CAROSSA, Hans
Poeta e scrittore tedesco, di lontana origine veronese, nato a Tölz (Alta Baviera) il 15 dicembre 1878. Figlio di un medico e medico egli stesso, il C., eccettuati il periodo della guerra mondiale (i cui ricordi ritornano in diversi libri e specialmente nel Rumänisches Tagebuch), gli anni passati a Monaco, dove fu neurologo, e una più breve dimora a Norimberga, è vissuto sempre in piccoli paesi di campagna: da molti anni risiede a Seestetten (Passavia).
Le prime poesie, uscite verso il 1910, attrassero l'attenzione di H. v. Hofmannsthal e di quella cerchia letteraria; nel 1913 uscì Dr. Bürgers Ende; ma la fama del C. risale agli anni del dopoguerra quando l'artista cominciò a pubblicare i ricordi della sua vita e vinse con il Rumänisches Tagebuch il premio della città di Monaco (1927) e con il romanzo Der Arzt Gion il premio svizzero Keller (1931).
In mezzo al tumulto della letteratura tedesca del dopoguerra, l'opera del C. appare come un punto fermo, un'isola di quiete e di serenità. Tale serenità non è idillica, ma rappresenta un lungo e faticoso cammino di progressivo possesso, poetico e umano: dall'altruismo irrequieto, caotico ed esagerato del Dr. Bürgers Ende alla sognante, leggiera, eppur pensosa Heiterkeit con cui l'autore rievoca in Eine Kindheit (1922) la fanciullezza e in Verwandlungen einer Jugend (1928) l'adolescenza lontane; alla forza e fiducia nella vita che egli sa trarre dallo spettacolo della morte e della guerra in Rumänisches Tagebuch (1927), da quello della morte e delle sottili perturbazioni dei nervi e dello spirito negli anni del dopoguerra in Der Arzt Gion (1931), fino alla saggezza consolatrice, verso cui ci dirigono i ricordi del dolore superato e le buone amicizie in Führung und Geleit (1933).
Caratteristico è in tutti questi libri il passaggio lieve dalla realtà a uno stato di sogno e di contemplazione, passaggio che spesso si colora di un finissimo humour; tipico è l'accoppiamento tra un linguaggio severo, preciso, di un'esattezza quasi scientifica, con una capacità a rendere poetiche anche le cose più comuni e reali. Questi spiriti e forme riconducono l'opera del C. nella grande scia del Goethe; ma se nella sottigliezza del C., nel "cammino stretto" che egli intravvede tra saggezza e pazzia, tra bene e male, va perduta gran parte della forza e dell'universalità della concezione goethiana, la stessa idea o almeno la stessa aspirazione vibrano nell'opera di questo medico poeta, con un raccoglimento pensoso e gentile, con vibrazioni di una modernità più nervosa: indizî certi di tempi agitati e complicati, in cui "l'armonia" non è impossibile ma è forse più difficile a raggiungere.
Trad. ital.: Il medico Gion, a cura di C. Prampolini, Milano 1933; Infanzia e adolescenza, a cura di B. Tecchi, ivi 1935; Guide e compagni, a cura di L. Mazzucchetti, ivi 1935.
Bibl.: Buch des Dankes für H. C., Lipsia 1928; W. Mahrholz, Deutsche Dichtung der Gegenwart, Berlino 1921. In Italia: L. Mazzucchetti, in I libri del giorno, 1927; id., in Leonardo, 1932; E. Rocca, in Pègaso, 1932, pp. 477-81; A. Pellegrini, in Il convegno, 1932, pp. 373-88; B. Tecchi, in Almanacco della "Medusa", Milano 1934; id., in Occidente, 1934, pp. 99-102.