PALMERUCCI, Guido
PALMERUCCI, Guido (Guiduccio di Palmerino, Guiduccio di Palmeruccio).– Figlio del pittore Palmerino di Guido nacque con tutta probabilità a Gubbio nel quartiere di San Giuliano luogo di residenza del padre (Mazzatinti, 1886, p. 8) intorno all’ultimo decennio del XIII secolo.
Secondo una notizia ricordata da Giovanni Battista Cavalcaselle (in Crowe - Cavalcaselle, 1908, p. 168) Guido sarebbe stato presente in un elenco di fuoriusciti ghibellini nel 1315. In una data incerta ma precedente al 1337 avrebbe dipinto anche in S. Maria dei Laici (Gnoli, 1923, p.175). Il nome dell’artista in relazione alla sua professione compare per la prima volta in un documento del 31 gennaio 1342 che ne ricorda il bando dalla città ricevuto al tempo di una delle podesterie di Pannocchia da Volterra, probabilmente la seconda del 1336, assieme al pagamento di una multa di trecento lire, causato dalle gravi ferite da lui inferte a «Butius Ceccholi» (Mazzatinti, 1886, p. 5). Con ventidue voti favorevoli e quattro contrari se ne autorizzava il rientro a Gubbio dietro versamento di dieci fiorini d’oro e a patto che l’offeso o i suoi parenti gli concedessero il perdono. Si richiedeva in quest’occasione anche la sua opera di pittore da esercitare nel palazzo del Popolo o altrove (Gualandi, 1843; Mazzatinti, 1886, pp. 5 s.). Il 13 febbraio dello stesso 1342 Guido davanti al gonfaloniere e ai consoli s’impegnava a rispettare le condizioni richieste per rientrare in città dichiarandosi pronto a eseguire le pitture nel palazzo dei Consoli e del Gonfaloniere o altrove tutte a sue spese, portando come suo fideiussore Meglioruccio Pascucci del quartiere di San Pietro, lo stesso di residenza del pittore (Mazzantinti, 1886, p. 6). Una più precisa definizione dei lavori da condurre a termine si ebbe il 28 febbraio successivo, quando il pittore davanti agli otto consoli si dichiarava pronto a portare a compimento un’Annunciazione già disegnata nella sala Superiore del palazzo dei Consoli con colori, ornamenti e iscrizioni adatte alla decorazione di tutta la parete situata davanti alle scale che conducevano alla porta della camera «balistarum» del Comune. S’impegnava anche a dipingere, entro il mese di maggio, nell’armario della camera del Comune l’«hosciolo» di una «cassula», con le armi e le insegne del podestà, del capitano e degli altri officiali cui appartenevano gli atti contenuti all’interno (Mazzatinti, 1886, p. 8; Menichetti, I, 1987, pp. 80 s.). Nel febbraio del 1349 «Guiduccio di maestro Palmeruccio di maestro Guido» (Mazzatinti, 1886, p. 8) si obbligava con Giovanni di Bino Gabrielli a rilevare indenneAndrea di Pietro di Benvenuto da un impegno contratto da quest’ultimo con Andreuccio di Rustichello (ibid.).
L’ultimo documento fin qui noto relativo a Guido Palmerucci risale al 20 agosto del 1352 (Mazzatinti, 1902; Sannipoli, 1982; Menichetti, II, 1987, p. 169). In questa occasione il pittore rivestì un ruolo politico di primo piano come rappresentante di Giovanni di Cantuccio Gabrielli (signore di Gubbio dal 1350 al 1354) quando, nella cappella del palazzo del Podestà di Perugia, fu stipulato un patto di cessazione delle ostilità tra le due città e si stabilì che «Guiduccio de Palmerino d’Ugubbio» dovesse dichiarare i nomi dei confinati della sua città (Menichetti, I, 1987, pp. 90 s.).
Ignoto sono il luogo (probabilmente Gubbio) e la data di morte del pittore.
Le rare ma colorite notizie biografiche riguardanti Guido Palmerucci sembrano mettere in evidenza una personalità di spicco nel panorama politico eugubino; in più per essere ‘figlio d’arte’ gli si attribuivano con facilità indubbie capacità professionali come bene testimonia anche la prestigiosa commissione ricevuta per gli affreschi all’interno della sala Superiore del palazzo dei Consoli. Fin dai tempi di Sebastiano Ranghiasci, la critica ha dunque tentato di ricostruire su basi puramente ipotetiche il catalogo del pittore. Perduta l’Annunciazione citata dai documenti, già Cavalcaselle (in Crowe - Cavalcaselle, 1908, p. 167) gli attribuiva la Madonna con quattro santi e donatore nella cappella del palazzo dei Consoli (in loco), e vari altri dipinti. In seguito il corpus di opere legate al nome di Guido Palmerucci si andò ampliando considerevolmente mostrandone soprattutto gli stretti rapporti con la pittura senese e in particolare con Pietro Lorenzetti. A costui fu addirittura attribuita un’opera chiave per la ricostruzione del presunto catalogo di Guido come il polittico con la Madonna col Bambino tra i ss. Giacomo e Mariano, Ubaldo e Giovanni Battista della Pinacoteca comunale di Gubbio (Gnoli, 1910). Già Frederick Mason Perkins (1907, p. 92) invitava a una riflessione sul gruppo di opere palmerucciane che mostravano comunque esiti qualitativi assai diversi e che coprivano tutta la produzione pittorica eugubina di circa quaranta anni. Neri Lusanna (1977) ipotizzando l’identità tra il Palmerino di Guido, padre di Guiduccio, e il Palmerino di Guido che compare in un celebre documento del 1309 (Martinelli, 1973, p.193) associato a Giotto per un debito contratto a Assisi, rivedeva tutto il catalogo palmerucciano proponendo nuove acquisizioni e mettendone in rilievo i vari e complessi riferimenti culturali, dagli evidenti influssi senesi ai contatti con la pittura riminese e marchigiana, fornendo così le basi per una più attenta lettura della pittura eugubina del Trecento. Durante il restauro della tavola con la Madonna col Bambino, già nella pieve di Agnano (Gubbio, Museo diocesano), una delle opere più importanti per la ricostruzione stilistica dell’artista, il rinvenimento della firma («Opus Melli de Eugubio») induceva a trasferire quasi per intero le opere raggruppate sotto il nome di Palmerucci a Mello da Gubbio (Santi, 1979; Garibaldi, 1981). A Mello, più recentemente, in seguito ai lavori condotti nella chiesa di S. Francesco a Cagli dopo il terremoto del 1997, è stato attribuito un importante ciclo di affreschi nella zona alta dell’abside con gli Apostoli in trono, angeli e profeti (Marchi, 2006). Fonti ottocentesche riportate da Cenci (1914, p. 66), ricordavano proprio in questa chiesa l’esistenza di una perduta iscrizione al di sotto di alcuni dipinti: «Guidus Palmerutii Agub…pinxit MCCC[XX]III». Lasciando da parte la data del tutto incerta, la notizia non trascurabile, potrebbe indicare la presenza dei due artisti eugubini all’interno di uno stesso cantiere, offrendo nuove vie di ricerca (Neri Lusanna, 2012, p. 163).
In mancanza di opere certe da attribuire a Guido Palmerucci, si è comunque insistito su questo nome guida utilizzando la formula di Pseudo Palmerucci (Todini, 1989; Santanicchia, 1998, p. 77) e indicando sotto questa denominazione un gruppo di opere riunite intorno al citato polittico della Pinacoteca comunale di Gubbio, tra cui una Madonna col Bambino ridotta in tondo, una Annunciazione, un S. Giovanni Battista e una Madonna col Bambino, affreschi staccati da S. Maria Nuova e ora nella Pinacoteca di Gubbio, un S. Romualdo, pannello di un polittico oggi al Metropolitan Museum of art di New York. Altri studiosi tendono a riconoscere Guido Palmerucci nella tarda attività del Maestro Espressionista di Santa Chiara (Lunghi, 1981 p. 63; Sgarbi, 1984) e, cautamente, anche nel Maestro di San Francesco al Prato (Santanicchia, 1998, p. 84, n. 31).
Fonti e Bibl.: S. Ranghiasci, Elenco de’ professori eugubini nelle arti del disegno, in G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori…,per opera del p.m. G. Della Valle, IV, Siena 1791, pp. 347-350; M. Gualandi, Memorie originali italiane risguardanti le belle arti, IV, Bologna 1843, pp. 31 s.; L. Bonfatti, in Giornale di erudizione artistica, II (1873), pp. 187-190; G. Mazzatinti, Documenti per la storia delle arti a Gubbio, in Archivio storico per le Marche e l’Umbria, III (1886), pp. 5-8; Id., Cronaca di ser Guerriero da Gubbio dall anno MCCCL all’anno MCCCCLXXII, a cura di G. Mazzatinti, Città di Castello 1902, pp. 11 s. n.1; F.M. Perkins, La pittura all’Esposizione d’arte antica di Perugia, in Rassegna d’arte, VII (1907), pp. 88-95, 113-120; J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A history of painting in Italy, III, London 1908, pp. 167-179; U. Gnoli, Un polittico di Pietro Lorenzetti scoperto a Gubbio, in Rassegna d’arte umbra I (1909-1910), pp. 22-25; P. Cenci, Le iscrizioni medioevali e della Rinascenza di Gubbio e del suo territorio, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, XX (1914), p. 66; R. van Marle, G. P. e la sua scuola a Gubbio, in Rassegna d’arte Umbra, III (1921), 1, pp. 7-13; F.M. Perkins, Un trittico di G. P. Una tavola di Giovanni di Francesco da Rimini, ibid., pp. 97 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell’Umbria, Spoleto 1923, pp. 175 s.; M. Salmi, Un polittico di G. P.,in Belvedere, 1923, vol. 4, pp. 38-42, 175; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, V, The Hague 1925, pp. 81-91; Id., Drei Madonnen des G. P., in Belvedere, 1927, vol. 11, pp. 140 s.; M. Salmi, Nuove opere di G. P., in La Diana, 1931, n. 4, pp. 267-269; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 413; C. Volpe, La pittura riminese delTrecento,Milano 1965, p. 60, n. 55; Paintings from the Samuel H. Kress Collection. 1966-1977, I, 1,XIII-XV century, a cura di F.R. Shapley, London 1966, pp. 55 s., fig.1332; V. Martinelli, Un documento per Giotto ad Assisi, in Storia dell’arte, XIX (1973), pp. 193-208; E. Neri Lusanna, Percorso di G. P.,in Paragone, XXVIII (1977), 325, pp. 10-39; F. Santi, Due restauri ed un ignoto maestro del Trecento: Mello da Gubbio, in Bollettino d’arte, s. 6, LXIV (1979), pp. 63-68; V. Garibaldi, in Arte sacra in Umbria: mostra di dipinti restaurati 1976-1981 (catal.), a cura di M.G. Bernardini, Perugia 1981, pp. 44-49; E. Lunghi, Affreschi del ‘Maestro della Santa Chiara’ (e la primitiva decorazione del duomo di Giovanni da Gubbio) in Paragone, XXXII (1981), 381, pp. 59-66; G. Manuali, Aspetti della pittura eugubina del Trecento: sulle tracce di Palmerino di Guido e di Angelo di Pietro, in Esercizi, V (1982), pp. 5-19; E. Sannipoli, Palmerino di Guido, in L’Eugubino, XXXII (1982), 2, pp. nn.; V. Sgarbi, Fondazione Magnani-Rocca, capolavori della pittura antica (catal., Reggio Emilia),Milano1984, pp. 25-27; E. Neri Lusanna, Precisazioni e aggiunte alla pittura eugubina del Trecento, in Paragone, XXXVI (1985), 419-423, pp. 36-45; E. Lunghi, P. Guiduccio, in La Pittura in Italia. Il Trecento, II, Milano 1986, p. 647; P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, I, Città di Castello 1987, pp. 73, 80-81, 90-91, II, 1987, pp. 168 s.; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, p. 253; E.S. Skaug, Punch marks from Giotto to fra Angelico, I, Oslo 1994, pp. 233 s.; M. Santanicchia, Pittura eugubina e “dintorni”: rapporti artistici fra Umbria e Marche nel Trecento, in Il Maestro di Campodonico: rapporti artistici fra Umbria e Marche nel Trecento, a cura di F. Marcelli, Fabriano 1998, pp. 70-86; A. Marchi, Il ciclo francescano di Mello da Gubbio a Cagli, in Atti e studi dell’Accademia Raffaello (Urbino), n.s., 2006, n. 2, pp. 87-100; Nancy. Musée des beaux-arts: peintures italiennes et espagnoles, XIVe-XIXe siècle, a cura di C. Gelly, Roche-la-Molière 2006, pp. 128 s.; E. Neri Lusanna, Per la formazione del Museo di Gubbio, tra mito dei primitivi e fortuna delle arti applicate: I. La pittura delle origini; attorno a Guiduccio P.,in Il Museo di Gubbio, memoria e identità civica 1909-2009. Atti del Convegno di studio, Gubbio… 2009, a cura di P. Castelli - S. Geruzzi, Pisa 2012, pp. 153-167.