GRUNDGENS, Gustaf
Gründgens, Gustaf (propr. Gustav)
Attore e regista teatrale e cinematografico tedesco, nato a Düsseldorf il 22 dicembre 1899 e morto a Manila il 7 ottobre 1963. Istrione geniale, dotato di tecnica impeccabile e di una duttilità virtuosistica, personaggio discusso a causa dei suoi legami politici con il nazismo, fu in ogni caso uno dei maggiori attori teatrali tedeschi del Novecento, di cui il cinema solo di rado mostrò di saper cogliere il fascino ambiguo.Attore di giro con varie compagnie, negli anni turbolenti della Repubblica di Weimar si mise in luce nei Kammerspiele di Amburgo e a Berlino. Dopo gli scandali suscitati dalle sue interpretazioni nelle commedie di Klaus Mann Anja und Esther (1925) e Revue zu Vieren (1927), che trattavano esplicitamente di omosessualità e nelle quali recitava al fianco di Erika Mann (divenuta sua moglie nel 1926), ottenne un notevole successo interpretando nel 1928 Die Verbrecher di F. Bruckner e nel 1930 Viktoria di W.S. Maugham, per la regia di M. Rheinardt. Intanto nel 1921 aveva esordito nel cinema con un piccolo ruolo in Danton di Dimitri Buchowetzki, mostrando però le sue qualità solo molti anni più tardi in Frau im Mond (1929; Una donna nella Luna) di Fritz Lang e nel ruolo del sinistro capo della malavita in M (1931), ancora di Lang. Nel 1932 colse un clamoroso successo allo Staatliches Schauspielhaus di Berlino nel Faust di J.W. von Goethe, interpretando un Mefistofele demagogo e violento. Nominato nel 1934, dopo l'avvento del nazismo, direttore dello Staatliches Schauspielhaus, e sposata nel 1936 l'attrice Marianne Hoppe, continuò a mietere successi nel repertorio classico e leggero, mentre il cinema, salvo eccezioni (Liebelei, 1933, Amanti folli, di Max Ophuls), gli offriva ruoli privi di spessore. Nominato nel 1936 al Preussische Staatsrat, dal 1937 al 1945 fu direttore generale dei Teatri di Berlino. Sulla sua figura di artista accecato dall'ambizione e pericolosamente legato al potere, K. Mann modellò il protagonista del suo romanzo satirico Mephisto, Roman einer Karriere (1936), di cui G. riuscì per anni a impedire la pubblicazione in Germania (e di cui István Szabó nel 1981 avrebbe realizzato una versione cinematografica). Passò alla regia con Eine Stadt steht Kopf (1932), seguito fra l'altro da Capriolen (1937), da Liebe im Gleitflug (1938), dal melodramma Der Schritt vom Wege (1939; Il romanzo di una donna, tratto da Effi Briest di Th. Fontane). Con la Terra-Filmkunst, la casa di produzione che aveva fondato nel 1938, realizzò Friedemann Bach (1941; Senza gloria), film diretto da Traugott Müller, che racconta, come una polemica risposta al Mephisto di Mann, la storia di un figlio d'arte (il primogenito di J.S. Bach), interpretato peraltro dallo stesso G., oppresso dalla fama del padre. Caduto il nazismo, fin dal 1946, fra molte polemiche, tornò all'attività teatrale e alle cariche d'anteguerra. Nel 1960 riprese il suo celebre Mefistofele, di cui Peter Gorski realizzò in quello stesso anno una versione cinematografica. Morì a Manila, forse suicida, nel corso di una tournée. È uscita, postuma a cura di R. Badenhausen e P. Gründgens-Gorski, la raccolta di suoi scritti Briefe, Aufsätze, Reden (1967).
A. Mühr, Gustaf Gründgens. Aus dem Tagewerk des Schauspielers, Hamburg 1943; D. Sternberger, Gang zwischen Meistern, Frankfurt a. M. 1987, pp. 341-75 (trad. it. Ombre del mito, Bologna 1992, pp. 103-37).