HAMMURABI o Hammurapi (Khammurabi)
Re della prima dinastia di Babele, chiamata anche dinastia degli Amurru (in tutto undici re, i quali regnarono dal XXI al XVIII sec. a. C.), figlio di Sin-muballit, che fu il quinto re della dinastia, il cui regno si colloca nel XVIII sec. a.C. Fu forse il più grande re della Mesopotamia antica, dotato di grande capacità militare non meno che di eccezionale abilità amministrativa. Fu una delle figure più eminenti della storia universale, il vero fondatore e consolidatore dell'impero babilonese, composto di varie stirpi e nazioni. Egli dà il tono e il carattere a tutta la dinastia di Babele, epoca di grande splendore per la Babilonia, e perciò tale epoca è detta dai moderni periodo hammurabiano. È sua gloria l'esser riuscito a fondere in unità politica e civile i Semiti, vale a dire gli Accadi e gli Amurru, e i Sumeri. Dal suo tempo in poi la lingua, la religione, il diritto, l'arte, tutto porta l'impronta babilonese. Mentre prima nella Babilonide non esisteva che la civiltà sumera e accanto a questa quella accada, da allora in poi bisogna parlare di civiltà unitaria, sebbene alquanto variegata, babilonese.
L'unità politica non poteva esser conseguita se non mediante l'incorporazione dello stato che aveva il suo centro nella città sud-babilonese di Larsa nel nuovo regno semitico di Babele. Questo fu il compito politico principale di H. Poco dopo esser asceso sul trono di suo padre, il giovane re diede "equità al paese" e cominciò la lotta contro Rīm-Sin di Larsa. Nel 1950 il re conquistò Uruk e Isin, poi dopo qualche anno Malgūm e Rapiku e altri territorî sul medio Eufrate. Rīm-Sin era nel frattempo riuscito a tirare dalla sua parte varî principi, tra i quali quelli di Elam, di Emutbal e di Ashnunnak, a sinistra del Tigri, ma nel 1927 H. abbattè la potente coalizione di nemici e fece prigioniero Rīm-Sin stesso. Con la morte di questo principe finì la dinastia di Larsa: la Babilonia formò un solo stato. Il regno di H. comprendeva la Sumeria, l'Accadia, qualche parte dell'Elam e di Subartu (la Mesopotamia e Assiria con Mari, Tutul, Assur e Ninive), e perciò egli si fece chiamare "re delle quattro regioni". La sua capitale era Babele, la cui fortificazione il re promosse insieme con quella della città del dio del sole, Sippar, suo dio prediletto. Contro le incursioni dei popoli settentrionali egli eresse due fortezze sull'Eufrate e sul Tigri, Rapiku e Kār-Shamash.
Ma il re seppe conseguire l'unità politica oltre che con la forza delle armi, anche con la sua grande attività amministrativa, pacifica. Nelle numerose lettere che scrisse per affari amministrativi ai suoi governatori e ad altri funzionarî - ci sono state conservate parecchie sue lettere a Sin-idinnam, governatore di Larsa, e a Shamash-khāṣir - egli si dimostra sempre il centro attivo di tutta la vasta ramificazione amministrativa del regno.
Fu un grande edificatore, riparò e ricostruì quasi tutti i templi più importanti del paese, assegnando loro in pari tempo ricche dotazioni sacre e abbondanti pie fondazioni. Fece scavare alcuni importanti nuovi canali e riparare quelli antichi allo scopo di dare nuovo impulso all'agricoltura della fertile pianura mesopotamica. Nel trentatreesimo anno del suo regno fu finito un grandioso canale cui impose il nome augurale di Khammurabinukhush-nishi (Hammurabi è l'abbondanza del popolo). Nelle sue iscrizioni egli si vanta di aver allargato il territorio destinato alla coltivazione e di aver procurato alla città acqua e pascoli abbondanti. A capo del canale menzionato egli fece costruire a scopo di protezione militare una fortezza, a cui, in memoria di suo padre, diede il nome di Dūr-Sin-muballiṭ-abim-walidia.
Il re si diede molto da fare per fondere in unica nazione i Sumeri, gli Accadi e gli Amurru. Quanto alla lingua l'accado divenne in breve volger di tempo la lingua ufficiale e la lingua del paese in genere. Ma il sumero rimase la lingua veneranda, predominante della religione, quantunque anche in questo campo l'accado facesse sempre maggiori progressi; ai testi sumeri si aggiunse tra le righe una versione accada. Le iscrizioni ufficiali del re sono o in sumero o in accado o in tutte e due le lingue. Il re corrisponde coi suoi governatori e con gli altri funzionarî in accado. Le leggi sono in accado, mentre prima nella Sumeria erano state in sumero. H. cercò di amalgamare la religione dei Semiti e dei Sumeri e promosse la fusione delle figure divine affini. Parecchie composizioni religiose letterarie in accado risalgono al suo tempo, poiché furono in questo periodo tradotte o rifatte dal sumero.
La stessa politica di fusione e unità si nota nel diritto. Questo era stato prima sumero nella parte meridionale del paese e semitico nella settentrionale. Nelle sue Leggi il re cercò di fondere i due diritti, appoggiandosi però fortemente al diritto sumero.
Il re amministrava il paese mediante ministri e governatori, ma spesso decideva egli stesso le questioni importanti o per le quali qualcuna delle parti in causa si era rivolta direttamente a lui, e non sdegnava affatto di prender decisioni anche in materie alquanto triviali. Tutto il paese era diviso in provincie, amministrate da un governatore con poteri tanto militari quanto civili. Sotto il governatore stavano una folta schiera di funzionarî amministrativi, come segretarî e scrivani, e una parte dell'esercito. Nel paese vi erano però altresì grandi città che godevano d'una vasta autonomia. Erano amministrate da un'assemblea di anziani e da una rappresentanza dei commercianti con a capo il commerciante supremo. Hammurabi stabilì dei calmieri per le derrate e le materie gregge più importanti e fissò le mercedi degli operai.
Lo stato ritraeva i suoi redditi dalle imposte e dai tributi, dalle prestazioni obbligatorie dei cittadini, nonché dagli introiti dei beni demaniali. Il re stesso commerciava e ritraeva quindi guadagni dagli affari di commercio da lui stesso conclusi. I cittadini dovevano prestare certi servigi allo stato, mediante i quali si eseguivano i lavori pubblici e si coltivavano i campi dello stato e della corona. Le mura di Sippar, a titolo d'esempio, furono costruite ai tempi di Hammurabi mediante il lavoro prestato dai cittadini. Gli utenti dei canali pubblici dovevano prestare gratuitamente il loro lavoro per pulirli e ripararli. Le imposte si pagavano o in denaro, e ciò avveniva principalmente nella città, centri commerciali e industraili, o in natura, come era il caso nelle campagne, tutte dedite all'agricoltura e all'allevamento del bestiame. L'imposta consisteva di solito della decima parte del raccolto e andava pagata subito dopo che questo era finito. In primavera, quando il bestiame aveva i piccoli e quando si toglieva la lana alle pecore, i pastori e allevatori dovevano recarsi a Babele per regolare i loro conti e fare i pagamenti prescritti. Tutto ciò che affluiva nei magazzini dello stato era accuratamente inventariato e amministrato. La corona dava a prestito il denaro, vendeva le derrate superflue e trafficava in vario modo allo scopo di ritrarre guadagni e procurarsi i mezzi per la costruzione di templi e per fare le guerre. Il demanio possedeva molti beni immobili. Questi erano in parte dati in affitto a contadini, i quali pagavano il censo in frumento e in altri prodotti del suolo, in parte erano dati in feudo ai funzionarî dello stato o ai soldati.
L'esercito dell'epoca hammurabiana si componeva fondamentalmente di discendenti degli antichi invasori amurru, i quali avevano conquistato a mano armata il paese, accanto ad altri loro connazionali che vi si erano infiltrati lentamente. Tutti coloro che erano obbligati al servizio militare erano iscritti in apposite matricole, aggiornate di quando in quando. Il servizio era strettamente personale, ed era punito di morte chi osava mandare al suo posto in servizio un'altra persona nelle imprese militari, kharrān sharri, del re. L'esercito si componeva di due parti principali: il cosiddetto kiṣir sharri, la guardia o compagnia del re, stava sempre pronto sotto le armi a disposizione del re, mentre il bando generale era convocato solo in caso di pericolo o d'importanti imprese militari per le quali si richiedeva grande quantità di soldati. Nell'esercito di Hammurabi tutti i soldati sembrano essere stati fanti, e non si conosceva ancora la cavalleria o il corpo di militari adibito ai carri guerreschi. L'esercito stava sotto il comando supremo del re, il quale aveva sotto di sé ufficiali e sottufficiali. La maggior parte dei componenti dell'esercito era in possesso di feudi, consistenti d'una casa, campi e pascoli, conferiti loro dal re a sostentamento proprio e della famiglia loro con l'obbligo di accorrere alle armi ogni qual volta vi fossero chiamati. Il feudo era ereditario e inalienabile. Se il figlio alla morte del padre era ancora minorenne, la madre riceveva una terza parte del feudo per l'allevamento e l'educazione del figlio. Se un soldato fosse stato fatto prigioniero aveva diritto di riavere il suo feudo anche se nel frattempo questo fosse venuto in possesso di un altro. Il feudo non doveva mai servire da riscatto per un soldato fatto prigioniero.
Bibl.: L. W. King, The letters and inscriptions of É., king of Babylon, about B. C. 2200, to which are added a series of letters of other kings of the first dynasty of Babylon, I-III, Londra 1900; Fr. Thureau-Dangin, Lettres de É. à Šamaš-Éaṣir, Parigi 1924; A. Ungnad, Babylonische Briefe aus der Zeit der É.-Dynastie, VI, Lipsia 1914; Ch.-François Jean, Lettres de É. à Sin-idinnam, Parigi 1913; L. W. King, A history of Babylon, Londra 1919, pp. 153-161; R. Campbell Thompon, in The Cambridge Ancient History, I, pp. 487-551; B. Meissner, Könige Babyloniens und Assyriens, Lipsia 1926, pp. 51-75; per il diritto di H. si v. G. Furlani, Leggi dell'Asia Anteriore antica, Roma 1929, pp. 9-55; id., La civiltà babilonese e assira, Roma 1929, p. 396 segg. e la letteratura ivi citata.