Andersson, Harriet
Attrice cinematografica svedese, nata a Stoccolma il 14 gennaio 1932. Ha legato la sua immagine e la sua carriera a Ingmar Bergman, per il quale è stata interprete intensa in personaggi accomunati da un tratto decisivo: una sensualità prepotente, di volta in volta agita con sfrontatezza oppure repressa. Nel 1964 ha vinto la Coppa Volpi a Venezia per l'interpretazione di Louise, la donna che scopre in sé stessa un insospettato erotismo, in Att älska (1964; Amare) del marito Jörn Donner. Dopo aver frequentato a Stoccolma l'accademia di arte drammatica e i corsi di recitazione dell'Oscars-Teatern, indirizzò la sua carriera verso spettacoli di rivista e shorts pubblicitari. Il debutto cinematografico risale al 1950, con una piccola parte in Medan staden sover (La banda della città vecchia) di Lars-Eric Kjellgren, seguito da apparizioni del tutto secondarie in diversi film, di cui solo alcuni superarono il circuito svedese. La prima affermazione arrivò due anni dopo con Trots (1952, Diffidenza) di Gustaf Molander. Il suo ritratto di una giovane disperata e incattivita ma affamata d'affetto attirò l'attenzione di Bergman, che ispirandosi a lei creò il personaggio di Monica per Sommaren med Monika (1953; Monica e il desiderio): una ragazza dura, inquieta e disillusa, ricca di un'avida sensualità, che consuma in un'estate di abbandono l'incontro con un uomo che sposerà e tradirà prima dell'inevitabile rottura. Cominciò così il lungo sodalizio con Bergman, che la scelse per i suoi quattro film successivi: Gyklarnas afton (1954; Una vampata d'amore), En lektion i kärlek (1955; Una lezione d'amore), Kvinnodröm (1954; Sogni di donna) e Sommarnattens leende (1955; Sorrisi di una notte d'estate). In tutti, e secondo il registro cupo o leggero di ognuno, A. dà vita a giovani donne incerte tra una forte energia vitale e la paura di vivere. Negli stessi anni, scritturata ancora da Bergman, recitò Ibsen per il teatro comunale di Malmö e fu poi Anna Frank a Stoccolma. Dopo Sista paret ut (1956, La sesta coppia fuori) di Alf Sjöberg (ma sceneggiato da Bergman) e alcuni altri film dove fu diretta anche da Gunnar Hellström, tornò a lavorare con Bergman in Såsom i en spegel (1961; Come in uno specchio) dove offrì l'interpretazione lacerante di Karin, la donna che precipita nella schizofrenia sospinta da figure familiari maschili insopportabilmente oppressive o seducenti. Sempre con Bergman interpretò un ruolo più leggero e ironico in För att inte tala om alla dessa kvinnor (1964; A proposito di tutte queste… signore). Seguì un'esperienza americana con Sidney Lumet (The deadly affair, 1967, Chiamata per il morto). Le ultime interpretazioni bergmaniane di una A. ormai matura non si di- scostano dalla inquieta fisicità che ne aveva caratterizzato i ruoli giovanili. Agnese, divorata dal cancro in Viskningar och rop (1972; Sussurri e grida) e Justina, la cameriera sessualmente repressa di Fanny och Alexander (1982; Fanny e Alexander), esprimono ancora la frustrazione di una sensualità ferita e indomabile.