Guidi, Guido IV il Vecchio (Guido Guerra)
, A lui D. non accenna mai direttamente nelle sue opere, tranne forse per larvata allusione quando Cacciaguida dice che dai Ravignani discese il conte Guido (Pd XVI 98), indubbiamente con riferimento al conte Guido Guerra VI che era disceso dal matrimonio di Guido il Vecchio con Gualdrada Ravignani. Questo Guido è indicato da G. Villani (V 37) come capostipite di tutti i G. che vissero dalla fine del sec. XII in poi: " onde poi tutti i conti Guidi sono discesi ", e con giudizio conclusivo " fu valente uomo ", stabilendo così il mito dei G., nella quale stirpe i Fiorentini del tempo di D. videro tutto ciò che più poteva brillare in fatto di grandigia, di potenza, di ricchezza, di cavalleria. Mito che, a parer nostro, anche D. ebbe presente, perché sia quel Guido che è da identificarsi con Guido Guerra VI, sia quello ricordato nel componimento della tenzone con Forese (Rime LXXIII 14) stanno più a rappresentare la casata nel suo insieme, che un singolo personaggio.
Guido il Vecchio era nato dal conte Guido, detto Bevisangue per la sua ferocia, ed è noto presso gli storici e i genealogisti come Guido Guerra IV. Rimasto orfano di padre in età molto giovanile sotto la tutela della zia Sofia, badessa nel monastero di Pratovecchio, entrò nella vita delle armi, nelle quali poi trascorse tutta la sua esistenza, nell'assedio di Milano del 1158. Dopo aver combattuto, alleato con Pisa e Siena, contro Firenze e Lucca fino alla pace del 1159, pensò alla fortificazione dei propri feudi in Mugello, dove i Fiorentini gli avevano distrutto il castello di Montedicroce; nel 1160 fu al parlamento di S. Ginesio presso S. Miniato, tenuto da Guelfo di Baviera, marchese di Toscana. Nel 1162 fu di nuovo in campo sotto Milano e assisté allo scempio della città fatto dal Barbarossa. Lo stesso imperatore gli rilasciò nel 1164 un ampio diploma, e nel suo castello di Modigliana, nel 1166, nacque un figlio dell'imperatore. Cominciò di poi la lunga e infruttuosa guerra per assoggettare Faenza. Nel 1172 assisté alla dieta convocata in Siena dall'arcivescovo Cristiano di Magonza. Per tutto il resto della sua vita, egli stette sotto le armi, sempre ligio al Barbarossa e ai suoi successori, combattendo là dov'erano i suoi feudi più importanti e ricchi, cioè in Romagna e Mugello, difendendoli dalle mire di Firenze che fieramente glieli insidiava, sempre con in mente la glorificazione dell'Impero e della Parte ghibellina, in certo modo prefigurando il suo nipote Guido novello e Farinata degli Uberti. Morì nel 1213.
Importante la sua politica matrimoniale. In prime nozze sposò Agnese, figlia di Guglielmo il Vecchio, marchese di Monferrato, la quale morì senza dargli discendenza; prese quindi in moglie Gualdrada, unica figlia di Bellincione di Uberto dei Ravignani, potente fiorentino, molto ricco d'immobili in città, che passarono per eredità ai conti Guidi. Gualdrada rinsanguò abbondantemente la discendenza diretta della stirpe, che altrimenti si sarebbe estinta: dette infatti al conte Guido cinque figli maschi e due femmine, Imilia che sposò Pietro di Pietro dei duchi Traversari di Ravenna, e Gualdrada che andò in moglie ad Alberto di Alberto dei conti Alberti di Mangona. Dei cinque maschi, Ruggero morì il 5 settembre 1225 a Monreale, in Sicilia, mentre si trovava alla corte di Federico II, e nel suo testamento avvantaggiò i fratelli Guido e Tegrimo rispetto ai fratelli Aghinolfo e Marcovaldo, donde litigi e lotte tra di loro. I quattro discendenti di Guido il Vecchio furono capostipiti dei vari rami della famiglia.
Bibl. - L. Passerini, tavola III delle 20 dedicate ai conti G., in P. Litta, Famiglie celebri d'Italia, XXV, Milano 1866-1867.