Rittau, Günther
Direttore della fotografia e regista cinematografico tedesco, nato a Königshütte (od. Chorzów, in Polonia) il 6 agosto 1893 e morto a Monaco di Baviera il 7 agosto 1971. Apportò al cinema tedesco un'inventiva basata su una vasta conoscenza della matematica, della fisica e dell'ottica, e prese parte alla lavorazione di alcuni classici degli anni Venti e dei primi anni Trenta. Nel cinema nazista fu uno degli operatori e successivamente dei registi di spicco. Nel 1967, ormai lontano dalla scena professionale, ricevette il Deutscher Filmpreis alla carriera.
Dopo aver studiato ingegneria alla Technische Hoch-schule di Berlino, lavorò in una fabbrica di apparecchi ottici, per poi entrare nel 1919 nella casa di produzione Decla di Erich Pommer (dal 1920 Decla-Bioskop-AG), dove sperimentò procedimenti di riprese accelerate, microcinematografia e altre tecniche destinate al documentarismo scientifico, diventando uno dei pionieri di quel rinnovamento che portò il cinema tedesco a eccellere in Europa per la qualità delle sue tecnologie. Nel 1921 passò al film di finzione, ma, privo com'era di una vera cultura fotografica, per alcuni anni venne quasi sempre affiancato ad altri operatori, a partire da Friedrich Paulmann in Der Eisenbahnkönig (1921) di Eugen Illés, e Carl Hoffmann in Der steinerne Reiter (1922; Il cavaliere di pietra) di Fritz Wendhausen e in Die Nibelungen (1924; La canzone dei Nibelunghi) di Fritz Lang. In quest'ultimo film diede corpo a effetti visivi impensabili per l'epoca, come nella sequenza dell'aurora boreale e soprattutto in quella dei nani pietrificati, i cui volti restano vivi per qualche istante, nell'atto di urlare, prima di irrigidirsi (per ottenere questo effetto realizzò in macchina una sovrimpressione graduale, dal basso verso l'alto, del fotogramma, gestita attraverso il computo dei fotogrammi). Il successo personale così ottenuto gli permise di operare talvolta da solo, come in Der Turm des Schweigens (1924) di Johannes Guter e in Asphalt (1929; Asfalto) di Joe May. Nella maggior parte dei casi continuò però a collaborare con altri: Karl Freund in Metropolis (1927) di Lang, Hans Schneeberger in Melodie des Herzens (1929) di Hanns Schwarz e in Der blaue Engel (1930; L'angelo azzurro) di Josef von Sternberg, e soprattutto Konstantin Tschet e Otto Baecker, per i quali illuminò in numerosi film tra il 1928 e il 1936.
Tra i registi lavorò in particolare con Schwarz, Robert Siodmak e Karl Hartl. La sua posizione si rafforzò con l'avvento al potere di A. Hitler: rimasto in patria dopo la partenza dei maggiori cineasti tedeschi, nel 1937 R. ebbe la possibilità di passare alla regia. Brand im Ozean (1939; Oceano in fiamme) e U-Boote westwärts! (1941; Arditi dell'oceano), film di impianto documentaristico che coniugavano ambizioni fotografiche realiste con una esplicita missione di propaganda bellica, gli consentirono di entrare nell'élite dei registi nazisti e di intraprendere un'intensa carriera. Travolto nel 1945 dal crollo del regime, nel 1948 riprese temporaneamente l'attività: diresse due film, Vor uns liegt das Leben, noto anche come Die Fünf vom Titan, ed Eine alltägliche Geschichte, e fondò una società di produzione, la Stella-Film, che però fallì dopo brevissimo tempo. Nel 1954 tornò al cinema come operatore, e fino al 1957 firmò le immagini di una decina di film, il più importante dei quali è Kinder, Mütter und ein General (1955; All'Est si muore) di Laslo Benedek.