GUINEA PORTOGHESE (XVIII, p. 264)
PORTOGHESE La Guinea Portoghese con le prospicienti isole Bissagos (36.125 km2 con 510.777 ab. nel 1950) costituisce oggi (v. oltre) una provincia d'oltremare del Portogallo; comprende 8 circoscrizioni oltre alle tre città di Bafata, Bolama e Bissau (6.000 ab.), la capitale, amministrativamente indipendenti, poiché formano i cosiddetti Concelhos. L'economia si basa quasi esclusivamente sull'agricoltura; innanzi tutto sulla coltivazione del riso, alimento base della popolazione indigena e in piccola parte esportato. Ad integrare l'alimentazione locale concorrono il mais, la manioca, le noci di cola, lo zucchero di canna e la palma da olio, mentre la produzione delle arachidi viene quasi del tutto esportata (300.000 q annui) verso il Portogallo. Altro prodotto largamente esportato è quello delle noci di cocco. Circa un terzo del territorio è coperto da foreste; una delle poche attività industriali del paese è quella delle segherie, con esportazione di tronchi e segato.
Storia. - L'avvento del regime di Salazar in Portogallo, nel 1926, sviluppò al massimo il programma, già avviato in precedenza, di assoluta integrazione della Guinea con la metropoli. Le più importanti leggi emanate al riguardo furono l'Atto coloniale del 1930, la Carta organica dell'Impero e l'Atto sulla riforma amministrativa d'oltremare del 1933. Nel 1935 la Guinea venne dichiarata parte del territorio portoghese. Nel 1942, al posto della vecchia capitale Bolama, venne proclamata capitale Bissau. Nel giugno 1951 il territorio cambiò la sua denominazione di colonia in "provincia d'oltremare", il che significò praticamente un'amministrazione più centralizzata e la trasformazione del parlamento locale in Consiglio consultivo di governo e l'invio di un proprio deputato all'Assemblea nazionale di Lisbona. In tale occasione agli indigeni venne concesso lo status di cittadini portoghesi con piena parità di diritti, in gran parte annullato però dalla netta linea di demarcazione, stabilita dalla legge, tra coloro ("civilizzati") che godevano dei pieni diritti di cittadinanza - che implicava per i negri o i meticci l'adozione di forme di vita europee, la capacità di parlare e scrivere correttamente il portoghese, il possesso di una professione o commercio o proprietà e l'adempimento degli obblighi militari - e la popolazione che non godeva degli stessi diritti e che era l'enorme maggioranza. La pienezza dei diritti fu data, con tale criterio, a sole 8320 persone, di cui appena 1478 erano negri. I "non civilizzati" erano sottoposti alle autorità indigene, controllate da funzionarî amministrativi portoghesi.
Bibl.: A. Teixeira da Mota, Guiné Portuguesa, 2 voll., Lisbona 1954; B. Davidson, La réveil de l'Afrique, Parigi 1957; R. J. Harrison Church, West Africa, Londra 1957.