SOLARI, Guiniforte
(Boniforte). – Nacque nel 1429, se si accetta l’età di 52 anni registrata alla sua morte (Calvi, 1865, p. 75; Caffi, 1878, p. 673), o alcuni anni prima, se si considerano le precoci attestazioni come testimone e procuratore in atti notarili (Charles Morscheck, comunicazione orale in Copes, 2007, p. 67 e nota 63). Figlio di Giovanni di Marco da Carona e di Caterina da Merate e fratello dello scultore Francesco.
Sposò Giovannina da Cesate (Caffi, 1878, p. 680), con la quale ebbe i figli Pietro Antonio, Girolamo, Francesco, Giovanni Stefano e Giovanni Battista (Biscaro, 1912, p. 69) e alcune figlie, tra le quali Maddalena, che sposò l’architetto e scultore Giovanni Antonio Amadeo (Caffi, 1878, pp. 673, 681; Morscheck - Sironi - Venturelli, 2000, p. 327).
Il 3 marzo 1445 risultava già procuratore del padre (Biscaro, 1912, p. 71, doc. XIII), e compariva poi nei registri di pagamento della certosa di Pavia nel biennio 1452-53, probabilmente come scultore: a queste date era già chiamato «magister» (Morscheck, 1986, pp. 95, 100 nota 10). Nel 1454 firmò un contratto per l’esecuzione del portale marmoreo della chiesa di S. Francesco a Piacenza, poi completato dal figlio Pietro Antonio (Fiori, 1966-1967, pp. 135-138; Zani, 2011, pp. 245-255 e nota 17).
Dal 22 marzo 1459 fu nominato definitivamente ingegnere nella Fabbrica del duomo di Milano al pari del padre, con il salario mensile di 12 fiorini e in sostituzione del defunto Franceschino da Canobbio, come era stato previsto dal consiglio già l’8 marzo (Annali..., II, 1877, p. 190).
Guiniforte mantenne la carica di ingegnere della Fabbrica fino alla morte, anni durante i quali il cantiere stava progredendo dal transetto alle navate. Il suo maggiore intervento nella cattedrale fu senza dubbio la prima edificazione del tiburio, secondo Marco Rossi già in fieri nel 1459, quando lo stesso Guiniforte sovrintese il 12 dicembre al pagamento dei maestri «Joni de Roncho et Jacobo Carino de Ornavassio» per la realizzazione della chiave di volta (p. 195; Rossi, 1981, pp. 17-23). Il dibattito sulle responsabilità di Guiniforte nel tiburio della cattedrale – sulla cui staticità si avanzarono presto forti dubbi, tanto da essere demolito in alcune parti (3 dicembre 1480; Archivio della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano, Ordinazioni Capitolari, III, c. 172r; Rossi, 1981, p. 23 e nota 61) – è ancora assai acceso nella storiografia: non è chiaro in particolare quanto dell’attuale tiburio si debba ricondurre a questa fase, dato che esso fu ricostruito pressoché nella sua interezza secondo il progetto di Giovanni Giacomo Dolcebuono e Giovanni Antonio Amadeo dopo il concorso internazionale del 1487-90 (Schofield, 1989). Nel febbraio del 1472 i deputati della Fabbrica decisero di destinare 200 fiorini per l’ornamento dell’altare di S. Giuseppe e affidarono i lavori a Guiniforte, che approntò due disegni e condusse i lavori fino al 1480 (Giani, 2015, pp. 10-15).
Dal 1460 Solari compariva come sindaco e procuratore della Scuola dei Ss. Quattro Coronati, il paratico che accolse per oltre tre secoli i lapicidi e gli scultori impegnati nella costruzione della cattedrale di Milano (Repishti, 2017), e tra il 1461 e il 1462 si occupò della demolizione dell’antica basilica di S. Tecla (Annali..., II, 1877, pp. 205-208; Grossi, 1997, pp. 110-115), della quale sopravvisse solo parte delle navate minori nord, parete di appoggio del Coperto dei Figini, edificato dallo stesso Guiniforte tra il 1467 e il 1480 (oggi non più esistente, Grossi, 1997, pp. 116-130). Dopo la demolizione della chiesa di S. Tecla, nel 1467 Solari sovrintese alla costruzione presso il camposanto della cattedrale milanese di una cappella recante la medesima titolazione, sita verso il consorzio delle Quattro Marie (Annali..., II, 1877, p. 259).
Nel 1462 fu nominato ingegnere della certosa di Pavia, altro incarico che detenne fino alla morte (Morscheck, 1978, p. 271, doc. 5): durante questa fase del cantiere furono voltate le sacrestie (1463) e i lavori proseguirono al coro, al transetto e alle navate, opere probabilmente gestite da lui piuttosto che dal padre Giovanni, documentato una sola volta alla certosa negli anni tra il 1462 e il 1470 (Morscheck, 1986, p. 98); inoltre, forse dal 1473 iniziò la costruzione del tiburio (Albertini Ottolenghi, 1968, p. 22). Tra il 1473 e il 1474 fu avviato anche il rivestimento scultoreo della facciata, secondo un primitivo progetto, modificato probabilmente dopo il 1491 e forse visibile nell’affresco con Gian Galeazzo Visconti che offre il modello della certosa alla Vergine col Bambino, nel catino absidale del transetto destro della chiesa, e alle spalle della Madonna col Bambino della National Gallery di Londra, entrambi dipinti da Ambrogio Bergognone (Morscheck, 1978, pp. 110 s.).
Nel 1463 si avviò a Milano il cantiere domenicano di S. Maria delle Grazie in porta Vercellina, la cui direzione è pressoché unanimemente assegnata a Guiniforte Solari già dal Settecento (Albuzzi, 1776, 2015, p. 64), pur in assenza di documenti (Bruschi, 1983, pp. 57 s.; Rossi, 1983; Patetta, 1987, pp. 163 s.; Rossi, 2016).
Il 22 novembre 1465, dopo la partenza di Antonio Averlino detto il Filarete, Solari fu chiamato a dirigere la fabbrica ducale dell’ospedale Maggiore di Milano, con un salario mensile di 3 fiorini (Malaguzzi Valeri, 1906, pp. 77 s.). Coadiuvato dal fratello Francesco, si occupò in particolare, tra il 1467 e il 1473, della costruzione del cortile allora detto ‘della servitù’, poi ‘dei bagni’, e del piano superiore del fronte principale sull’attuale via Festa del perdono; inoltre, entro la sua morte fu realizzato il perimetro dell’edificio verso S. Nazaro e si iniziò il fronte lungo il Naviglio (attuale via Francesco Sforza; numerosi dettagli in Franchini, 1995, p. 141).
Secondo un contratto del 5 dicembre 1467, stipulato come procuratore del padre Giovanni, Guiniforte ospitò nella casa in porta Orientale, parrocchia di S. Martino in Compedo, Dolcebuono, il quale avrebbe dovuto lavorare per l’impresa solariana («ad laborandum de marmore et de aliis exercitiis que ipsi pater et filii facient») per almeno due anni (Archivio di Stato di Milano, Notarile, Protaso Sansoni, 611; Biscaro, 1912, pp. 73 s., doc. XXXVI; Morscheck, 1993, p. 104). Solo il 31 luglio 1469 Guiniforte fu emancipato dal padre, che dettava testamento (Archivio di Stato di Milano, 612; Morscheck, 1986, p. 95 e nota 7).
È documentato un coinvolgimento di Solari nel cantiere del chiostro di S. Maria dei Servi a Milano, per il quale il 24 luglio 1471 ordinò trentaquattro colonne (Archivio di Stato di Milano, Notarile, Protaso Sansoni, 613; Biscaro, 1912, p. 74, doc. XLIII; Morscheck, 1986, p. 99 e nota 21).
Solari fu anche impegnato in una serie di lavori relativi alla gestione delle acque: nel 1472 fu coinvolto ad Alessandria nella progettazione e costruzione di un ponte sul fiume Tanaro, concluso entro il luglio del 1479 (Calvi, 1865, pp. 80 s.; Caffi, 1878, p. 678; Malaguzzi Valeri, 1906, p. 83).
Nel 1473 progettò un altare voluto dai duchi intorno a un’immagine mariana conservata nella chiesa di S. Celso a Milano (Albertario, 2003, p. 20), fornendo un disegno che, su suggerimento del frate Paolo da San Genesio, prevedeva la realizzazione di un tempietto su modelli fiorentini, come si ricava da una lettera di descrizione dell’opera inviata dall’agostiniano a Galeazzo Maria Sforza (23 marzo 1473; Gritti, 2014, pp. 145 s.).
Nel gennaio del 1474 fu richiesto a Guiniforte un parere sul consolidamento delle volte della sala Verde del castello di porta Giovia a Milano (Beltrami, 1894, 2002, pp. 324-329). Sempre in castello nel 1479 Bona di Savoia richiese a Guiniforte di reimpiegare nella solatura di una sala alcuni materiali marmorei già ordinati da Francesco Sforza per la corte dell’Arengo, ma mai posti in opera (Archivio di Stato di Milano, Autografi, 230, 9 ottobre 1479; Beltrami, 1894, 2002, pp. 397 s.).
Nonostante di Guiniforte si abbiano migliaia di attestazioni documentarie (in corso di studio da parte di Morscheck), non sempre è possibile chiarire il suo coinvolgimento nei tanti cantieri che gli sono attribuiti dalla storiografia, in particolare se si considerano da un lato le dinamiche collaborative dell’impresa familiare solariana, che prevedevano frequenti passaggi d’incarico tra i suoi membri, specialmente di padre in figlio, e dall’altro le lacune documentarie relative a molte fabbriche milanesi del XV secolo.
Molti dei cantieri religiosi cittadini che videro interventi edilizi tra gli anni Sessanta e Ottanta del Quattrocento presentano caratteri architettonici che hanno indotto la critica a formulare possibili interventi di Guiniforte, pur in assenza di documenti. A Solari è assegnata la paternità della chiesa di S. Pietro in Gessate (Caffi, 1878, p. 679; Malaguzzi Valeri, 1906, p. 87; Romanini, 1956, pp. 512 ss.; per una sintesi: Patetta, 1987, p. 151), a cui sono state accostate, solo per prossimità costruttiva e formale, anche S. Maria Incoronata, S. Maria della Pace, S. Maria del Carmine, S. Maria Bianca del Casoretto, S. Maria del Giardino, S. Maria della Rosa e S. Bernardino alle Monache (Patetta, 1987, pp. 51, 71, 89, 102, 108-110, 138, 175). Documentata è invece l’attività di Guiniforte nell’oratorio della Passione presso la basilica di S. Ambrogio a Milano, forse nel 1477 (Caffi, 1878, p. 680; Patetta, 1987, p. 153).
Nello stesso anno Guiniforte fu a Chiavenna per stimare il palazzo di Antonio e Annibale Balbiano (18 settembre 1477; Archivio di Stato di Milano, Autografi, 86/39; Caffi, 1878, p. 677; Copes, 2007, pp. 250-265, doc. 8) e nel 1479 fu incaricato insieme a Maffeo da Como di arbitrare la divisione dei beni tra Gianludovico e Pallavicino Pallavicino, figli di Rolando il Magnifico, che si contendevano le proprietà di Busseto e Cortemaggiore lasciate indivise dal padre ai due fratelli (13 gennaio 1479: Archivio di Stato di Milano, Autografi, 85/1; 31 gennaio 1479: ibid., 86/39; Dodi, 1934, p. 66).
Intanto erano richieste le sue capacità di ingegnere civile e militare: nel 1477 fu a Pizzighettone insieme al maestro Aguzio da Cremona per lavori alle mura e poco dopo i due furono chiamati a Lodi per occuparsi della sistemazione degli argini del fiume Adda (10 settembre 1477: Archivio di Stato di Milano, Autografi, 86/39; Malaguzzi Valeri, 1906, p. 85). Il 25 giugno 1479 Guiniforte valutò insieme ad Antonio da Brivio e a Giovanni di Pietro Solari la navigabilità di un tratto del Naviglio di Abbiategrasso nel periodo di siccità (Caffi, 1878, p. 678), e del 5 febbraio 1480 è una missiva ducale riguardante la sistemazione della porta ‘da Marengo’ e della torre limitrofa nella cittadella di Alessandria (Archivio di Stato di Milano, Autografi, 86/39; Malaguzzi Valeri, 1906, pp. 90 s.).
Guiniforte morì «ex pleuresi» a Milano il 7 gennaio 1481 (Caffi, 1878, pp. 673, 680; Motta, 1891, p. 262).
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