GUSTAVO III re di Svezia
Nato il 24 gennaio 1746, dal principe ereditario e più tardi re Adolfo Federico e da Luisa Ulrica, sorella del re Federico II di Prussia. Gli avvenimenti frammezzo a cui si svolse la giovinezza di G. (lotta fra il re e la dieta; v. adolfo federico) produssero un effetto profondo sull'anima di G. La doppiezza di linguaggio e l'insincerità erano certo già profondamente radicate in lui; ma vennero fortemente sviluppate da quegli avvenimenti. Ingegno d'altronde brillante e anche non cattivo d'animo, G. trovava perfetta rispondenza fra il suo scetticismo e lo scetticismo dei suoi tempi, in cui veniva educato; mentre le dottrine sulla tolleranza religiosa e sul dovere del re di promuovere il bene universale, dovevano andare a genio a un uomo mite per natura qual egli era. In generale infatti G. cercò di raggiungere i suoi scopi con mitezza e bontà; ma servendosi per questo dell'intrigo, di cui era padrone, e anche delle sue qualità personali, notevolissime. Molto giustamente veniva chiamato "il re incantatore". A tutto questo si associava la capacità, che risaltava soprattutto in situazioni critiche, di prendere rapide risoluzioni e di agire. Ma d'altra parte non era uomo dai piani lungimiranti; il suo ingegno fantasioso lo faceva deviare molto facilmente.
La lotta di G. con gli avversarî del potere assoluto risale agli anni della sua gioventù. La sua prima azione politica ebbe luogo nel 1766, quando fu conclusa l'alleanza fra il partito dei hattar ("cappelli") e quello della corte contro il partito predominante dei mössor ("berretti"). Per ottenere un cambiamento era necessaria una dieta; ma i mössor che erano al potere, si opponevano alla sua convocazione. G. persuase il padre ad abdicare; il governo fu paralizzato nella sua azione e si poté convocare la dieta, in cui i hattar ebbero il predominio. Alla Corona tuttavia non ne risultò gran vantaggio, tanto che negli anni seguenti G. fu sempre in lotta, sia pur larvata, col capo dei hattar, A. von Fersen. Come fase di questa lotta deve essere considerato il viaggio di G. nel 1770-71 in Francia; poiché egli si guadagnò il re Luigi XV e i ministri francesi, potendo così contare sull'aiuto che prima veniva messo a disposizione dei hattar. A Versailles lo raggiunse la notizia della morte di suo padre (1771). G. partì per la Svezia.
Qui la lotta dei partiti nella dieta nuovamente convocata infuriava con cresciuta asprezza, con conseguenze gravissime per lo stato, come si poteva vedere dalla prima spartizione della Polonia, compiuta in quei tempi senza che la Svezia avesse potuto minimamente intervenire. Era necessario porre termine ai dissensi interni. Secondo il suo carattere, G. cercò prima una conciliazione e difatti riuscì a riunire alcuni uomini dei due partiti contrastanti. Ma quando la "Composizione" non si poté effettuare, pensò a un colpo di stato, che fu attuato il 19 agosto 1772 con l'aiuto di giovani ufficiali nobili. I capi dei due partiti politici furono imprigionati per breve tempo, e una nuova costituzione, che accresceva notevolmente il potere regio, fu proposta da G. e accettata dalla dieta.
Cominciò allora l'epoca felice del regno di G. I pericoli che minacciavano dall'estero furono allontanati con combinazioni felici e con abile azione diplomatica, alla quale collaborò soprattutto U. Scheffer. All'interno furono eseguite riforme in grande stile, con la collaborazione di uomini quale J. Lilliencreutz, che era sotto l'influenza di Turgot. Vennero riordinate le finanze, furono tolti molti vincoli imposti al commercio, fu abolita la tortura, la flotta fu riorganizzata, fu proclamata la libertà di stampa. Ma certe innovazioni produssero malumori, e alcuni gruppi di nobili non erano contenti del nuovo ordinamento. Il malumore era accresciuto dal fatto che G. favoriva in modo straordinario i suoi giovani partigiani. Di fronte all'opposizione, G., stanco degli sforzi fatti per proseguire riforme che non trovavano un sufficiente apprezzamento, rivolse i suoi pensieri verso grandi piani di conquiste. I suoi antichi collaboratori si trassero da parte; ed egli vagheggiò un primo piano per la conquista della Norvegia, da strappare alla Danimarca. Ma non gli riuscì di sciogliere l'alleanza fra la Danimarca e la Russia, e il piano fu abbandonato nel 1783. Pensò poi a conquiste in Russia; e allo scoppio della guerra russo-turca nel 1788, provocato uno scontro sul confine, se ne servì di pretesto per dichiarare la guerra e avanzare in Russia. Ma una rivolta di nobili lo costrinse a ritornare. Una gran parte degli ufficiali chiese la convocazione di una dieta e diresse da Anjala (Lega di Anjala) uno scritto a Caterina di Russia. La situazione era quasi disperata per G. ed egli pensò di abdicare. Ma poi venne la notizia che la Danimarca si preparava alla guerra. Per G. ciò costituiva la salvezza; egli poté ritornare in Svezia col suo prestigio intatto, e, seguendo l'esempio di Gustavo I, invitò personalmente alla guerra gli abitanti della provincia di Dalarne. Così egli riacquistò la fiducia dei ceti non privilegiati; e quando poi le rimostranze dell'Inghilterra e della Prussia obbligarono la Danimarca a ritirarsi, erano finite le più grandi difficoltà. G. fece convocare una dieta; con l'aiuto dei ceti non privilegiati fece accettare nel 1789 "un atto di unione e di sicurezza" che gli attribuiva un potere quasi assoluto. Gli furono anche concessi i mezzi per continuare la guerra; e la guerra fu continuata, benché G. non fosse veramente un generale, non senza una certa fortuna per le armi svedesi. Nel 1790 fu conclusa la pace di Värälä, sulla base dello statu quo ante.
G. progettò allora "una crociata monarchica" contro la Francia, e cercò febbrilmente aderenti. Ma se all'intemo del suo stato l'opposizione dei nobili non poteva farsi sentire per vie legali, in segreto essa non disarmava; e G. fu ferito mortalmente a un ballo in maschera da J. H. Anckarström, membro di una congiura, il 29 marzo 1792.
La politica di G. fu giudicata molto diversamente già nei suoi tempi. Le sue benemerenze culturali verso la Svezia non si possono negare; egli raccoglieva attorno alla sua persona e incoraggiava largamente i cultori della letteratura e dell'arte; fondò l'Accademia svedese; era egli stesso un buon letterato, che si compiaceva specialmente di composizioni teatrali. Prendendo a modello la corte francese, aveva fatto di Stoccolma un centro raffinato di vita mondana e di cultura, una copia di Versailles. Dal suo matrimonio infelice con Sofia Maddalena di Danimarca, ebbe il figlio che divenne suo successore col nome di Gustavo IV Adolfo.
Bibl.: A. Geffroy, Gustave III et la cour de France, Parigi 1867, voll. 2; Mellin, Verschwörung und Mordattentat gegen G. III, 1890; C. T. Odhner, Sveriges politiska historia under Gustaf III, 1-3, Stoccolma 1885-1905; L. Stavenow, Konung Gustaf III, Göteborg 1901; R. N. Bain, Gustavus III and his Contemporaries, Londra 1904; L. Stavenow, Sveriges historia till våra dagar, X, Stoccolma 1925; F. Lagerroth, Konung och adel, Stoccolma 1917; A. Söderhielm, Sverige och den franska revolutionen, I, Stoccolma 1920.