Vacchetta, Guido
Medico ravennate; morto prima del giugno 1328 (come si può quasi sicuramente dedurre da documenti resi noti da C. Ricci, L'ultimo rifugio di D.A., nuova ediz., Ravenna 1965, 228 e 531), deve un certo nuovo interesse alla rinnovata attenzione verso la figura di Giovanni del Virgilio. Amico probabilmente del notaio Piero Giardini, " uno de' più intimi amici e servidori che Dante avesse in Ravenna " (Boccaccio Esposizioni, ediz. a c. di G. Padoan, Milano 1965, 20), ebbe anche una corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio, non sappiamo se anteriore o posteriore a quella tra questo e Dante.
I testi sono conservati anch'essi nel codice Laurenziano Plut. 29 8, di mano del Boccaccio, e furono pubblicati dapprima dal Macrì-Leone (La bucolica latina nella letteratura italiana del secolo XIV, I, Torino 1889, 67-71). Edizione critica e apparato ne ha dato in seguito il Campana. Si tratta di 4 distici (cui Giovanni risponde con 5 distici), in cui, come suppongono il Carrara e ora il Campana, l'augurio espresso di un nuovo incontro con l'amico può essere collegato a trattative riguardanti un incarico d'insegnamento pubblico del Del Virgilio in Ravenna.
Il V. emerge dal lungo oblio come una figura, minore certamente, d'intellettuale orientato in senso " preumanistico " e contemporaneamente - ed è la connotazione più suggestiva - legato alla cerchia di " artisti " (notai e medici) gravitante a Ravenna intorno all'Alighieri (Campana).
Bibl. - E. Carrara, Il " Diaffonus " di G. del Virgilio, in " Atti e Mem. Deputazione St. Patria Province Romagna " s. 4, XV (1925) 2, 6; V. Zabughin, Vergilio nel Rinascimento italiano, I, Bologna 1921, 19; E. Bolisani, Su alcuni versi di G. del Virgilio, in " Atti Ist. Veneto " CXX (1962) 81-92; P. O. Kristeller, Un'" ars dictaminis " di G. del Virgilio, in " Italia Medioevale e Umanistica " IV (1961) 184; A. Campana, G. V. e G. del Virgilio (e D.), in " Rivista di Cultura Classica e Medioevale " VII (1965) 252-265.