GUNDOBALDO o Gundobado o Gondebaldo, re dei Burgundi
Regnò dal 480 circa sino al 516. Era successo al padre Gundiok con i fratelli, di cui pare si sia liberato con mezzi violenti (v. burgundi); certo riunì nelle sue mani tutta la Borgogna. Intelligente e colto, cercò di romanizzare il suo popolo, di favorirne la coesistenza coi Romani. Monumento insigne è la raccolta di leggi che da lui prende nome (Legge di Gundobaldo o Gombetta); il diritto romano vi è preminente come in nessun'altra legge barbarica, perché vi si afferma il concetto dell'uguaglianza di tutti, Romani e Barbari, davanti alla legge. G. era re per i suoi Barbari, per i Gallo-romani patrizio e rappresentante dell'Impero; negli atti, nelle monete, conservò fede alla tradizione imperiale. Verso il 500 venne a lotta con Clodoveo, re dei Franchi, che cercava di abbattere il regno burgundico, approfittando delle discordie della famiglia di G.; riuscì questi a respingere l'attacco, ma a stento, sì che lo stato burgundico rimase indebolito e scosso nel credito. Temendo la potenza di Teodorico, re degli Ostrogoti, rifiutò di allearsi con lui contro i Franchi, anzi appoggiò stoltamente Clodoveo contro i Visigoti di Tolosa. Così egli ariano cooperò alla caduta dell'arianesimo in Gallia e si alienò l'amicizia di Teodorico senza assicurarsi quella franca. Negli ultimi anni favorì lo sviluppo del cattolicesimo nel regno, pur rimanendo nella sua fede. Lasciò il regno al figlio Sigismondo.
Bibl.: v. burgundi.