GUIDO
Duca di Spoleto e marchese di Camerino, figlio del duca Lamberto figlio di Guido (I), nacque intorno alla metà del sec. IX. Succeduto al padre verso l'880 alla guida del Ducato di Spoleto, ne portò avanti l'ambiziosa linea di condotta, intesa a coinvolgere quanto più possibile Spoleto nelle vicende romane e a tentare l'espansione verso il Meridione d'Italia. Giovanni VIII, probabilmente subito dopo la successione di G. al Ducato (la lettera in cui ricorda il fatto risale al 18 luglio 880), richiese un incontro in una curtis pontificia, ma il duca non si volle presentare. Poco tempo dopo, in settembre, il papa ricordava a Carlo III il Grosso alcune invasioni del territorio pontificio perpetrate da Guido. Non sembra, peraltro, che questi avesse mosso una tenace resistenza alla discesa in Italia di Carlo III, giunto a Roma per ricevere la corona imperiale il 12 febbr. 881. L'11 novembre di quell'anno il papa scriveva ancora a Carlo, chiedendogli che ordinasse a G., soprannominato "Rabbia", detto invasore e rapace, di uscire dai confini romani. Nello stesso periodo, secondo una storiografia erudita non sufficientemente suffragata dalle fonti, egli avrebbe fatto mozzare le mani a ottantatré nobili romani da lui catturati. Al principio dell'anno successivo G. trovò un accordo con l'imperatore e con il pontefice, incontrandosi con entrambi a Ravenna in febbraio, nella Dieta convocata da Carlo. In quell'occasione G. giurò, insieme con suo zio Guido (II), allora conte di Camerino, di restituire al papa tutti i territori del Patrimonio di S. Pietro di cui si era impadronito. Ma il mese successivo Giovanni VIII si lamentava con l'imperatore di non avere ancora ricevuto nulla di quanto era stato promesso da entrambi.
G. morì dopo pochi anni di governo, tra la fine dell'882 e l'inizio dell'883. Lasciò due figli in minore età, Guido (IV), che gli succedette dopo alcuni anni alla testa del Ducato di Spoleto, e Itta, che andò sposa al principe Guaimario di Salerno.
La sua figura, a causa dell'omonimia e della perfetta corrispondenza di date, fu spesso confusa con quella del suo ben più noto zio, Guido (II): per la cronotassi vedi p. 355 di questo volume. Anche la lettera in cui egli compare con l'appellativo "Guido Rabbia" potrebbe in realtà riferirsi (ma l'ipotesi appare meno sostenibile) a quest'ultimo.
Fonti e Bibl.: Registrum Iohannis VIII papae, a cura di E. Caspar, in Mon. Germ. Hist., Epistolae, VII, 1, Berolini 1912, pp. 226 n. 257, 254 n. 290, 263 n. 304; Ph. Jaffé, RegestapontificumRomanorum, a cura di S. Löwenfeld et al., I, Lipsiae 1885, pp. 415 n. 3321, 416 n. 3324, 419 n. 3355; Monumenta onomastica Romana Medii Aevi, a cura di G. Savio, II, Roma 1999, pp. 851-853; H. Müller, Topographische und genealogische Untersuchungen zur Geschichte des Herzogtums Spoleto und der Sabina von 800 bis 1000, Greisonwald 1930, ad ind.; G. Gasparrini Leporace, Cronologia dei duchi di Spoleto (569-1230), in Boll. della R. Deputazione di storia patria per l'Umbria, XXXV (1938), p. 26; G. Arnaldi, Papa Formoso e gli imperatori della casa di Spoleto, in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Napoli, IV (1951), p. 95; B. Ruggiero, Il Ducato di Spoleto e i tentativi di penetrazione dei Franchi nell'Italia meridionale, in Arch. stor. per le provincie napoletane, LXXXIV-LXXXV (1966-67), pp. 112 s.; E. Hlawitschka, Die Widonen im Dukat von Spoleto, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXIII (1983), pp. 76-83; Lexikon des Mittelalters, IX, coll. 69, 72-74.