GUIDO
Non conosciamo il luogo né la data della sua nascita. È attestato per la prima volta come vescovo di Assisi il 31 ag. 1197, quando presenziò alla consacrazione della chiesa del monastero di S. Croce di Fonte Avellana con altri prelati. Intrattenne rapporti intensi con Innocenzo III, che il 26 maggio 1198 gli indirizzò un privilegio di conferma dei beni e delle prerogative dell'episcopato assisiate.
Il pontefice si affidò ripetutamente alla sua esperienza e alle sue competenze canonistiche per dirimere vertenze. Il 31 maggio 1199 dal Laterano lo incaricò di giudicare la lite sorta fra Rainerio, abate del monastero di S. Pietro di Gubbio, e Marco, vescovo della stessa città, il quale non riconosceva l'esenzione del cenobio. G. esaminò i privilegi esibiti dalle parti e si pronunciò a favore di Rainerio. Insieme con l'abate di S. Pietro di Perugia nel 1199 fu incaricato delle indagini sul conto dell'arcipresbitero perugino Giovanni, accusato di simonia dal canonico Ermanno. Nello stesso anno dovette fronteggiare un gruppo di chierici e laici che, pur senza presentare nessun documento a proprio favore, dichiaravano di essere stati assolti dalla scomunica. G., lamentandosi del discredito che quei fedeli gettavano sull'autorità ecclesiastica, chiese il parere di Innocenzo III, il quale lo esortò a non considerare valide le argomentazioni degli scomunicati a meno che essi non esibissero la documentazione pontificia necessaria per l'assoluzione.
Nel 1208, sempre su mandato papale, intervenne con i vescovi di Perugia e Foligno in una vertenza tra l'abbazia di Sassovivo e la sua dipendenza di S. Apollinare sul Sambro (in diocesi di Assisi), i cui monaci reclamavano l'autonomia dal cenobio folignate. Mentre si recava al monastero di S. Apollinare per eseguire il compito di cui era stato investito, fu assalito dalle masnade di Enrico di Crescicompagna e di un altro signore locale, che sostenevano i diritti del priore del Sambro contro Sassovivo.
Proprio dalla lettera del 14 sett. 1212 con cui Innocenzo III chiedeva al successore di G., Guido (II), di condannare l'aggressione perpetrata da Enrico di Crescicompagna, si ricava la data della fine dell'episcopato e verosimilmente della morte di G., che è compresa tra l'11 ott. 1208 (ultima attestazione documentaria) e appunto il 14 sett. 1212.
Tale revisione della cronotassi tradizionalmente accettata, che situava nel 1204 l'inizio dell'episcopato di Guido (II), dimostra che G. fu coinvolto nelle prime vicende dell'esperienza religiosa di Francesco d'Assisi.
L'unico episodio della vita di Francesco che certamente rientra nel periodo del pontificato di G. è la rinuncia ai beni paterni. Nel gennaio o febbraio 1206 Pietro di Bernardone condusse il figlio davanti al vescovo (l'unica autorità che Francesco riconosceva) per riavere le proprie sostanze. Rispecchia bene la preparazione canonistica di G. il consiglio che egli diede a Francesco di rinunciare ai beni paterni per non destinare a finalità religiose il denaro che il padre, mercante, aveva guadagnato illecitamente. Quando Francesco si spogliò davanti a tutti in segno di rinuncia all'eredità, G. lo abbracciò e lo rivestì del suo pallio. Dopo quell'episodio, di contro alla generale ostilità dell'ambiente cittadino verso Francesco, gli accordò favore e protezione, incontrandosi spesso con lui e consigliandolo. Le fonti agiografiche, tutte concordi nel definire G. come uomo pio e saggio, sembrano suggerire che egli maturò una sempre più profonda percezione della novità spirituale dell'esperienza di Francesco. Questi, dal canto suo, rivelava che proprio il rapporto privilegiato instaurato con G. gli instillò il rispetto per l'autorità ecclesiastica.
Quando Francesco nella primavera del 1209 o 1210 decise di presentarsi davanti a Innocenzo III per sottoporgli la sua nuova forma di vita, G. si trovava a Roma e gli offrì il suo aiuto per entrare in Curia, ove godeva di notevoli appoggi, procurandogli la mediazione del cardinale Giovanni di S. Paolo, che introdusse i penitenti assisani al cospetto del pontefice.
La presenza di G. a Roma non era casuale. Forse egli non condivideva il progetto francescano di emanciparsi dall'autorità del vescovo, a cui era sottoposto in quanto penitente. Non si può escludere che G. volesse sorvegliare il comportamento di Francesco, in quanto un eventuale pronunciamento negativo della Sede apostolica sulle sue intenzioni non avrebbe certo giovato alla fama del vescovo, custode dell'ortodossia nella diocesi.
Anche l'uscita dal secolo di Chiara d'Assisi avvenne sotto la protezione del vescovo di Assisi, ma la datazione dubbia dell'avvenimento (28 marzo 1211 - 18 marzo 1212) non consente di stabilire se il prelato in questione fosse G. oppure già Guido (II). L'episodio del rifiuto opposto dal vescovo di Assisi a Francesco che chiedeva una chiesa da destinare alle sue attività (anch'esso da collocarsi nel 1212) pare invece più consono all'indole di Guido (II) che a quella di Guido.
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