LOMBARDO, Gustavo
Nacque a Napoli, il 13 ott. 1885, da Pietro e Rosa D'Andrea. Cresciuto con altri tre fratelli, tutti destinati a diventare seri professionisti, frequentò il liceo a Napoli e venne quindi indirizzato dalla madre - donna affettuosa ma severa - alla facoltà di giurisprudenza dell'Università partenopea.
Di temperamento inquieto e curioso, il L., accanto allo studio coltivava anche altri interessi, occupandosi di politica (sembra che, sedicenne, avesse aderito al Partito socialista italiano) e lasciandosi catturare dalla magia della nuova forma di spettacolo che, nel 1896, aveva fatto le prime apparizioni al salone Margherita di Napoli: il cinematografo.
Probabilmente tra il 1904 e il 1905, il L., nonostante la disapprovazione dei genitori, abbandonò l'università e gli studi giuridici per avviare in proprio un'attività nel campo del cinema. Resosi indipendente dalla famiglia (il padre era morto nel 1894), installò in casa un piccolo ufficio per il commercio di film e di apparecchi cinematografici che acquistava sia presso le case produttrici attive all'estero, sia da quelle che, tra il 1905 e il 1907, avevano incominciato ad aprirsi anche in Italia, a Roma e a Torino.
Il mercato del cinema era allora in piena espansione e consentiva rilevanti introiti anche con un minimo di capitale investito: così, già nel 1907, il L. aveva aperto a Napoli (in calata S. Marco, 4) un nuovo ufficio, che gestiva la rappresentanza, per l'Italia centromeridionale, per Malta e per la Turchia, di una fra le prime importanti società italiane di distribuzione, la torinese Film Italiana di C. Frascari, la quale aveva l'esclusiva dei film prodotti dalla neonata Carlo Rossi e C. di Torino e dalla Lux di Parigi. All'inizio del 1908, dissapori intercorsi tra i dirigenti rallentarono l'attività produttiva della Carlo Rossi e C. - trasformatasi allora in Itala Film - ed ebbero negativi riflessi anche sulla Film Italiana e sui suoi agenti. Per far fronte alle difficoltà del momento il L. decise di rilanciare e ampliare la propria attività, fondando e dirigendo a Napoli una lussuosa rivista di cinema, Lux (il primo numero uscì nel dicembre 1908).
Si trattava di un mensile di "cinematografia, fotografia, fonografia e affini" che ben presto, grazie alla qualità, all'originalità e all'accuratezza dei servizi, conquistò il primo posto fra le pubblicazioni specializzate del settore. Nell'editoriale del primo numero, il L. rivendicava la propria indipendenza dal mercato e dichiarava l'intenzione di svolgere una funzione di orientamento e di stimolo per il nascente sistema cinematografico nazionale. Grazie ad alcuni collaboratori di buon livello (come il romanziere e studioso di pedagogia M. Mastropaolo e il critico teatrale A. Costagliola), la rivista, senza sacrificare le esigenze informative, si batté per la difesa della dignità e dell'importanza del cinema come spettacolo e come arte e riuscì a coinvolgere, con interviste dirette, personaggi di primo piano del teatro e della politica: da R. Bracco a E. Scarpetta, E. Zacconi, G. Salvini, Arturo Labriola.
Nell'ottobre 1909, con l'aiuto di altri collaboratori (tra i quali A. Musto, A. Morvillo, A. Pizzi), il L. affiancava al mensile un omonimo settimanale, destinato a più larga e capillare diffusione, con finalità spiccatamente informative e pubblicitarie, che continuò a uscire fino all'aprile 1911.
Nei suoi interventi il L. si mostrò lungimirante e acuto nell'individuare i problemi del cinema e nell'indicare alcune soluzioni: si pronunciò, per esempio, contro il dilagare di una produzione stereotipata e ripetitiva e propose più volte la convocazione di un congresso unitario nazionale di tutte le categorie del cinema, per avviare, e imporre, criteri di razionalizzazione a un mondo che si andava sviluppando in maniera caotica e sregolata.
All'inizio del 1910 estese la propria attività anche a Roma, dove, con due soci, acquistò una sala cinematografica, ma, soprattutto, proseguì autonomamente l'attività come distributore stabilendo rapporti di esclusiva con alcune società di produzione italiane e straniere: acquisì, in particolare, la rappresentanza per il Centrosud di una nuova, importante società sorta a Milano, la Milano-Films. Il 3 dicembre dello stesso anno costituì a Napoli la Società italiana Gustavo Lombardo anonima (SIGLA), la quale distribuiva, oltre alle già ricordate Itala Film e Milano-Films, italiane, le francesi Eclair e Gaumont e le americane Vitagraph ed Edison). Con questa iniziativa, attraverso una rete di agenzie regionali e provinciali, il L. tentò di monopolizzare il noleggio per il Centrosud, tuttavia senza successo, tanto che, verso la fine del 1911, la società venne posta in liquidazione.
Il L., comunque, riuscì in questi anni a mettere a punto e a realizzare il lancio nazionale e internazionale del primo film a lungometraggio del cinema italiano, una riduzione dell'Inferno di Dante realizzata, nel corso di due anni, per la Milano-Films da un gruppetto di coraggiosi cineasti: F. Bertolini, A. Padovan e il conte G. De Liguoro.
Mentre il film era ancora in lavorazione, il L. se ne assicurò i diritti di distribuzione mondiale e, fin dal maggio 1910, organizzò per l'Italia una rete di concessionari esclusivi regionali, impegnandosi in una campagna pubblicitaria senza precedenti. Nel marzo 1911, il film venne presentato in una serie di anteprime a inviti a Napoli, Milano e Roma, mobilitando anche la Società nazionale Dante Alighieri e coinvolgendo nel dibattito sulla pellicola i principali quotidiani e alcune figure di spicco della cultura nazionale; con analoga accuratezza il L. organizzò le uscite del film all'estero, in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Mettendo a frutto tale esperienza, il L. lanciò negli anni successivi altri lungometraggi tedeschi, francesi e italiani: in particolare, nel 1914, con la distribuzione di Cabiria, il capolavoro di G. Pastrone, riuscì a uguagliare, a livello nazionale e internazionale, i risultati del suo primo exploit.
Contemporaneamente si attivò anche nel campo dell'esercizio - settore al quale l'arrivo dei film a lungometraggio imponeva un deciso rinnovamento - acquistando e trasformando una saletta romana in un grande cinematografo, il Roma Palace. Aprì, quindi, una filiale milanese e una nuova sede romana in via Nazionale e, nel corso degli anni Dieci e Venti, con i marchi Monopolio Lombardo o Monopolio Grandi Films, il L. distribuì decine e decine di pellicole, italiane e straniere.
Contribuì, tra l'altro, a far conoscere in Italia, nel 1915, i primi cortometraggi di C. Chaplin e, nel 1916, il capolavoro di D.W. Griffith, Intolerance, presentato in una edizione ridotta.
Non volendo limitarsi alla sola distribuzione, il L., fin dalla metà degli anni Dieci, aveva deciso di entrare nel campo della produzione, in un momento della storia del cinema in cui, a parte alcune rare eccezioni, erano i produttori piuttosto che i direttori artistici a lasciare la loro impronta sui film, scegliendo registi e attori e seguendo da vicino il lavoro del set. Entrato in buoni rapporti con i dirigenti di una società di produzione partenopea di recente formazione, la Poli-Films di G. Di Luggo, nel 1916 il L. varava il progetto per la realizzazione del suo primo film come produttore, il dramma L'avvenire in agguato, da un soggetto appositamente scritto da R. Bracco, per la regia di G.C. Antamoro e l'interpretazione di Vittorina Lepanto.
Il L. esordiva quindi nella produzione puntando su di un risultato di qualità, affidandosi a professionisti di sicura esperienza; nell'occasione venne fondata una nuova società di produzione, la Lombardo-Teatro Film, che per le riprese utilizzò gli impianti della Poli-Films. Il successo di pubblico che, grazie anche al consueto, sapiente lancio pubblicitario, l'opera ottenne, indusse il L. a continuare sulla medesima strada producendo, nel 1917, altri due film, L'ombra, diretto da M. Caserini, da un dramma di D. Niccodemi, e Il piacere, dal romanzo di G. D'Annunzio, per la regia di A. Palermi.
Le circostanze della prima guerra mondiale, unite a una crisi strutturale dell'industria cinematografica italiana che aveva radici antecedenti, avevano rallentato l'attività produttiva nazionale, e anche la Poli-Films versava in cattive acque; il L. si offrì, allora, di rilevare la società, con gli impianti e il personale sotto contratto, trasformandola nella Lombardo Film.
In quella congiuntura il L. impostò una produzione più commerciale, in grado di superare meglio le difficoltà del momento e di garantire la continuità del lavoro, pur non rinunciando a valorizzare comunque la professionalità dei suoi dipendenti.
Nella crisi globale del cinema italiano degli anni Venti, la Lombardo Film, grazie all'accorta politica gestionale del L., si qualificò, in controtendenza, come una delle società di punta, assicurandosi una rilevante presenza nel mercato nazionale lungo l'arco di tutto il decennio. Nel primo anno di attività il L. si era limitato a realizzare tre soli film, che, però, già nel 1921 erano saliti a dodici; lo aiutarono, in quei non facili frangenti, il sicuro fiuto per i gusti del pubblico e un gruppo di preziosi, efficienti collaboratori.
Il L. si valse in particolare dei registi Antamoro, G. Zambuto, U.M. Del Colle, degli operatori D. Bazzichelli, A. Lenci, M. Armenise; fra gli attori scritturò Giovanni Grasso, Ignazio Lupi e una giovane e bella prima attrice, Giselda Lombardi, in arte Leda Gys, che, dal 1919, la Lombardo Film presentò in una serie di commedie e drammi di largo successo, e che divenne ben presto la compagna del L. (nel 1920 gli dette il figlio Goffredo, anch'egli destinato a diventare produttore, e lo sposò nel 1932).
Nel corso degli anni Venti, nell'ampio ventaglio della produzione Lombardo, figurano ancora: una fortunata serie di melodrammi a forti tinte di cui fu protagonista una coppia venuta dalla Francia, l'attore e regista Ch. Krauss e la bella Maryse Dauvray; per il pubblico infantile, le avventurose vicende a lieto fine interpretate da un ragazzino di talento, Ermanno Roveri; il filone, allora molto apprezzato, dedicato agli atleti superdotati (i "forzuti"), in cui fu impiegato un lottatore di fama internazionale come G. Raicevich. Un posto di rilievo ebbero, poi, i film di ambientazione napoletana, dedicati allo spirito e al folclore partenopei, interpretati soprattutto dalla Gys con spigliata disinvoltura, spesso ispirati a canzoni di successo, che musicisti e cantanti eseguivano dal vivo durante la proiezione. Tra i film di maggior impegno artistico spiccano il mélo in tre parti I figli di nessuno (1921), avvincente riduzione di un romanzo all'epoca molto noto di R. Rindi (Falstaff), con la regia di Del Colle, e le commedie Santarellina (1923) di E. Perego, dall'operetta francese Mam'zelle Nitouche, e Coiffeur pour dames (1924) di A. Palermi, tutti sostenuti da convincenti interpretazioni della Gys.
Volendo forse aprirsi maggiormente al mercato nazionale, verso la fine del decennio, il L. spostò gradatamente il centro della propria attività da Napoli a Roma. Allo scopo fondò fra l'altro, nel 1928, una nuova, piccola società anonima, la Titanus, dotata di un capitale di appena 50.000 lire, che affidò inizialmente alla gestione di amici, senza comparire ufficialmente. Sul finire degli anni Venti questa società proseguì l'attività della Lombardo Film, di cui finì per sostituire il marchio, producendo i film Rondine e La signorina Chicchiricchì.
Negli anni Trenta, quando anche il cinema italiano venne rivoluzionato dall'avvento del sonoro, il L. sospese praticamente l'attività produttiva, realizzando solo tre film, ma avendo il merito di aver sollecitato personalmente e prodotto il debutto cinematografico del grande Totò (1937: Fermo con le mani, di G. Zambuto; 1939: Animali pazzi, di C.L. Bragaglia). Diradò anche l'attività di distribuzione, organizzandosi a Roma soprattutto come fornitore di servizi, affittando lo stabilimento con teatro di posa alla Farnesina e gestendo lo studio per il doppiaggio di via Margutta, acquistato dalla Metro-Goldwyn-Mayer.
Il L. rilanciò la Titanus dalla fine degli anni Quaranta, riprendendo l'attività sistematica sia come produttore, sia come distributore; ma di questa nuova fase, che avrebbe riportato l'azienda ai primi posti nella graduatoria nazionale del settore, fu protagonista soprattutto il figlio Goffredo (morto a Roma il 2 febbr. 2005). Il L. fece in tempo a inaugurare, con Catene di R. Matarazzo (1949; le star erano A. Nazzari e Yvonne Sanson), un nuovo tipo di melodramma che avrebbe ottenuto grande successo presso il pubblico popolare, registrando incassi da primato.
Il L. morì a Roma il 15 marzo 1951.
Fonti e Bibl.: V. Paliotti - E. Grano, Napoli nel cinema, Napoli 1969, pp. 151-161; A. Bernardini, Cinema muto italiano. Arte, divismo e mercato, III, 1910-1914, Roma-Bari 1982, pp. 20-24, 87-89; A. Bernardini - V. Martinelli, Titanus. La storia e tutti i film di una grande casa di produzione, Milano 1986; A. Bernardini - V. Martinelli, Leda Gys. Attrice, Milano 1987, passim; S. Masi - M. Franco, Il mare, la luna, i coltelli. Per una storia del cinema muto napoletano, Napoli 1988, pp. 60-129; G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, I, Il cinema muto 1895-1929, Roma 1993, pp. 320-324; V. Martinelli, The evolution of Neapolitan cinema to 1930, in Napoletana. Images of a city, a cura di A. Aprà, Milano-Roma 1993, pp. 43-64.