Pinter, Harold
Commediografo e sceneggiatore, nato a Londra il 10 ottobre 1930. Parallelamente all'attività di commediografo, che lo ha reso una figura di spicco nel panorama del teatro mondiale, P. ha svolto quella di sceneggiatore. Per il cinema, ispirandosi ai suoi autori preferiti, Sergej M. Ejzenštejn, Marcel Carné e Luis Buñuel, ha sviluppato ben presto uno stile personale sia pure all'interno di impostazioni registiche e tipologie filmiche differenti, dimostrandosi un raffinato e abile interprete di opere letterarie e trovando soprattutto in Joseph Losey il regista più affine e vicino alla propria sensibilità artistica.
Iniziò la carriera come attore radiofonico per i radiodrammi della BBC, mentre frequentava i corsi della Royal Academy of Dramatics Arts e la Central School of Speech and Drama a Londra. In seguito abbandonò entrambi gli istituti per unirsi a una compagnia teatrale. Nel 1958 esordì come commediografo in un piccolo teatro londinese con The birthday, ma il lavoro fu stroncato dalla critica. Due anni dopo con The guardian ottenne invece un grande successo e il suo nome iniziò ad affermarsi sulla scena teatrale londinese. Il suo ingresso nel mondo del cinema ‒ anche se aveva già lavorato come sceneggiatore per radio e televisione ‒ avvenne in modo quasi casuale. Fu Losey che, volendo realizzare la versione cinematografica di The servant, dal romanzo di R. Maugham, dopo aver letto il primo trattamento scritto da P., volle coinvolgere il commediografo nel progetto. In The servant (1963; Il servo) si evidenziano subito i temi e lo stile caratteristico della scrittura cinematografica di P. che per il film lavorò sulle forme del doppio, dell'ambiguità e dell'intrusione dall'esterno come poi farà in altre opere, offrendo a Losey la struttura narrativa ideale per la sua ricerca formale, fatta di raffinati e continui movimenti di macchina che sottolineano l'ambiguità e la non linearità del rapporto tra i personaggi (il nobiluomo e il suo servitore). Dopo il successo del film, P. scrisse altre sceneggiature: per Clive Donner The caretaker (1963), tratto dalla sua opera teatrale The guardian, per Jack Clayton Pumpkin eater (1964; Frenesia del piacere), da un romanzo di P. Mortimer, e per Michael Anderson The Quiller memorandum (1966; Quiller memorandum), da un romanzo di A. Hall. Anche a questi testi letterari P. riuscì a dare un'interpretazione personale, utilizzando elementi stilistici ricorrenti, come l'uso di dialoghi basati su un linguaggio ricco di stereotipi, tali da mantenere i discorsi in bilico tra verosimiglianza e assurdità. In Accident (1967; L'incidente), basato su un romanzo di N. Mosley, P. tornò a sceneggiare un film di Losey, accentuando maggiormente la capacità di lavorare sul rovesciamento di situazioni a prima vista armoniche e chiuse, attraverso l'uso di dialoghi sempre più asciutti ed essenziali e di strutture narrative in cui l'intruso, l'elemento che proviene dall'esterno, viene usato come chiave che scardina fragili equilibri. L'ultima sceneggiatura realizzata per Losey fu The go-between (1971; Messaggero d'amore), tratto dall'omonimo romanzo di L.P. Hartley, in cui P. elabora un gioco raffinato di seduzioni a distanza che sembrano procedere verso un esito positivo e, in realtà, valgono come infinita ripetizione: il film si sviluppa, in modo raffinato, secondo un meccanismo (quello degli scambi di lettere amorose tra amanti) che si ripete sempre identico creando solo l'apparenza di una ribellione agli schemi bigotti dell'alta società dei primi del Novecento. P. lavorò ancora con Losey al progetto di una riduzione cinematografica di À la recherche du temps perdu di M. Proust, ma il lavoro ‒ che egli aveva ipotizzato come una sorta di prosciugamento della struttura narrativa proustiana ‒ non fu portato a termine per problemi produttivi. In The last tycoon (1976; Gli ultimi fuochi) di Elia Kazan, la sceneggiatura di P., tratta dal romanzo incompiuto di F.S. Fitzgerald, trasforma il sistema produttivo hollywoodiano in una macchina fredda e apparentemente armonica, che in realtà si mostra crudele e in grado di distruggere l'identità dei singoli. L'impronta del commediografo-sceneggiatore si nota soprattutto nel malinconico finale (che manca nel romanzo) in cui il produttore Stahr (Robert De Niro) si ritrova solo all'interno di un teatro vuoto. Per The French lieutenant's woman (1981; La donna del tenente francese), P. ha poi tratto dal romanzo di J. Fowles una sceneggiatura (che gli ha valso una nomination all'Oscar), in cui è riuscito perfettamente ad adattare la sua scrittura, basata sull'economia dei gesti e dei dialoghi e sul meccanismo perfetto della trama narrativa, allo stile registico libero di Karel Reisz. In Cortesie per gli ospiti, noto anche come The comfort of strangers (1991) di Paul Schrader, basandosi sull'omonimo romanzo di I. McEwan, P. ha ricreato un incastro raffinato di perverse seduzioni da parte di una coppia nei confronti di un'altra più giovane in viaggio a Venezia. La preferenza di P. come sceneggiatore per l'adattamento di testi preesistenti ha raggiunto il culmine con The trial (1992) di David Hugh Jones, tratto dal romanzo di F. Kafka, dove tenta, riuscendoci in parte, di ridurre all'essenziale la scrittura kafkiana restituendone al contempo la particolarissima atmosfera. P. è stato anche attore, interpretando tra gli altri Mojo (1997; Soho) di Jez Butterworth e successivamente The tailor of Panama (2001; Il sarto di Panama) di John Boorman.
Le livre de Losey, éd. M. Ciment, Paris 1979, pp. 285-89 e passim.
G. Fink, Pinter e il cinema, Torino 1984.
M.T. Carbone, I luoghi della memoria. Harold Pinter sceneggiatore per il cinema di Losey, Bari 1986.
R. Canziani, L. Codelli, Harold Pinter, Udine 1989 (in part. L. Codelli, Harold Pinter: il cinema, pp. 97-143).
The films of Harold Pinter, ed. S.G. Gale, New York 2001.
Harold Pinter. Dal teatro della minaccia al cinema delle ceneri, a cura di C. Jandelli, B. Manetti, G.M. Ross, Firenze 2001.