CUMIN, Gustavo
Nacque a Trieste il 1° nov. 1896 da Giorgio e da Anna Guarini; cominciò gli studi superiori presso l'università di Vienna dove, in un solo semestre di permanenza, ebbe occasione di incontri con illustri geografi e naturalisti, che furono determinanti nella sua prima formazione scientifica e nella costruzione delle basi dei suo metodo di ricerca. Inoltre, grazie alla conoscenza della lingua tedesca, poté disporre della più ampia e autorevole letteratura geografica internazionale del momento.
Nel 1922 conseguì presso l'università di Roma la laurea in scienze naturali, con una tesi in petrografia, e poi ritornò a Trieste, dove insegnò per breve tempo, come professore incaricato, geografia economica nell'istituto medio di commercio. Dal 1924 al 1934 prestò servizio come assistente e aiuto presso l'istituto di geografia economica dell'università di Trieste, allora diretto da G. Roletto, il fondatore (1939) della rivista Geopolitica, che si rifaceva in certa misura ai principi dello spazio vitale enunciati dal nazifascismo. Come il C. scrisse più tardi (in Introduzione alla geografia, a pag. i i, ediz. 1949), "la geopolitica, che non fa parte del complesso della geografia, ha non soltanto un notevole valore pratico, ma anche informativo e attraverso ad essa vengono valorizzati, dal punto di vista politico, molti risultati dell'indagine puramente geografica".
Durante il periodo triestino conseguì la libera docenza in geologia, nel 1929, e quella in geografia, nel 1931.
Nel 1935, vincitore di una cattedra di geografia economica nelle scuole medie, andò ad insegnare, per un anno, ad Ancona presso l'istituto commerciale.
Il 1° dic. 1935 fu chiamato come professore straordinario alla cattedra di geografia economica dell'università di Catania, ove trovò l'ambiente adatto ai suoi interessi scientifici; ivi successe nel 1955 a G. Ponte nella direzione dell'istituto di vulcanologia. Fu anche preside della facoltà di economia e commercio.
Non si spostò più da Catania; qui morì il 6 ag. 1956.
Il C. fu un "geografo di campagna", cioè il geografo che osserva con i propri occhi i fenomeni nella loro sede naturale) sul territorio, e ne segue le reciproche interferenze. La sua attività scientifica si svolse in un'epoca in cui la scuola geografica tedesca, che aveva trovato sistemazione razionale e rigorosa nella seconda metà del sec. XIX, era dominante. In particolare due concetti erano fondamentali e indiscutibili: quello ambientalista-determinista e quello della compatta unitarietà della disciplina geografica. Pertanto anche il C. cominciò le sue ricerche, affrontando subito problemi della cosiddetta geografia fisica, uno dei due grandi campi di studio della geografia integrale. I primi temi toccati riguardano la morfologia vulcanica e quella carsica. In queste memorie rivela singolarissime doti di vigile osservatore, preoccupato di rendersi conto dei fatti che attraggono la sua attenzione.
Lavorò per un quarantennio, dal 1916 alla morte, ad una produzione che può essere divisa in due periodi, per qualità ed indirizzo di indagine. Il primo ventennio, fino al 1936, fu caratterizzato da un'intensa operosità scientifica, che si articolò in tre prevalenti ambiti di interessi: nel Lazio, nella Carsia-Giulia e sul promontorio del Conero. Prima del 1930 pubblicò una serie cospicua di articoli soprattutto di argomento petrografico e morfologico nei Bollettini della Società geologica italiana e della Società geografica italiana e nelle Memorie e nei Rendiconti dell'Accademia dei Lincei. Dal 1924 al 1937 scrisse una ventina di saggi monografici su circoscritte unità territoriali della Venezia Giulia, che nell'insieme costituiscono il più puntuale e valido contributo italiano alla conoscenza geografica della regione nel tempo in cui essa appartenne per intero all'Italia.
In possesso di una solida preparazione geologica e morfologica, risalendo dalle condizioni fisiche del territorio, pervenne a considerazioni di carattere antropico ed economico, nel pieno rispetto della tradizione geografica del tempo. Questa prevedeva paradigmaticamente, per entrare nel novero dei geografi accademici, la compilazione delle monografle regionali. L'aspirante cattedratico doveva condensare in uno studio su un dato territorio tutti i molteplici elementi, desunti dalle cosiddette discipline ausiliarie naturalistiche, storiche, demografiche, statistiche, economiche, e quindi stilare una conclusione sintetica sulla capacità dell'uomo di trasformare l'ambiente. Si deve riconoscere che il C., proprio grazie alla sua meditata preparazione in geografia fisica, conseguì risultati ben difficilmente raggiunti prima e dopo di lui. Soprattutto le vaste memorie sul Monte Nero e sul Mangart costituiscono un ottimo contributo alla problematica geografica del paesaggio. Un'ampia sintesi delle sue conoscenze del territorio giuliano la troviamo nella Guida della Carsia Giulia, Trieste 1929.
Il breve soggiorno ad Ancona fu molto fruttuoso ed intenso di studi e ricerche: infaticabilmente perlustrò il promontorio del Conero, che descrisse ne Il promontorio del Monte Cònero (in Boll. della R. Soc. geogr. ital., s. 7, I [1936], pp. 361-391); subito dopo intraprese l'analisi sistematica del massimo rilievo orografico marchigiano, soprattutto nella parte culminale: i monti Sibillini. Purtroppo l'opera non vide mai la luce, sebbene il C. vi avesse continuato a lavorare, anche dopo il trasferimento a Catania.
Il secondo periodo dell'attività scientifica del C., quello trascorso a Catania, fu meno fortunato, forse perché fu anche il meno felice della sua vita. La vicinanza dell'Etna era particolarmente eccitante per la sua fantasia e per gli studi che aveva prediletto fin da ragazzo. Fu infatti appassionato e attento scalatore di questa suggestiva montagna vulcanica. Si dedicò al rinnovamento della cantoniera e dell'osservatorio; ne descrisse, dal 1942 al 1954, alcune eruzioni: quella del giugno 1942, quella del dicembre 1949, quella del novembre 1950-dicembre 1951 e, infine, quella del giugno 1955. Studioso di quel vulcano, coltivò una numerosa schiera di allievi, uno dei quali, Francesco Speranza, stimolato dalle sue idee, ne proseguì alcune ricerche geografiche.
Comunque il C. aveva pure cominciato a pubblicare qualche articolo sulle attività che si svolgevano sull'Etna, come la pastorizia (La pastorizia etnea, in Riv. geografica italiana., XLV [1938], pp. 9-21). Se la morte non fosse giunta improvvisa e prematura, avrebbe indubbiamente portato a termine, come aveva già fatto per la Carsia Giulia, un prezioso studio monografico su quella montagna. Il lavoro amministrativo di preside della facoltà e di direttore dell'istituto di vulcanologia, lo distrassero certamente dallo studio e gli fecero rimandare le conclusioni, che forse già aveva in mente. Le lezioni universitarie furono rivolte a temi di geografia regionale di alcune parti del mondo assai interessanti. I corsi pubblicati, o, come li aveva denominati, i Profili più significativi sono quelli editi dal 1944 al 1946, che riguardano la Sicilia, l'America meridionale, la regione britannica e l'U.R.S.S.
Il C. partecipò alla redazione di memorie su argomenti e problematiche molto discussi anche in sede geografica negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, come lo spopolamento montano (Lo spopolamento montano nella montagna triestina e fiumana, nella collana Lo spopolamento montano in Italia, V, Le Alpi Giulie, Roma 1937)., i porti (I porti della Sicilia. Note geografico-economiche, in Problemi mediterranei, XIV [1937], pp. 5-16, e I porti secondari della Sicilia, ibid., pp. 78-87) e le saline (Le saline istriane, in Bollettino della R. Società geografica ital., s. 7, II [1937], pp. 373-92; L'industria salinara trapanese, in Problemi mediterranei, XV [1938], pp. 354-61 e XVI [1939], pp. 51-59, e Le Salinelle di Paternò e la loro attuale attività, in Boll. delle sedute d. Acc. Gioenia, s. 4, II [1954], pp. 515-28).
Tra le opere compilative scrisse. La vegetazione e la produzione forestale, Milano 1938; le Nozioni di climatologia, Catania 1941, e La produzione mineraria, ibid. 1942. Opera compilativa anch'essa, ma più poderosa, sono i due volumi di geografia generale, che egli intitolò, con modestia, Introduzione alla geografia (Catania 1943, 2ed. ibid. 1949). Trattati di geografia generale, sia pure in forma espositiva e indirizzati agli studenti universitari si sono fatti in seguito sempre più rari. Quando il C. scriveva, la geografia era "la scienza che studia la distribuzione spaziale e la correlazione dei vari fenomeni fisici, biologici ed umani, che si svolgono sulla superficie terrestre, e ne dà una descrizione esplicativa. La geografia è, quindi, scienza sintetica che considera nel loro insieme e nella loro coesistenza e reciproca influenza, fenomeni, che studiati in sé stessi, sono oggetto di indagine particolare di altre branche del sapere" (p. 9della seconda edizione). Tale presuntuosa posizione della geografia = scienza, che ha prodotto molti danni alla disciplina, era allora affermata dalla maggior parte dei geografi, anche di quelli, come il C., che coltivarono studi particolari ed analitici.
Oltre ai lavori citati ricordiamo: Notizie geologiche sul gruppo del Mangart (Alpi Giulie orientali), in Boll. d. Società adriatica di scienze naturali, XXIX (1926-27)., pp. 177-204, e Note geografiche sul gruppo del Mangart, in Ann. d. Univ. di scienze econ. e commerciali di Trieste, I (1929), pp. 131-59; Il gruppo dei Monte Nero, in Ann. d. R. Università di Trieste, 1932, pp. 128 ss.; Appunti sull'eruzione laterale etnea del 30 giugno 1942, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s., 7, VIII (1943). pp. 20-29; La Sicilia. Profilo geografico-economico, Catania 1944; L'America meridionale. Profilo, ibid. 1944; La Regione britannica. Profilo, ibid. 1945; L'U.R. S.S. Profilo geografico, ibid. 1946; L'eruzione etnea del dicembre 1949, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 8, III (1950), pp. 323-34; L'eruzione laterale etnea del dicembre 1949, in Boll. delle sedute dell'Acc. Gioenia, s. 4, II (1953), pp. 301-07; L'eruzione laterale etnea del novembre 1950-dicembre 1951, in Bull. volcanologique, s. 2, XV (1954), pp. 1-70; L'attività eruttiva terminale dell'Etna iniziatasi il 25 giugno 1955, in Stromboli, IV (1955)., pp. 3-18.
Bibl.: Necr., in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 8, IX (1956), pp. 501-506; e in Riv.geogr. ital., LXIV (1957), pp. 41 s.; Encicl. Italiana, Append. 1949-1960, p. 459.