ḤARAM
. Vocabolo arabo che significa luogo interdetto, luogo sacro e inviolabile, e che nell'Arabia preislamica si applicava allo spazio sacro intorno ai rozzi santuarî, analogo al témenos dei templi greci. Maometto estese il vocabolo al territorio intorno alla Ka‛bah, comprendendo in esso addirittura tutta la città della Mecca e un vasto territorio intorno a questa, i cui limiti sono definiti in tutti i manuali di diritto musulmano, poiché il pellegrino, quando li varca, é sottoposto a particolari obblighi rituali ed entra nello stato di iḥrām. Il vocabolo, con l'aggiunta dell'epiteto ash-sharīf (nobile) o an-nabawī (del profeta) o al-madanī (medinese), serve anche a designare la moschea ove Maometto è sepolto, quasi nel centro di Medina; quindi il duale al-Ḥaramāni (nei casi obliqui al-Ḥaramain) è denominazione tecnica musulmana dei due luoghi santi: il territorio meccano e Medina. Si chiama al-ḥaram ash-sharīf anche il vasto piazzale rettangolare di Gerusalemme, corrispondente al luogo del tempio di Salomone, giacché in esso, oltre alla cosiddetta moschea di ‛Omar, si trova "la moschea estrema" (al-masgid al-aqṣà), straordinariamente venerata dai musulmani, che la considerano il terzo dei luoghi santi dell'islamismo; la parte meridionale della muraglia antichissima che lo sostiene ad occidente è il famoso muro del pianto o delle lamentazioni degli Ebrei, dal 1928 in poi causa di violenti conflitti tra questi e i musulmani, non ancora (1932) sopiti malgrado l'intervento della Società delle Nazioni.