GWALIOR
Museo. - Il Museo Archeologico di G. nel Madhya Pradesh (India) è sistemato nel Gujari Mahal, un edificio del XVI sec. che si trova all'ingresso del Forte. Venne aperto nel 1922, dopo che nel 1913 era stato creato il Dipartimento di Archeologia dell'allora Stato di G., amministrato dalla casa degli Scindia.
Il museo conserva materiali antichi e medievali provenienti soprattutto dal Bundelkhand e dal Mālwa, regioni storiche che fanno ora parte del Madhya Pradesh, fra cui particolare interesse hanno quelli risalenti ai primi secoli avanti e dopo Cristo e al periodo gupta (IV-VI sec.) rinvenuti a Besnagar presso Vidiśā e a Pawāyā (Padmāvatī), non lontano da Gwalior.
Tra i materiali più antichi si notano un capitello, già con makara, e un frammento di capitello a foglie di palma, che di recente sono stati riconosciuti come appartenenti a due pilastri che affiancavano il Garuḍastambha di Besnagar (v. vidiśā), gretto da Eliodoro nel II sec. a.C. - il primo dedicato a Pradyumna, il secondo a Saṃkarṣana, due dei pancavīra o cinque eroi il cui antico culto venne assorbito dal visnuismo. Da Besnagar proviene anche un frammento di vedikā da uno stūpa buddhista, su un lato del quale è rappresentata una coppia principesca, con un'iscrizione del I sec. a.C. che ne ricorda la donazione da parte di Asabhā. Da Udayagiri proviene un capitello con tre leoni del III-II sec. a.C. rilavorato in epoca gupta, quando sull'abaco vennero scolpiti i dodici Āditya e i segni zodiacali.
Di epoca kuṣāṇa si conserva un'immagine iscritta di Manibhadra, re degli yakṣa (v.), il cui culto era molto diffuso nella regione, rinvenuto a Pawāyā, importante centro di un lignaggio Nāga: indossa dhotī e uttarīya e ha una borsa nella mano sinistra; la destra era in abhayamudrā.
Ancora da Besnagar, ma di epoca gupta, sono un'immagine di Balarāma e sei di un gruppo di saptamātṛkā (v. mātrkā) di alta qualità (la settima scultura si trova a Delhi), ciascuna delle quali assisa in bhadrāsana su uno scranno, databili agli anni 400-415 d.C., e un Visnu di poco posteriore. Da Pawāyā provengono diversi pezzi di grande interesse: un architrave di toraṇa risalente agli anni 400-410 rappresentante su un lato il sacrificio di Bali e Viṣṇu Trivikrama e una ben nota scena di musica e danza, sull'altro l'Oceano di latte agitato dalla zangola e il dio Kumāra; una tipica immagine di Viṣṇu stante a quattro braccia della stessa epoca; una doppia immagine con cakra, emblema di un pilastro simile a quello che ancora s'innalza a Eraṇ (v.), rappresentante però probabilmente i due maggiori Āditya, Viṣṇu e Indra: delle due immagini addorsate una è leggermente più piccola dell'altra, e rappresenta forse proprio l'«Indra minore» o Upendra, Viṣṇu per l'appunto. Questi materiali sono quasi tutti di ambiente visnuita, come ci si deve aspettare da regioni fortemente condizionate dalla committenza ufficiale dei Gupta.
D'ambiente scivaita sono invece le sculture provenienti da Tumain (dove sorge un tempio del 436 d.C.), ovvero un'immagine di Umā-Maheśvara con Śiva ūrdhvaretaḥ, uno Śiva-Lakulīśa anch'esso itifallico, una stele con Kārttikeya e consorte e una Durgā-Ambikā. Ancora d'ambiente visnuita sono invece le sculture tardo-gupta e altomedievali provenienti da Badoh, presso Vidiśā, dove sorgevano una dozzina di templi visnuiti, oggi in gran parte scomparsi; tra di esse è una rara stele con Devakī e Kṛṣṇa attorniati da esseri celesti.
Il museo, oltre a numerose sculture medievali, raccoglie anche importanti iscrizioni e copie delle pitture ormai scomparse delle grotte buddhiste di Bāgh.
Bibl.: M. B. Garde, A Guide to the Archaeological Museum at Gwalior (Department of Archaeology, Gwalior State), Gwalior s.d.; S. R. Thakore, Catalogue of Sculpture in the Archaeological Museum, Gwalior, Gwalior, s.d.; S. K. Dikshit, A Guide to the Central Archaeological Museum, Gwalior, Bhopal 1962; P. K. Agrawala, A Note on the So-Called Sürya Statue from Pawaya, in Bullettin of Ancient Indian History and Archaeology, XI; R. C. Agrawala, Mātṛkā Reliefs in Early Indian Art, in EastWest, XXI, 1971, pp. 79-89, in part. 88-89; H. Härtel, Archaeological Evidence on the Early Vāsudeva Worship, in G. Gnoli, L. Lanciotti (ed.), Orientalia Iosephi Tucci Memoriae Dicata, II, Roma 1985-1987, pp.. 53-587.