Guinea
Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, in ambito cinematografico la G. condivise con altre nazioni africane una fase pionieristica che successivamente ha stentato a consolidarsi. Inserita tra i possedimenti coloniali dell'Africa occidentale francese, nel referendum del 1958 indetto da Ch. de Gaulle fu infatti l'unico Paese a votare per l'indipendenza immediata, invece di aderire alla Comunità franco-africana. Questa scelta comportò per alcuni decenni l'isolamento sul piano economico e dei rapporti internazionali, mentre la vita politica interna fu monopolizzata dal regime di Sékou Touré. Tra i primi registi del cinema nero africano si collocano Mamadou Touré e Alpha Adama, che girarono in Francia rispettivamente Mouramani (1953) e L'imprévu (1963). Poco più tardi esordirono Sekou Amadou Camara (Les ballets guinéens à Paris, 1964), Costa Diagne (Le feu vert, L'étau, Une femme, tutti del 1965, i primi due realizzati a Mosca, dove il regista studiava), Barry Sekoumar (L'assainissement, 1965; Mory le crabe, 1966) e Mohamed Lamine Akin (Le sergent Bakary Woolen, 1966). Ma questa cinematografia non ha saputo garantire una continuità di sviluppo e negli anni successivi è emersa soltanto un'opera di grande impatto, Naïtou (1982), un film-balletto interpretato dalla Compagnia di ballo della G., che fa rivivere la leggenda di un'orfanella; lo ha diretto Kemoko Moussa Diakité, unendo esperienza documentaria e spettacolarità popolare.
In seguito al processo di democratizzazione avviato nel 1989 (dopo la morte di S. Touré nel 1984 e vari colpi di Stato militari), negli anni Novanta sono emerse alcune importanti novità. Si sono affermati David Achkar, Gahité Fofana, Dansogho Mohamed Camara, Cheick Doukouré. Nel mediometraggio Allah tantou (1991, In grazia di Dio) D. Achkar si è rivolto alla storia nazionale, dominata dal regime di Touré, attraverso la rievocazione della figura del padre, un diplomatico che venne imprigionato dal dittatore. Anche G. Fofana è partito da frammenti di memoria familiare realizzando con il documentario Tanun (1994, Nonno) un commovente ritratto fuori dalle convenzioni; ugualmente intenso è stato poi il breve Témèdy (1996), storia di una ragazza malata di AIDS. Il regista ha poi esordito nel lungometraggio con Immatriculation temporaire (2001), ritorno a casa di un giovane alla ricerca delle proprie radici. Dalla G. è inoltre arrivato il primo film sul tema dell'omosessualità girato nell'Africa nera: Dakan (1997) di D.M. Camara. Di tutt'altro genere è invece Le ballon d'or (1992) di Ch. Doukouré, commedia sociale sul sogno di molti ragazzi di diventare calciatori famosi.
Guinée, in L'association des trois mondes, Dictionnaire du cinéma africain, 1° vol., Paris 1991, ad vocem; G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 126-28.