Polenta, Guido il Vecchio (Senex o Minor) da
Nacque da Lamberto - la madre non è stata identificata - probabilmente nel terzo o nel quarto decennio del Duecento.
Nulla ci è dato sapere dei suoi anni giovanili, ma è presumibile che sin da allora contribuisse in misura decisiva, assieme al padre, ad accrescere, sia in pace sia in guerra, la potenza del suo casato, inserendolo stabilmente nell'ambiente ravennate. Guido dovette ben presto distinguersi per la sua abilità politica, smorzando all'interno della famiglia le velleità di potere del cugino Guido Riccio (detto Maior), il suo più tenace rivale; piegando all'esterno gelosie e ostilità, mediante un'attiva politica matrimoniale indirizzata con successo soprattutto verso i Malatesti, i conti di Cunio e gli Estensi: essa consentì a una buona parte dei suoi numerosi figli (ne sono stati finora identificati sicuramente nove) di rafforzarsi sul piano patrimoniale e politico anche fuori del mondo ravennate.
Conducendo da posizioni guelfe la politica domestica, Guido seppe opportunamente inserirsi nel processo di recuperazione della Romagna, condotto nella seconda metà del Duecento dalla Santa Sede, mediante l'opera dei suoi legati; ne ricavò notevoli vantaggi, come del resto il contemporaneo Malatesta da Verucchio (il Mastin vecchio di If XXVII 46); non a caso questi due personaggi, che presentano forti analogie, si ritroveranno in seguito vicini in alcuni momenti decisivi della vita politica romagnola. Guido riuscì così a ottenere le più alte cariche pubbliche in alcune città della regione: infatti nel 1259 e nel 1264 fu podestà di Cesena, nel 1273 podestà di Forlì. Nel 1275, forse valendosi della funzione di " consul et rector " del comune di Ravenna, riuscì a impadronirsi della città con un colpo di mano, assecondato dai Malatesti, e a gettarvi così le prime basi della signoria polentana.
Risale presumibilmente a tale vicenda quel rassodarsi delle relazioni di amicizia fra Polentani e Malatesti che avrebbe condotto di lì a non molto all'unione infelice fra Francesca, figlia di Guido e Gianciotto di Malatesta il Vecchio da Verucchio; unione che ebbe il suo tragico epilogo nell'uccisione della donna e del cognato Paolo, rievocata, appunto, da D. in If V 82-142.
Dell'ulteriore ascesa dei Polentani a posizioni di prestigio anche fuori della Romagna sono testimonianza eloquente le podesterie e i capitanati del popolo loro conferiti e più volte confermati negli ultimi decenni del Duecento e nei primi anni del secolo seguente: com'è provato, limitatamente a Guido, dalle podesterie tenute a Imola nel 1285, a Ravenna dal 1285 al 1291 ininterrottamente (altro segno dell'accentuarsi del regime signorile in questa città!) e poi ancora nel 1293; inoltre, dal capitanato del popolo conseguito nel 1288 a Pistoia e, negli anni 1291 e 1294, a Forlì. Particolare importanza dovettero avere per Guido e la sua famiglia le podesterie di Firenze nel 1290 e di Cervia nel 1292: la prima perché veniva a confermare le ormai strette relazioni fra i da P. e la potente città del fiorino; la seconda perché veniva quasi a suggellare la signoria polentana sulla città del sale, perseguita tenacemente da Guido mediante la stretta collaborazione dei figli Bernardino e Lamberto, ripetutamente eletti e confermati alla podesteria di questa città a partire dal 1283, da quando, cioè, essa fu sottratta definitivamente alle forze ghibelline condotte da Guido da Montefeltro.
Dopo una lunga e intensa milizia politica, solo negli ultimi anni del Duecento Guido rinunciò alle principali cariche comunali a favore dei figli Lamberto a Ravenna e Bernardino a Cervia. Ma non per questo abbandonò la vita attiva, com'è dimostrato dalla sua costante presenza nei consigli dei sapienti del comune ravennate registrata fin quasi alla sua morte, avvenuta il 23 gennaio 1310.
La figura di Guido, anche se non è mai stata rievocata personalmente da D., resta pur sempre sullo sfondo della sua poesia e della sua vicenda biografica: essa è adombrata nella tragedia della figlia Francesca; e a essa principalmente si richiama il poeta là dove scolpisce in simboli araldici il momento forse più fortunato dei da P.: Ravenna sta come stata è molt'anni: / l'aguglia da Polenta la si cova / sì che Cervia ricuopre co' suoi vanni (If XXVII 41).
Nonostante fosse uomo di azione, senza manifesti interessi per la cultura e per l'arte, Guido fu ripetutamente confuso con il nipote Guido Novello (v.).
Bibl. - P. Cantinelli, Chronicon, a c. di F. Torraca, in Rer. Ital. Script.² XXVIII 2, Città di Castello 1902, XLII, 44, 61-63, 71-73, 75, 79; C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Ravenna 1965³, 5 ss.; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di D., Firenze 1964, 54 ss.; J. Larner, The Lords of Romagna, Londra 1965 (traduz. ital. Signorie di Romagna, Bologna 1972); A. Torre, I Polentani fino al tempo di D., Firenze 1966, 14 ss.