GUIZZA, Domenico, detto Caporalini (Caporalino, Caporali)
Nacque a Recanati, presso Ancona, il 6 luglio 1769, primogenito di Cristofaro, possidente, e di Maria Fantini.
Ancora fanciullo subì l'operazione di orchiotomia, perché probabilmente destinato a entrare come cantore nella prestigiosa cappella della S. Casa di Loreto, centro intorno a cui gravitava gran parte dell'attività musicale del contesto regionale marchigiano. Intraprese pertanto gli studi musicali come allievo di F. Cartocci, maestro di cappella del duomo di Recanati, dimostrando presto di avere un registro vocale molto esteso, dalle note più gravi proprie del contraltista al do sopracuto del sopranista.
Questa possibilità di giostrare con suoni pieni e sonori nel registro grave, pur mantenendo le caratteristiche precipue del castrato, gli permise da una parte di specializzarsi ben presto nei ruoli di donna buffa, esordendo sulle scene, ancora adolescente, nel Carnevale del 1784 al teatro dell'Aquila di Fermo, come "seconda donna" ne La scuola de' gelosi di A. Salieri; nel corso della sua carriera poté tuttavia ricoprire anche ruoli maschili di particolare rilevanza drammatica come quello del Commendatore e della Statua ne Il convitato di pietra di G. Gazzaniga (Milano, teatro alla Scala, autunno 1789; rappresentato insieme con L'impresario inangustie di D. Cimarosa).
Fin dal suo esordio fu citato nei libretti con il nome d'arte di Caporalino, trasformatosi poi in Caporalini ed esteso così all'intera famiglia (come risulta da tutti i documenti a essa relativi rinvenuti a partire dall'epoca napoleonica). Nel 1785, mantenendo fede alla propria formazione vocale sacra, cantò a Jesi tra i coristi soprani negli oratori La morte d'Abelle di G. Giordani e Isacco figura del Redentore di G. Andreozzi, su testo di Metastasio; sempre dal 1785, fino al 1790, venne ogni anno chiamato a cantare nella cattedrale di Ancona in occasione delle celebrazioni di S. Ciriaco.
Nel Carnevale 1786 tornò nuovamente al teatro come seconda donna ne I due castellaniburlati di V. Fabrizi, rappresentato al teatro della Fortuna di Fano. Data alla primavera 1787 il debutto a Roma, nel teatro minore della Pallacorda, come prima donna ne I viaggiatori felici di P. Anfossi; mentre in estate il G. esordì sul più importante palcoscenico del teatro Valle, nel ruolo della virtuosa Merlina, ne L'impresario in angustie di Cimarosa.
È in questa occasione che J.W. Goethe, a Roma per il suo secondo soggiorno, ha modo di ascoltarlo, e in data 31 luglio annota: "i castrati, in abiti da donna rappresentano le loro parti sempre meglio e piacciono sempre più […] tutti recitano con grande naturalezza e molto spirito" (Viaggio in Italia, in Opere, p. 454). Né si esauriscono qui i rapporti tra Goethe e il G., indicato affettuosamente nelle lettere di quegli anni ad amici e corrispondenti in Italia come "der Kleine" o "der Bube" (il piccolo, il ragazzo), per la giovane età; il castrato, infatti, è tra gli interpreti dell'opera buffa chiamati a esibirsi nella casa romana di Goethe, vicino a palazzo Rondanini, in occasione di uno splendido concerto: "ho fatto cantare i pezzi migliori degli ultimi intermezzi; […] tutto fu eseguito da artisti per amore di artisti" (ibid., p. 456).
Tra i tedeschi residenti a Roma il G. era familiarmente conosciuto come "Rugantino", e malgrado sia difficile comprendere oggi il motivo dell'identificazione con questa maschera romana dal carattere prepotente e argutamente linguacciuto, non è da escludere un qualche legame con l'aspetto fisico del G., che si presentava, come risulta dalla carta d'iscrizione all'anagrafe napoleonica datata 1812, con naso e mento piuttosto grosso e un colorito rubizzo da gran bevitore. Il nome Rugantino viene inoltre utilizzato da Goethe per uno dei personaggi, Carlos von Castelvecchio, che nella finzione del teatro interpreta per l'appunto un cantante, in Claudine von Villa Bella, il Singspiel in tre atti pubblicato nel 1775 ma riscritto da Goethe proprio negli anni del soggiorno romano (cfr. Zapperi, pp. 99-103).
Nell'autunno del 1787, ancora al Valle, il G. fu tra gli interpreti de Il maledico confuso di L. Caruso e Il viaggiatore fortunato in amore di V. Fabrizi. Per il Carnevale del 1788 tornò per una breve parentesi a Recanati, al teatro de' Nobili, per le recite de L'infedeltà fedele di Cimarosa e Il Socrate immaginario di G. Paisiello, al fianco di celebrità come L. Bruschi, che godeva grande fama in Italia, con il quale si ritroverà in compagnia una volta tornato a Roma. Dal settembre 1788 infatti, fino al 1792, il G. è stabile al teatro Valle nel ruolo di "prima donna buffa", impegnato in drammi giocosi, intermezzi e farse a cinque, sei e sette voci, insieme con il tenore G. Garibaldi (Caribaldi).
Al Valle cantò nel 1788 ne Il geloso disperato di G. Robuschi e Il fanatico burlato di Cimarosa; nel 1789 ne La fiera di Forlimpopoli di Marcello di Capua (M. Bernardini), Il medico burlato di P. Guglielmi, Le due spose in contrasto di L. Caruso, La fedeltà tra le selve di F. Bianchi e V. Fioravanti, e L'amor contrastato di Paisiello; nel 1791 ne La donna bizzarra di Bianchi, Li raggiri scoperti di G. Tritto; nel 1792 ne Le nozze in villa di S. Palma e La credutaselvaggia di G. Tritto.
Sempre a Roma, il G. si esibì nel 1789 al teatro Capranica ne Il gentil'uomo di Manfredonia di Fioravanti, e La sposa volubile di Caruso; durante il Carnevale del 1790 al teatro della Pallacorda, sempre col Garibaldi, nelle due farsette Il selvaggio di California e La villanella incivilita, rispettivamente di Fioravanti e Guglielmi; nella primavera 1792 all'Alibert ne L'alchimista deluso di Fioravanti.
Il successo ottenuto a Roma gli procurò una scrittura quanto mai vantaggiosa per Lisbona, ove si trasferì nel 1793, rimanendovi per sette anni.
Il 30 giugno del 1793, in occasione dei festeggiamenti per la nascita nella casa reale della principessa di Beira e l'apertura del nuovo teatro, che prese il nome di S. Carlos, il G. fu incluso stabilmente nella compagnia d'opera, tutta italiana ed esclusivamente maschile, come "prima donna buffa assoluta"; l'inaugurazione del teatro avvenne con La ballerina amante di Cimarosa.
A Lisbona il G. incontrò il favore del pubblico e fu impegnato in oltre cinquanta diversi ruoli, con una media di sette spettacoli l'anno, in opere di Paisiello (Lafrascatana, La molinara, Nina ossia La pazza per amore), Cimarosa (Il matrimonio segreto, Il fanaticoburlato, Il pittor parigino, Il credulo, Orazi e Curiazi), G. Sarti (Le gelosie villane, I finti eredi), V. Martín y Soler (Una cosa rara ossia Bellezza ed onestà), A. Salieri (Axur re d'Ormus).
Testimonianza della notorietà raggiunta dal G. presso i Portoghesi è data da un passo di una commedia, La serva riconoscente, del 1798: un pasticcio che mescola alla prosa brani di musica estratti dalle opere acclamate nel corso di quegli anni al teatro S. Carlos. Nella scena XV del primo atto, in un curioso momento di metateatro, Arlecchino chiede al personaggio di Camilla, interpretato sulla scena da Caporalini, di fare la parte del Caporalini stesso, in quanto esecutore di un famoso sestetto dell'opera Il furbo malaccorto di Fioravanti, (rappresentata nell'autunno del '97). Ai dubbi sollevati circa il sesso del cantante ("ma signor Arlecchino badate di non sbagliare, perché molte volte ho sentito parlar di Caporalini e sò ch'egli è un uomo"), la replica è immediata: "L'è omo, ma el gha la voce sutila, e el fa le parti da donna; è cossa ch'el piase! E che furor ch'el fa! e po, basta che i vaga al teatro, i vederà".
Del teatro S. Carlos il G., dalla Pasqua del 1799 al Carnevale del 1800, divenne inoltre impresario, in società con il celebre corregionale G. Crescentini.
Tornato in Italia, calcò le scene un'ultima volta nella primavera del 1801 al teatro La Fenice di Venezia, in occasione della fiera dell'Ascensione, come protagonista dell'Armida abbandonata di F. Bertoni e della Penelope di Cimarosa.
Si stabilì quindi nella nativa Recanati assumendo, nel biennio 1803-04, l'impresa del teatro e collaborando anche all'allestimento delle opere; ancora nel Carnevale del 1824, per la rappresentazione del Torvaldo e Dorliska di G. Rossini, tenne l'incarico di maestro al cembalo. Nel 1806 fu nominato maestro di cappella del duomo di Recanati, incarico che condivise dal 1843, a causa della gotta che lo affliggeva, con l'allievo e compositore F. Bartolomei-Cartocci. Dedicatosi in particolar modo all'insegnamento della musica e all'educazione delle voci, ebbe tra gli altri allievi il baritono R. Sabbatini, il basso N. Rughini e il compositore G. Persiani.
Il G. svolse parallelamente altri incarichi, come quello, nel 1812, di "ricevitore comunale", cioè esattore delle imposte a nome del Comune. Seppe inoltre ben amministrare i proventi della proficua carriera; nel 1830 risulta, dai registri catastali, possessore di una casa in città e di quattro terreni rurali, con annesse abitazioni, per un valore complessivo di 500 scudi, eredità che rimase alla sorella minore Vittoria.
Il G. morì a Recanati l'11 genn. 1848.
Fonti e Bibl.: J.W. Goethe, Opere, a cura di V. Santoli, Firenze 1970, pp. 453 s., 456; G. Radiciotti, Teatro, musica e musicisti in Recanati, Recanati 1904, pp. 44, 54, 86 s., 107 s.; Id., Aggiunte e correzioni ai dizionari biografici dei musicisti, in La Critica musicale, V (1922), pp. 229-238; M. Pereira Peixoto de Almeida Carvalhais, Inês de Castro na opera e na choreographia italianas, Lisboa 1908, ap. 8, pp. 211-218; Rass. marchigiana per le arti e le bellezze naturali, IV (1925), 4, p. 136; A. De Angelis, Nella Roma papale il teatro Alibert oDelle Dame (1717-1863), Tivoli 1951, p. 238; M. Girardi - F. Rossi, Il teatro La Fenice, I, Cronologia deglispettacoli 1792-1936, Venezia 1989, p. 43; F. Gatti, Spettacoli musicali a Jesidal 1699 al 1792, Roma 1995, p. 60; R. Zapperi, Una vita in incognito. Goethe a Roma, Torino 2000, pp. 99-104; P. Ciarlantini, D. Caporalini, in Microcosmi leopardiani: biografie, cultura, società, I-II, a cura di A. Luzi, Fossombrone 2001, I, pp. 129-143, 289-294; A. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al1800, Indici, II, pp. 142 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 290, s.v. Caporalini D.; Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters, V, pp. 201-203.