BONARELLI, Guidubaldo
Nacque in Urbino nel 1563 dal conte Pietro Bonarelli anconitano, gentiluomo del duca Guidobaldo II della Rovere. Il padre, caduto in disgrazia del nuovo principe Francesco Maria II, dovette fuggire con la famiglia dal ducato. Il giovane Guidubaldo fu però educato con molta cura e mandato in Francia a studiare teologia nel collegio di Pont-à-Mousson, e filosofia alla Sorbona. Tornato in Italia, stette cinque anni presso il cardinale Federigo Borromeo, ma non volle seguire la carriera ecclesiastica, come avrebbe desiderato il padre, e preferì l'ufficio di maestro di camera presso il duca di Ferrara, che, apprezzando in lui il vivido intelletto e la finezza del tratto, non tardò ad affidargli missioni delicate. Seguendo le vicende degli Estensi, passò poi a Modena ai servigi del duca Cesare e del cardinale Alessandro, il quale lo avrebbe voluto suo primo maggiordomo a Roma. E il B., benché malato, accettava l'invito; ma, postosi in viaggio, fu sorpreso dalla morte in Fano, l'8 gennaio 1608. La fine immatura tolse al B. di lasciare frutti copiosi del suo ingegno; ma basta alla sua fama la Filli di Sciro, commedia pastorale, che egli donò all'Accademia degl'Intrepidi di Ferrara, dove venne pubblicata nel 1607. È giudicata, non a torto, ciò che di meglio il già stanco genere pastorale produsse nel sec. XVII; ma certo a torto venne posta accanto al Pastor Fido e all'Aminta. In realtà non le mancano né eleganza e musicalità di versi, né sapienza di costruzione scenica; ma il caso psicologico, da cui vorrebbe derivare la sua originalità, è inaccettabile: Celia, una ninfa di Sciro, rapita da un centauro, è salvata da due giovani, e s'innamora di entrambi ad un tempo. Già i contemporanei sentirono l'ardimento e l'inverosimiglianza di siffatta invenzione, onde il B. medesimo dettò, per giustificarla, pagine di prosa ricca di molti secentismi e di non poche sottigliezze. Tutto ciò non impedì che la fortuna della Filli fosse grandissima in Italia e fuori d'Italia, come dimostrano le molte traduzioni e le non rare imitazioni.
Bibl.: Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, II, iii, p. 1549; G. Campori, Commentario della vita e delle opere di G. Bonarelli, Modena 1875; G. Malagoli, Studi, amori e lettere inedite di G. B., in Giorn. Storico della Lett. Ital., XVII (1891), pp. 177-211.