbücher des deutschen Reiches col vol. III su Enrico II (1873) e meglio ancora con i due volumi su Corrado II (1879-84), universalmente apprezzati, e che rimangono la sua opera di maggior lena. Attraverso le ricerche ed edizioni di fonti dell'epoca degl'imperatori salici, fin dal 1877 entrò in relazione con la direzione dei Monumenta Germaniae; ad essi da quel tempo dedicò il più della sua attività (nel 1878 la 1ª ed. di Wipo, la nuova ediz. nel 1915; l'ediz. della Reichenauer Reichschronik, in Script., XIII, nel 1881; le Bamberger Studien nel 1896, nelle quali riesce a provare che la parte più antica della Cronaca di Eckehard von Aura è di mano di Frutolf von Michelsberg); nel 1888 entrò nella direzione centrale dei Monumenta. Dal 1889 continuò, dopo il Sickel, la pubblicazione dei Diplomata, pubblicando i diplomi di Enrico II, di Corrado II e di Enrico III (fino al 1047). Accanto a numerosi studî sulla critica delle fonti e dei documenti (pubblicati soprattutto nel Neues Archiv), egli rivolse il suo acume critico alla risoluzione di problemi di storia politica e costituzionale. Una parte dei circa 100 lavori da lui promossi fra i suoi scolari ha importanza anche per l'Italia (p. es. quelli del Sackur, del Dresdner, dello Schwartz). Il suo poderoso Handbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien (I, Strasburgo 1888-89; 2ª ed., I e II,1, Strasburgo 1912, 1918), che egli non finì interamente, è riconosciuto in Germania e fuori come il migliore nel genere. Gli ultimi suoi anni furono amareggiati dalla catastrofe della sua patria; nel 1918 fu espulso da Strasburgo dai Francesi, e da allora in poi, lasciato l'insegnamento accademico, si stabilì a Heidelberg e si dedicò solamente ai Monumenta Germaniae. Pubblicò nel 1921 una vasta storia dei Monumenta (in Neues Archiv, XLII), nel 1923, fra le Abhanalungen dell'Accademia di Berlino, lo studio dell'annalistica di Salisburgo, che prende le mosse dagli Annales Juvavenses antiqui, scoperti dal Klebel e pubblicati dal B. in Script., XXX, 2.
Bibl.: Le sue note autobiografiche sono in Die Geschichtswissenschaft der Gegenwart in Selbstdarstellungen, pubbl. da S. Steinberg, Lipsia 1926, con elenco degli scritti principali; P. Kehr, Nachruf auf Harry Bresslau, in Neues Archiv, XLVII (1927), pp. 251-266; A. Hessel, H. Br., in Archiv für Urkundenforschung, X (1928), pp. 145 segg.