STRESEMANN, Gustav
Uomo di stato tedesco, nato il 10 maggio 1878 a Berlino, morto ivi il 3 ottobre 1929. Studiò a Berlino e a Lipsia. Entrò come impiegato nella direzione della Federazione dei fabbricanti di cioccolato di Dresda, passò poi nel 1901 all'associazione degl'industriali di Dresda, e riuscì a stringere gl'industriali di Dresda, Lipsia e Chemnitz in un'Associazione industriale sassone, di cui fu Syndikus dal 1902 al 1918.
Lo St. era divenuto, ancora giovanissimo, uno degli esponenti delle organizzazioni padronali tedesche. Non fu però mai industriale, ma un intellettuale della vita economica, tipico della Germania guglielmina. Aveva fondato la rivista Sächsische Industrie, compilò varî saggi di politica economica e partecipò alla fondazione del Hansabund. Di pari passo con la sua carriera di rappresentante degl'interessi industriali si compiva la sua evoluzione politica. Dopo aver appartenuto per breve tempo all'"Associazione nazionalsociale" di Friedrich Naumann, che vagheggiava la formazione d'una coscienza operaia nazionale nella nuova Germania industriale, aderì nel 1903 al partito liberale-nazionale. Lo St. v'iniziò la sua attività lottando contro i gruppi agrarî e propugnando una più diretta partecipazione dell'industria alla vita politica. Combatté i privilegi dell'aristocrazia. Nel 1907 era eletto deputato al Reichstag per Annaberg, entrava nella direzione del partito e diveniva il braccio destro del suo capo E. Bassermann. Caduto nelle elezioni del 1912, viaggiò negli Stati Uniti e nel Canada, visitò le grandi città industriali americane e strinse relazioni, di cui si valse, tornato in patria, per fondare un'associazione economica tedesco-americana. Era ormai uno dei più battaglieri fautori dell'imperialismo economico, degli armamenti navali e di una grande politica coloniale.
Durante la guerra mondiale si agitò per imprimere alla politica di guerra un carattere decisamente imperialistico. Rieletto deputato nel dicembre del 1914, divenuto nel 1917, alla morte del Bassermann, il capo della frazione liberale-nazionale al Reichstag, combatté violentemente il cancelliere Bethmann-Hollweg. Appoggiò il Ludendorff e lo Stato maggiore contro il governo, attaccò i diplomatici, intervenne per una "più grande Germania", per l'annessione delle regioni baltiche, di Briey e Longwy, e per il protettorato sulla Fiandra, entrò nel Comitato indipendente per una pace tedesca, si batté per la guerra sottomarina a oltranza. Solamente il 1° ottobre 1918 riconobbe che il sistema era fallito anche nella condotta tecnica della guerra, ma respinse l'accusa della responsabilità tedesca. Da quel momento si convertì da devoto della forza in apostolo del diritto e della conciliazione dei popoli. Tutta la sua politica futura è volta a far trionfare il principio degli accordi internazionali.
Considerò dapprima la rivoluzione tedesca come un'enorme vergogna, che avrebbe preparato alla nazione un avvenire di miseria. A poco a poco però si conciliò con la repubblica, riconoscendo in essa l'unica base possibile d'una rinascita della Germania. Al momento del crollo dell'impero era stato spodestato dalla sua carica di capopartito: i suoi liberali-nazionali si fusero con i progressisti in un grande partito democratico, che riconobbe la repubblica. Non si perdette d'animo, e già il 15 dicembre 1918 creava la Deutsche Volkspartei, che si definì partito del "giusto mezzo". Entrò all'Assemblea nazionale di Weimar, dopo una strenua lotta, alla testa d'un gruppo di 22 deputati, che salirono a 64 nel 1920, nelle elezioni per il primo Reichstag della repubblica. Vi sostenne gl'interessi della borghesia contro la politica tributaria di M. Erzberger e contro i piani di socializzazione di W. Rathenau, e attaccò la politica d'adempimento dei trattati seguita dai socialdemocratici e dal centro. Nel luglio del 1922 si dichiarava disposto alla collaborazione, ma un primo tentativo di coalizione dei partiti medî fallì per l'ostilità dei socialdemocratici. La difficoltà fu superata col gabinetto d'affari Cuno, che lo St. appoggiò facendovi entrare due suoi uomini. Sostenne il Cuno nell'avventura della Ruhr, ma si avvide ben presto che la lotta era senza speranza e che conveniva cedere al più presto. Nel marasma dell'inflazione e della sconfitta diplomatica egli apparve l'uomo nuovo, dallo spirito realistico, atto a far collaborare in un supremo sforzo di salvezza le sinistre e le destre moderate e a riprendere i contatti con la Francia. Il 13 agosto 1923 diveniva cancelliere e ministro degli Esteri, alla testa di una grande coalizione parlamentare che comprendeva il suo partito, il centro, i democratici e i socialdemocratici. Il 24 agosto dichiarava finita la lotta per la Ruhr. Per porre riparo all'inflazione chiese i pieni poteri, ma la socialdemocrazia, che riteneva minacciata la giornata lavorativa di 8 ore, lo costrinse a dimettersi (3 ottobre 1923). La catastrofe del marco provocò una resipiscenza dei socialdemocratici, sicché egli poté comporre un secondo gabinetto (6 ottobre) e avere mano libera (13 ottobre).
Ne profittò per rovesciare manu militari i governi comunisti insediatisi in Sassonia e in Turingia. Perdette però in tal modo l'appoggio dei socialisti e dovette rimaneggiare il suo gabinetto senza di loro. Represse le mene separatiste in Renania e nel Palatinato e infine stroncò il putsch di Hitler a Monaco affidando pieni poteri al gen. von Seeckt, comandante della Reichswehr (8 novembre). La sua energia salvò la Germania dalla secessione e dallo sfacelo. Contemporaneamente iniziò la lotta contro l'inflazione: il 15 novembre era emessa la nuova moneta, il Rentenmark. Le sue misure scontentarono però gl'industriali e particolarmente il potentissimo Hugo Stinnes, già suo fautore, e il 23 novembre era rovesciato. Rimase tuttavia al Ministero degli esteri, reggitore ormai insostituibile della politica estera in tutti i successivi gabinetti tedeschi. Il problema capitale era quello delle riparazioni: lo St. dichiarò di seguire una "Realpolitik" nazionale, lanciò la parola d'ordine "attraverso il lavoro e il sacrificio alla libertà", accettò cioè il principio del pagamento entro i limiti del possibile, cercando di convincere il mondo della buona volontà tedesca. Mostrò in questa impresa una grande abilità tattica e un indomito coraggio. Nell'agosto del 1924 era alla conferenza di Londra per trattare l'esecuzione del piano Dawes. Lo St. ottenne un primo successo con lo sgombero dei Francesi e Belgi dalla Ruhr (agosto 1925). Profittò della generale distensione degli animi per incontrarsi con Briand e Chamberlain a Locarno (5 ottobre 1925), dove fu deciso quel Patto di sicurezza, che, firmato a Londra il 1° dicembre con l'intervento dell'Italia, sembrò inaugurare una nuova era nella storia d'Europa. Nel marzo 1926 lo St. era a Ginevra a trattare l'entrata della Germania nella Società delle nazioni, che avveniva il 10 settembre. Il 17 dello stesso mese s'incontrava nuovamente a Thoiry con Briand, cercando di ottenere l'anticipato sgombero della Renania e della Saar: otteneva soltanto la soppressione della commissione militare interalleata a Berlino. Nello stesso tempo allacciava rapporti con la Russia sovietica, che portarono al patto di neutralità in caso di aggressione (Berlino, 24 aprile 1926). Nell'agosto del 1928 si recava, primo ministro degli Esteri tedesco, a Parigi per sottoscrivere il patto Kellogg di condanna della guerra. Aveva ottenuto nel 1926 il premio Nobel per la pace insieme con Briand. Ma già nel 1927 si era manifestata la nefrite. Continuò tuttavia a prodigarsi, noncurante delle insistenze dei medici. Nell'agosto del 1929 era a L'Aia per il piano Young, che ridusse le annualità estendendo il pagamento delle riparazioni a un periodo lunghissimo. Ottenne in compenso l'impegno dell'anticipato sgombero della Renania, ma dovette sostenere per l'accettazione del piano, una faticosa lotta interna che esaurì le sue ultime forze fisiche.
Opere: Wirtschaftspolitische Zeitfragen, Dresda 1911; Michel, horch, der Seewind pfeift, Berlino 1916; Macht und Freiheit. Vorträge, Reden u. Aufsätze, Halle 1918; Von der Revolution bis zum Frieden von Versailles. Reden und Aufsätze, Berlino 1920; Wirken und Leben. Reden u. Schriften, Dresda 1926; Der Weg des neuen Deutschlands, Berlino 1927. Antologie dei suoi scritti e discorsi: St.-Buch, a cura di P. Luther, Berlino 1923; St.-Auszüge aus seinen Reden u. Aufsätzen, a cura di P. Ostwald, Bielefeld 1931. Il suo segretario H. Bernhard compilò sulla scorta di lettere e appunti tre volumi di memorie: St. Vermächtniss, Berlino 1932-33 (trad. it., Milano 1934).
Bibl.: F. Miethke, G. St. d. Wirtschaftspolitiker, Dresda 1919; C. Reventlow, Minister St. als Staatsmann und Anwalt des Weltgewissens, Monaco 1925; 10ª ed., 1927; H. Wolf-Dessau, St.s Weg. Untergang oder Befreiung?, Berlino 1925; R. v. Rheinbaben, St., Dresda 1928; 2ª ed., 1930; R. Olden, St., Berlino 1929; G. St. zum Gedächtnis, a cura di E. Redslob, ivi 1929; H. Bauer, St. Ein deutscher Staatsmann, ivi 1930; E. Stern-Rubarth, St. der Europäer, ivi 1930; A. Vallentin, St. Vom Werden einer Staatsidee, Lipsia 1930.