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CHARPENTIER, Gustave

di Guido Maria Gatti - Enciclopedia Italiana (1931)
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CHARPENTIER, Gustave

Guido Maria Gatti

Musicista, nato a Dieuze (Lorena) il 25 giugno 1860. Studiò il violino a Tourcoing, a Lilla e a Parigi, nella quale ultima città si pose allo studio della composizione nella classe del Massenet. Vinse il Prix de Rome nel 1887 con la cantata Didon, e durante gli anni di permanenza a Villa Medici (1887-90) compose: Napoli, frammento delle Impressions d'Italie, la sinfonia-dramma in tre atti La Vie du Poète; alcuni Poèmes chantetés per voce e pianoforte; inoltre scrisse per intero il libretto di Louise e ne musicò tutto il primo atto. Di ritorno a Parigi, i primi suoi lavori rivelano la tendenza sociale moralizzante, che distinguerà d'ora innanzi la sua arte e la sua vita: la Chanson du Chemin (C. Mauclair) e soprattutto le Impressions fausses (Verlaine) per orchestra, baritono e coro maschile, eseguiti allo Châtelet nel 1894, lo presentano d'un tratto nella sua fisionomia di cantore della gente umile, di cui rivendica il diritto alla gioia e alla luce. Allo stesso indirizzo, anzi con un carattere anche più spiccato di misticismo umanitario, appartiene l'opera sua più nota, il "romanzo musicale" in quattro atti e cinque quadri Louise, rappresentato per la prima volta all'Opéra Comique di Parigi il 2 febbraio 1900. Altre composizioni di lui sono: Les Fleurs du Mal, liriche per canto e pianoforte, la Sérénade à Watteau per voce e orchestra (1896), il dramma lirico in cinque atti Julien, tratto da La Vie du Poète, rappresentato per la prima volta all'Opéra Comique il 4 giugno 1913, e infine L'Amour au Faubourg, terza opera del trittico popolare (1914) non ancora rappresentata.

Sebbene sia spesso eseguita anche la sua musica non teatrale, lo Ch. resta soprattutto l'autore di Louise, cioè dell'opera in cui la sua concezione del dramma musicale e la sua personalità di musicista, si esprimono con maggior compiutezza e coerenza.

Prossimo allo stile cosiddetto realistico del Bruneau, lo stile dello Ch. è però soggetto qua e là ad interferenze d'ordine extra-musicale, e le pagine più deboli di Louise sono per l'appunto quelle dove la retorica umanitaria si espande senza limiti (molti passi dell'atto II, il duetto col quale s'inizia l'atto III, ecc.); e i personaggi tanto più sono vaghi, non concretati artisticamente in caratteri, quanto più l'autore ha voluto farne dei tipi simbolici, delle astrazioni concettuali. Invece, tutte le volte che, involontariamente o no, lo Ch. cessa di atteggiarsi a "bardo" di un'idea, si fa poeta; non di alto volo, ma di una gentilezza commossa (vedi la berceuse del quarto atto, il finale del primo); oppure riesce ad esprimere con una tavolozza semplice ma sicura certe atmosfere di città (Parigi), in cui la materia realistica (gridi e rumori della strada, macchiette di venditori ambulanti, ecc.) è completamente rivissuta dall'artista e trasformata dallo stile.

L'originalità stilistica dello Ch. è assai limitata: quantunque non manchino nella musica dello Ch. segni d'una influenza di Berlioz, ben più sensibili e profondi sono quelli di Massenet (nella tematica e nei relativi, se pur non ampî, sviluppi) e del tematismo di Wagner.

Tuttavia Louise rappresenta un momento significativo nella storia dell'opera moderna francese e conserva ancor oggi, dopo trent'anni, una fresca grazia che giustifica il suo frequente ritorno sulle scene. È l'opera di un musicista che ha creduto in quello che creava, nei suoi ideali di artista e di uomo, e che ha sofferto con le sue creature.

Il successo di Louise si delineò sin dalle prime esecuzioni: subito dopo Parigi, essa fu accolta con simpatia in Germania e altrove. In Italia, rappresentata per la prima volta a Milano nel 1901 e ripresa più tardi, non suscitò mai entusiasmi. L'Opéra Comique di Parigi ha festeggiato nel 1921 la 500ª rappresentazione dell'opera sulle sue scene.

Lo Ch., che nel 1912 è entrato a far parte dell'Institut occupando il seggio del maestro suo Massenet, ha dedicato una parte della sua attività all'educazione musicale delle classi umili, soprattutto con la fondazione della Œuvre de Mimi Pinson per le giovani operaie parigine, la quale comprende, fra l'altro, un conservatorio popolare per l'insegnamento della musica.

Bibl.: A. Himonet, Louise, Parigi 1922; O. Seré, Musiciens français d'aujourd'hui, Parigi 1911; I. Pizzetti, Musicisti contemporanei, Milano 1914.

Vedi anche
Jules-Émile-Frédéric Massenet Musicista francese (Montaud, Loira, 1842 - Parigi 1912). Studiò al conservatorio di Parigi con A. Laurent, N.-H. Reber e A. Thomas, e ne uscì nel 1863 vincendo il Prix de Rome. Divenne rapidamente famoso come compositore di romanze, di pagine strumentali e, soprattutto, di opere. Nel 1878 successe a ... Donizétti, Gaetano Musicista (Bergamo 1797 - ivi 1848). Celebre operista, la sua arte va considerata come il culmine della musica italiana nel suo momento di passaggio dal tiepido iniziale romanticismo del secondo Rossini al romanticismo appassionato o rapito che recherà i segni di G. Verdi. Tra le sue circa 70 opere vi ... André-Charles-Prosper Messager Musicista francese (Montluçon, Allier, 1853 - Parigi 1929). Studiò alla scuola Niedermeyer di Parigi. Fu dapprima organista di chiesa e poi direttore d'orchestra in teatri londinesi e parigini (Covent Garden, Opéra, Opéra-Comique e, nel 1924, i Balletti russi di S. P. Djagilev). È noto come autore di ... Aureliano Pèrtile Tenore (Montagnana, Padova, 1885 - Milano 1952); studiò con V. Orefice e M. Bavagnoli; esordì a Vicenza (1911). Dotato di tecnica personalissima, che gli permise di cimentarsi in un vasto repertorio, si affermò in Italia e all'estero come interprete di grande musicalità e intelligenza scenica, divenendo ...
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