GUIDO Frater
Sconosciuti sono il luogo e le date di nascita e di morte di questo personaggio, attivo come "cantor", membro di un ordine religioso a Padova nella prima metà del secolo XIV.
Probabilmente fra il 1326 e il 1330 (cfr. Long) scrisse il trattato Ars musice mensurate, dedicato alla notazione mensurale, rimarchevole per completezza e sistematicità. Il trattato è composto con un'intenzione di carattere pratico, e cioè rendere disponibili gli elementi basilari della teoria musicale a quanti ne fossero del tutto privi. Manca dunque ogni riflessione di carattere speculativo, mentre risulta compiutamente riprodotta la teoria musicale che veniva insegnata in Italia durante i primi anni del secolo. Non è da escludere peraltro che il trattato costituisca proprio una sistemazione di resoconti delle lezioni tenute da Marchetto da Padova: il trattato di G. appare come una versione semplificata del Pomerium, opera analoga scritta dallo stesso Marchetto intorno al 1318.
Il concetto fondamentale della teoria del G. è quello di tempus, che viene identificato con la nota brevis, da cui poi sono derivate le note longe (per moltiplicazione della brevis), le semibreves (per divisione), i modi ritmici e tutto il sistema delle divisiones. Nel suo insieme la materia è divisa in sei capitoli, così ordinati: 1) de tempore perfecto secundumdivisionem duodenariam (suddivisione della brevis in 12 semibreves); 2) de figuris ligatis (le ligature); 3) de pausis, de pontello, de b. quadro; 4) de modi perfectis (cinque) et imperfectis (quattro); 5) de tempore perfecto sucundum divisionem nonariam (la divisione del tempus perfectum in 9 semibreves); 6) de tempore imperfecto.
Nell'Ars il lettore ritrova così i caratteri dei due sistemi di notazione musicale allora diffusi in Italia: accanto al sistema italiano, basato sulla divisione binaria della longa e della brevis, il sistema di origine francese, basato invece sulla divisione ternaria; tra l'altro l'interesse per la musica come per ogni altro aspetto della cultura francese era sempre stato assai vivo in Italia e il cantare a lafrancesca era allora molto in voga. Parimenti diffuse nella grafia musicale dell'Italia settentrionale agli inizi del Trecento sono alcune fra le particolari notazioni descritte nel trattato, come quella del puntello, della longa imperfecta, del semitonium enarmonicum e del semitonium cromaticum.
Per ciò che concerne più in particolare l'influenza francese, è stato notato come "la musica mensurata che si insegnava nell'ambiente italiano durante il primo Trecento" comprendesse "due componenti francesi cronologicamente successive, la cui posizione nell'ambito generale del sistema è assai diversamente caratterizzata. Gli elementi della teoria franconiana, da tempo familiari, appaiono ormai completamente assimilati e non potrebbero non essere considerati parte integrante del sistema, non più distinguibili dai dati propriamente italiani. Non altrettanto può dirsi per gli elementi di teoria post-franconiana che debbono ritenersi espressione di esperienze francesi contemporanee all'opera stessa di Guido e che non risultano integrati nel sistema, ma semplicemente posti accanto ai dati italiani conservando tutte le proprie caratteristiche" (Gallo, 1966, pp. 30-32).
Accanto al diverso criterio di divisione delle semibreves maiores già ricordato, si ritrovano conseguentemente nel trattato di G. anche gli altri elementi che aiutano a distinguere la teoria musicale di tradizione italiana da quella francese: se "per gli italiani la divisione del tempus avviene in tre gradi successivi: in terzi, in sesti, in dodicesimi", al contrario "per i francesi si hanno due sole divisioni consecutive: in terzi, in noni". In conseguenza di ciò "gli italiani dispongono di tre diversi tipi di semibreves: maiores, minores e minime" mentre i francesi di due: maiores e minime, "la semibrevis minor francese non corrispondendo ad un grado di divisione, ma essendo solo una semibrevis maior che perde un terzo del suo valore". Diverso è il rapporto tra le semibreves: infatti, mentre le tre semibreves italiane sono ordinate tra loro in una progressione geometrica, le semibreves francesi sono ordinate in termini di perfectio e imperfectio. Infine differiscono i principî dell'organizzazione ritmica: se gli italiani pongono "all'inizio della misura i valori minori, e i valori maggiori alla fine", al contrario i francesi preferiscono porre "imperfectiorem notam aparte finis et perfectiorem a parte principii" (ibid., pp. 34 s.).
Fonti e Bibl.: Guido Frater, Ars musice mensurate, in Mensurabilis musicae tractatuli, I, a cura di F.A. Gallo, Bologna 1966, pp. 17-39 (l'edizione si basa sull'unica fonte nota: Siviglia, Biblioteca capitular y Colombina, 5.2.25, cc. 1-5r); F.A. Gallo, La teoria della notazione in Italia dalla fine del XIII all'inizio del XV secolo, Bologna 1966, pp. 25-35; Id., Da uncodice italiano di mottetti del primo Trecento, in Quadrivium, IX (1968), pp. 27-30; Id., Marchetus in Padua und die "franco-venetische" Musik des frühen Trecento, in Archiv für Musikwissenschaft, XXXI (1974), pp. 49 s., 52 s.; M.P. Long, Musical tastes in fourteenth-century Italy: notational styles, scholarly traditions, and historical circumstances, diss., University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1984, pp. 213-218; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 522.