AMIN el-HUSEINI, ḥāǧǧ (sayyid Moḥammed Amīn el-Ḥuseinī)
Gran Muftī della Palestina; nacque a Gerusalemme nel 1895, studiò al Cairo nella università di al-Azhar, poi alla Scuola militare di Costantinopoli; collaborò con le truppe arabe di Faiṣal in Siria nel 1919-20. Nel 1921 succedette al fratello Kāmil nella carica di Muftī di Gerusalemme e della Palestina e da allora diventò l'esponente della lotta degli Arabi di Palestina per la resistenza all'invasione sionista e uno dei principali animatori del movimento generale di indipendenza e di unione dei paesi arabi. Nel 1931 convocò a Gerusalemme un congresso generale musulmano; nel 1934 collaborò con altri capi arabi e musulmani per appianare il conflitto sorto tra il Regno Arabo Sa‛ūdiano e il Yemen. Nel 1936 diventò presidente del supremo comitato arabo che diresse l'insurrezione armata in Palestina. Minacciato di arresto nel 1937, si rifugiò nella moschea al-Aqṣā Gerusalemme e quindi riparò in Siria: di lì andò nell'‛Irāq, dove prese parte alla sollevazione irachena del 1941; trovò poi scampo in Persia e di lì in Italia e in Gemiania (ottobre 1941). Alla fine della guerra era a Parigi, che lasciò il 29 maggio 1946, in aereo, per il Cairo, dove si pose sotto la protezione del re Fārūq. L'8 ottobre 1947 andò nel Libano per seguire più da vicino lo sviluppo degli avvenimenti in Palestina. Durante la fase ultima della questione palestinese, cioè del progetto di spartizione e della guerra arabo-ebraica iniziatasi il 15 maggio 1948, la figura del Muftī è apparsa secondaria.
Bibl.: Cfr. Oriente moderno, Roma, I-XXVIII (1921-48): specialmente XXII (1942), pp. 445-450 (articolo biografico di M. Vella).